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27 April 2024
0 12 minuti 7 mesi

IL RITROVAMENTO DEL “PROMOTORE SV40” NEL VACCINO PFIZER E IL CASO MEDIATICO

Ad aprile 2023, il biologo Kevin McKernan – ex direttore della ricerca presso lo Human Genome Project del MIT che ora gestisce Medicinal Genomics, una società del Massachusetts che vende kit per test del DNA e altri materiali di laboratorio alle aziende produttrici di cannabis – pubblica uno studio in pre-print  (uno studio non ancora sottoposto a revisione paritaria) dal titolo “Sequencing of bivalent Moderna and Pfizer mRNA vaccines reveals nanogram to microgram quantities of expression vector dsDNA per dose”.

Gli autori affermavano di aver rilevato DNA nel vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19 e soprattutto una particolare sequenza genetica originata dal virus derivante dalle scimmie SV40.

La sequenza genetica è nota come “promotore”, che può aumentare l’espressione di un gene che si trova dopo il “promotore”.

Il National Human Genome Research Institute degli Stati Uniti spiega più chiaramente il ruolo dei promotori in questo articolo.

L’11 giugno 2023, The Epoch Times ha pubblicato un articolo dell’osteopata Joseph Mercola, salito alla ribalta delle cronache che titolava “DNA del virus della scimmia trovato nei vaccini COVID-19”.

L’articolo, citando lo studio di Kevin McKernan, affermava che il gruppo di scienziati aveva trovato “una massiccia contaminazione del DNA nei colpi di mRNA COVID-19, inclusi i promotori del virus delle scimmie 40 (SV40)”; che “SV40 è stato collegato al cancro negli esseri umani”; e che “Il ritrovamento del DNA significa che i colpi di mRNA COVID potrebbero avere la capacità di alterare il genoma umano”.

Lo stesso articolo è stato ripubblicato anche dal sito Discern Report. Secondo lo strumento di analisi dei social media CrowdTangle, entrambi gli articoli insieme hanno accumulato più di 10.000 interazioni sui social media fino ad oggi, generando ancor più confusione di quanto ce ne fosse.

MCKERNAN RESPINGE LE STRUMENTALIZZAZIONI

Il 23 giugno, Kevin McKernan ha respinto le affermazioni dell’articolo di Mercola definendole “allarmismo” e “click bait” volte a strumentalizzare il suo studio. McKernan ha rassicurato sul fatto che il suo fosse solo uno studio pre-print e senza peer review, sebbene la presenza del “promotore SV40” nel vaccino Pfizer, ovvero sequenze di DNA che aiutano a stimolare l’espressione genetica utilizzati da tempo nella biologia molecolare, che nel caso del promotore SV40, sia accertata e che sembrerebbe derivare dal virus SV40 presente nelle scimmie.

In qualunque caso non si tratterebbe di una “massiccia contaminazione da DNA”. “È solo la manopola del volume che guida l’espressione ad alto livello di tutto ciò che è posto sotto il suo controllo, che in questo caso è solo un indicatore di resistenza agli antibiotici” – ha scritto Phillip Buckhaults interpellato dai giornalisti sul caso, aggiungendo – “La paura riguardo alle sequenze SV40 è una totale assurdità. (…) Il vaccino non causerà il cancro. Nel vaccino non è presente alcun gene che causa il cancro”.

Secondo un sito di debunkers, uno dei limiti più significativi è che le fiale testate erano di “provenienza sconosciuta” e gli autori hanno spiegato che le fiale erano state inviate loro “in modo anonimo per posta senza impacchi freddi” ma che le fiale erano “non aperte”. Secondo loro, è discutibile sia che le fiale fossero effettivamente di vaccini mRNA COVID-19 sia l’integrità del contenuto.

