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Enrico Vigna

A dieci anni dalla sua fuga dai Servizi segreti USA e la salvezza ottenuta grazie all’asilo politico concesso dalla Russia, l’ex funzionario dell’intelligence statunitense ha concesso alcune interviste a media russi e internazionali, in cui riafferma la sua scelta, sia per la verità, che di vita.

“…Non mi pento di aver fatto conoscere la verità”, ha dichiarato, facendo riferimento alla sua vicenda, quando fece conoscere documenti, che erano classificati come top secret, i quali rivelarono dettagli prima sconosciuti sulla sorveglianza globale, che il governo degli Stati Uniti effettuava e della complicità con le intelligence dei governi europei. Nelle documentazioni, consegnate ai giornalisti a Hong Kong, vi erano migliaia di documenti top-secret, dove era certificata l’entità della sorveglianza, sopratutto illegale, da parte della National Security Agency statunitense e dell’agenzia di intelligence britannica GCHQ.

In alcune interviste ha anche affermato che le attività esercitate nel 2013, sembrano “un gioco di ragazzi” in confronto alla tecnologia utilizzata oggi. Snowden è sbalordito dall’invasione della privacy sia nel mondo fisico che in quello digitale. “…La tecnologia è diventata gravemente influente e determinante, se pensiamo alla situazione di dieci anni fa e alle capacità dei governi odierni di determinare pensieri e opinioni di massa…causa l’uso ormai ordinario delle telecamere CCTV disponibili addirittura in commercio, il riconoscimento facciale, l’intelligenza artificiale e gli spyware intrusivi come Pegasus, utilizzati contro dissidenti e giornalisti….”.

L’ex agente statunitense di NSA e CIA, guardandosi indietro ha raccontato la natura delle sue scelte: “…Avevamo fiducia che il governo non ci avrebbe ingannato. Ma lo hanno fatto. Avevamo fiducia che le aziende tecnologiche non si sarebbero approfittate di noi. Ma lo hanno fatto. Accadrà di nuovo perché questa è la natura del potere…”.

Snowden è in esilio in Russia dal 2013, i suoi denigratori lo condannano per il fatto di essere in Russia, ma lui ha spiegato che era l’unica vera opzione a sua disposizione, oltre al carcere a vita negli Stati Uniti.

Le critiche contro di lui si sono intensificate da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina e Snowden ha ricevuto la cittadinanza russa l’anno scorso, due anni dopo averne fatto richiesta.

Negli ultimi due anni, l’ex agente ha tenuto meno discorsi pubblici e si è ritirato dalle interviste alla stampa e dai social media, ma ha ribadito la conferma della sua scelta. Per esempio egli vede nell’uso diffuso della crittografia end-to-end una delle conseguenze positive delle fughe di dati da lui attuate, infatti le principali aziende tecnologiche sono rimaste sorprese dalle rivelazioni secondo cui la NSA  (National Security Agency, dove lavorava Snowden) stava consegnando dati personali a terze parti. Quell’imbarazzo si trasformò in ira, quando ulteriori fughe di notizie rivelarono che la NSA accedeva ai dati delle principali aziende tecnologiche attraverso vulnerabilità backdoor.

Snowden ha raccontato che fu nel 2013, mentre lavorava sotto copertura per la CIA, che decise il distacco dai servizi segreti USA e far sapere al mondo la verità. Decise così di contattare segretamente diversi giornalisti e fornire loro documenti segreti acquisiti durante il suo servizio, che dimostravano la sorveglianza di massa che le agenzie di intelligence statunitensi conducono sui rappresentanti della leadership di stati e aziende straniere, nonché sui comuni cittadini, sia all’estero che a livello nazionale.

Il programma segreto in questione, era denominato PRISM, che consente alla NSA di visualizzare e-mail, ascoltare messaggi vocali e altri messaggi, visualizzare foto e video, e tenere traccia dei file trasferiti di quasi tutti. Raccogliendo tutti i dati degli utenti, da aziende come Microsoft, Google, Apple, Yahoo, Facebook o “YouTube.

In seguito all’incontro con i giornalisti Glenn Greenwald, Laurie Poitras, Barton Gelman ed Ewen McCaskill, in cui ha fornito migliaia di documenti riservati, riuscì ad attirare l’attenzione internazionale, dopo che articoli basati sui suoi materiali, furono pubblicati su The Guardian, The Washington Post e numerose altre pubblicazioni in Occidente.

Nelle interviste, ha detto che rivelando documenti segreti, sapeva che avrebbe detto addio per sempre alla sua vita normale e comoda, ma lo ha fatto comunque perché “…non poteva permettere al governo degli Stati Uniti di violare la privacy, la libertà di Internet e le libertà fondamentali delle persone in tutto il mondo, con l’aiuto di un enorme sistema di sorveglianza che stanno segretamente sviluppando...le mie azioni erano un tentativo di  informare il pubblico su ciò che si sta facendo in loro nome e su ciò che si sta facendo contro di loro cercando di aprire un ampio dibattito sulla sorveglianza di massa e sulla segretezza del lavoro del governo degli Stati Uniti..”.

Come conseguenza, nonostante l’opposizione delle agenzie di intelligence, le aziende hanno introdotto la crittografia end-to-end diversi anni prima del previsto. “…La crittografia end-to-end era un sogno irrealizzabile nel 2013, quando questa storia scoppiò…Una quota enorme del traffico Internet globale veniva trasmessa elettronicamente senza protezioni di alcun tipo. Oggi tutto ciò è ormai superato…”.