BUCKHAULTS E LE TRACCE DI DNA PLASMIDICO NEI VACCINI PFIZER

Il 19 settembre 2023, Phillip Buckhaults, Ph.D. – direttore del Cancer Genetics Lab e professore di scienze biochimiche presso la Facoltà di Farmacia dell’Università del South Carolina – ha testimoniato davanti alla Commissione per gli Affari Medici del Senato degli Stati Uniti, affermando che il vaccino anti-Covid di Pfizer, oltre a contenere mRNA, è contaminato con DNA plasmidico, sostenendo che questo sia il vettore utilizzato per la trascrizione dell’mRNA.
So che è vero perché l’ho sequenziato io” – ha affermato categorico il prof. Buckhaults.

Non stiamo parlando di uno scienziato che durante la crisi sanitaria ha negato o sottovalutato la pericolosità della Covid, ma bensì di colui che per primo ha analizzato migliaia di tubetti di saliva appartenenti a studenti, docenti, personale e residenti nel suo campus universitario in South Carolina, spostando l’area di studio del suo laboratorio di ricerca sul cancro verso la Covid-19, per dare un contributo alla scienza, trovando un modo per fotocopiare i frammenti del genoma del virus.

Durante la crisi sanitaria da Covid-19, Buckhaults si è distinto per le sue posizioni molto favorevoli ai vaccini. Lui stesso è stato vaccinato tre volte con il vaccino covid della Pfizer e lo ha raccomandato a familiari e amici.

Ha descritto la tecnologia della piattaforma mRNA come “rivoluzionaria” e ha detto che il vaccino ha salvato molte vite.

“Sono un vero fan di questa piattaforma” – ha dichiarato Buckhaults al Senato – “Penso che abbia il potenziale per trattare i tumori, credo davvero che questa piattaforma sia rivoluzionaria. Nel corso della vostra vita, ci saranno vaccini a base di mRNA contro gli antigeni del vostro unico cancro. Ma devono risolvere questo problema”. Buckhaults non è un allarmista ed è stato molto cauto a rendere pubbliche le sue scoperte per paura di spaventare le persone.

Buckhaults è preoccupato soprattutto per il rischio teorico molto reale di cancro futuro in alcune persone, a seconda di dove questo pezzo di DNA estraneo finisce nel genoma, può interrompere un gene soppressore del tumore o attivare un oncogene”“Sono piuttosto allarmato dalla presenza di questo DNA nel vaccino… Il DNA è un dispositivo di memorizzazione delle informazioni di lunga durata. È quello con cui sei nato, con cui morirai e che trasmetterai ai tuoi figli. … Quindi le alterazioni del DNA… beh, rimangono” – ha dichiarato lo scienziato.

Buckhaults ritiene che i vaccini siano stati utilizzati in “buona fede”, ma l’urgenza della crisi ha fatto si che si prendessero “molte scorciatoie”. La questione si ridurrebbe all’incompetenza.

COME SI SONO CONTAMINATI I VACCINI PFIZER SECONDO BUCKHAULTS?

Buckhaults ha spiegato che per produrre il vaccino della Pfizer sono stati utilizzati due diversi processi produttivi. La produzione iniziale del vaccino anti-Covid utilizzava il metodo a reazione a catena della polimerasi (PCR) per amplificare il modello di DNA che veniva poi utilizzato per la produzione dell’mRNA.

Questo metodo, chiamato PROCESSO 1, può essere utilizzato per ottenere un prodotto di mRNA altamente puro. Al fine di ottimizzare il processo per la distribuzione su larga scala del vaccino alla popolazione per la fornitura con “autorizzazione di emergenza”, Pfizer è passata a un metodo diverso, il PROCESSO 2, per amplificare l’mRNA, utilizzando batteri per produrre grandi quantità di “DNA plasmidico” (istruzioni circolari di DNA), che sarebbero state utilizzate per produrre l’mRNA. Pertanto, il prodotto finale conteneva sia DNA plasmidico che mRNA. Il passaggio dal PROCESSO 1 al PROCESSO 2 ha portato alla contaminazione del vaccino (vedi cerchi rossi).

Pfizer ha cercato di risolvere il problema aggiungendo l’enzima deossiribonucleasi per sminuzzare il plasmide in milioni di piccoli frammenti.

Secondo Buckhaults, oggi la situazione è peggiorata perché più frammenti ci sono, maggiore è la possibilità che uno dei frammenti si inserisca nel genoma e interrompa un gene vitale: “La Pfizer li ha tagliati per cercare di farli sparire, ma in realtà ha aumentato il rischio di modifica del genoma” – ha spiegato Buckhaults – “Non credo che ci sia stato nulla di male, penso solo che sia stata una svista stupida”, ha aggiunto. “Non hanno pensato al rischio della modifica del genoma… non è poi così costoso aggiungere un altro processo per eliminarlo”.

Non è un caso che un’indagine del British Medical Juornal ha rilevato che i lotti di vaccino derivati dal PROCESSO 2 hanno dimostrato di avere un’integrità dell’mRNA sostanzialmente inferiore.

LIVELLI DI SICUREZZA SU DNA, NORMATIVA NON ADATTA AI NUOVI VACCINI

Buckhaults ha dichiarato al Senato USA che le regole della FDA sui livelli di sicurezza del DNA nei vaccini non si dovrebbero applicare alla nuova tecnologia della piattaforma mRNA.

La FDA riconosce l’esistenza di rischi legati alla presenza di DNA residuo nei vaccini e, nella sua guida all’industria farmaceutica, afferma che:

“I rischi di oncogenicità e infettività del DNA del substrato cellulare possono essere ridotti (…) diminuendo la quantità di DNA residuo e riducendo le dimensioni del DNA (ad esempio, mediante trattamento con DNA se o altri metodi) al di sotto delle dimensioni di un gene funzionale. L’inattivazione chimica può ridurre sia le dimensioni che l’attività biologica del DNA”.

Questo consiglio, però, si applica alla produzione di vaccini tradizionali proteici, che contengono il cosiddetto “DNA puro”. Bassi livelli di “DNA puro” in un vaccino proteico non costituiscono un problema, perché i pezzetti di DNA vengono masticati dagli enzimi tissutali prima che abbiano la possibilità di entrare nelle cellule.

Secondo Buckhaults questi consigli non possono valere per il vaccino Comirnaty di Pfizer, in quanto il DNA presente non è “puro”, ma avvolto in nanoparticelle lipidiche (LNP) che aiutano a trasportare il materiale genetico (mRNA e DNA plasmidico) all’interno delle cellule, dove il DNA può migrare verso il nucleo e inserirsi nel genoma.

Come ha dichiarato lo scienziato: “Il fatto che esista una soglia normativa per la quantità di DNA consentita in un vaccino è un ritorno a un’epoca in cui si parlava di vaccini [tradizionali]… ma si è applicato in modo inappropriato quel limite normativo a questo nuovo tipo di vaccino in cui tutto è incapsulato in questa nanoparticella lipidica… si è trattato di un’applicazione inappropriata di una normativa della vecchia scuola a un nuovo tipo di vaccino”.

LA RICHIESTA DI GARRET E LE TRISTI CONCLUSIONI

Secondo Buckhaults, le persone vaccinate dovrebbero essere sottoposte a test per vedere se il DNA estraneo si è integrato nel genoma delle loro cellule staminali.

“Non è costoso fare questo tipo di test”, ha dichiarato, ma ci deve essere “un sistema in cui i professori non vengano penalizzati per aver prodotto risultati contrari” a quello che si vuol sentir dire.

Il senatore Billy Garrett ha chiesto se Buckhaults potesse testare la contaminazione del DNA nei nuovi booster di vaccini che l’amministrazione Biden ha appena raccomandato per tutti gli americani di età pari o superiore ai 6 mesi. Lo scienziato ha risposto che gli piacerebbe farlo dal momento che ha inviato un’e-mail alla FDA in merito al problema della contaminazione senza aver ricevuto risposta.

La conclusione agghiacciante è arrivata dal senatore Richard Cash che, nonostante l’importanza dell’udienza, ha dichiarato: “Non abbiamo alcuna autorità sulla FDA per costringere Pfizer a fare qualcosa. È una questione federale”.

Sorgente: Il vaccino anti-Covid di Pfizer e la contaminazione da DNA plasmidico: Facciamo chiarezza. – AsSIS

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