Snowden è consapevole che i progressi tecnologici che stanno stritolando la vita privata non si sono certo fermati. “…L’idea che dopo le rivelazioni del 2013, dal giorno dopo ci sarebbero stati arcobaleni e unicorni non è realistica. È un processo continuo. E dovremo lavorare su questo per il resto della nostra vita, e per quella dei nostri figli e oltre…”.

Edward Snowden è oggi, con il prigioniero  Julian Assange, uno dei più conosciuti “whistleblowers” (informatore) al mondo, ma anche uno dei più ricercati latitanti dalla “giustizia” statunitense e non solo.

È sfuggito al sinistro destino di Assange solo perché in quel giorno di dieci anni fa, gli fu concesso asilo temporaneo in Russia, asilo permanente un anno dopo e cittadinanza della Federazione Russa l’anno scorso. Il 4 giugno 2013, il governo degli Stati Uniti presentò le accuse penali contro Snowden per “furto di proprietà del governo“, “violazione delle leggi sullo spionaggio”, “divulgazione non autorizzata di informazioni classificate della difesa nazionale” e “rilascio intenzionale di intelligence sulle comunicazioni classificate”. Di fatto, egli ha solo rivelato le operazioni segrete, illegali e incostituzionali della National Security Agency (NSA) degli USA.

Snowden ha rivelato i numerosi programmi di sorveglianza globale del governo statunitense condotti dalla NSA, associata all’alleanza di intelligence “Five Eyes” (Five Eyes è una comunità di intelligence informale di cinque paesi anglosassoni, che, oltre agli Stati Uniti, comprende Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda), in collaborazione con società di telecomunicazioni e governi europei: “…Seduto alla mia scrivania, avrei potuto origliare chiunque, voi o il vostro commercialista, un giudice federale o persino il presidente degli Stati Uniti…”.

Una delle rivelazioni di Snowden fu anche il “bilancio nero della NSA“, così come le numerose operazioni, riuscite o meno, delle 16 agenzie di spionaggio che compongono la comunità dell’intelligence americana.

Ha anche rivelato che la NSA paga aziende tecnologiche private statunitensi per accedere alla loro rete di comunicazioni. Solo nel corso del 2013, per questo scopo furono spesi l’incredibile cifra di 52 miliardi di dollari. L’agenzia accedeva segretamente a questi dati attraverso un programma di sorveglianza che era, o è tuttora chiamato MUSCULAR.

Secondo un rapporto del Washington Post, citando le informazioni fornite da Snowden, il 90% di coloro che sono sotto sorveglianza negli Stati Uniti e negli altri paesi sono cittadini comuni. “…Il mio unico motivo è stato informare il pubblico di ciò che viene fatto in loro nome e di ciò che viene fatto contro di loro…”.

Gli USA, ha rivelato Snowden, spiavano Brasile, Francia, Messico, Gran Bretagna, Cina, Germania e Spagna, oltre ad altri 35 leader mondiali. Documenti pubblicati da Spiegel, hanno mostrato che la NSA ha intercettato 122 leader di alto rango in tutto il mondo, oltre ad avere anche piani per espandere ulteriormente le sue attività illegali  per aumentare notevolmente la padronanza della rete globale e ottenere dati “da chiunque, sempre e ovunque”.

Snowden ha anche riconfermato che WikiLeaks ha finanziato la sua fuga. Julian Assange ha raccontato che chiese al console di allora, dell’ambasciata ecuadoriana a Londra, di rilasciare un passaporto a Snowden.

Con quel documento egli atterrò 10 anni fa all’aeroporto Sheremetyevo di Mosca, ribadendo che, nonostante gli sforzi denigratori degli USA, che lo accusano di essere una “spia russa“, i fatti hanno dimostrato la sua lotta per la verità e la giustizia, i documenti non furono dati alla Russia, ma a famosi giornalisti occidentali e statunitensi.

Edward Snowden ha anche ironicamente accennato all’attualità, dopo gli scandali che hanno coinvolto  quest’anno la presidenza USA, dopo che CBS News, citando fonti, ha diffuso informazioni sulla scoperta di circa 10 materiali classificati nell’ufficio dell’attuale presidente degli Stati Uniti, che erano archiviati insieme a documenti che non contenevano dati classificati. Il procuratore generale degli Stati Uniti Garland ha ordinato al procuratore del paese nel distretto settentrionale di indagare sulla provenienza dei materiali. “…Vale la pena notare che il presidente Joe Biden sembra aver raccolto più documenti riservati di molti informatori. Per fare un confronto: Reality Winner (condannato negli Stati Uniti per fuga di notizie dalla National Security Agency – ndr) è stato condannato a cinque anni per un solo documento. Nel frattempo, Biden, Donald Trump, Bill Clinton, David Petraeus, questi ragazzi hanno dozzine, centinaia di documenti. E niente prigione…”, ha detto.

Snowden ha anche attirato l’attenzione sul fatto che il Dipartimento di Giustizia USA aveva scoperto i documenti una settimana prima delle elezioni di medio termine e non ha reso pubblica la storia.

Poco dopo che a Snowden fu concesso l’asilo in Russia, Julian Assange così commentò il caso “Snowden“: “…Venezuela ed Ecuador avrebbero potuto proteggerlo solo per un breve periodo. In Russia sarà al sicuro per sempre, lì è rispettato e non avrà più problemi. Non cambiar paese. Questo fu il mio consiglio a Snowden, lì è il posto più sicuro per lui…”.

Sorgente: lantidiplomatico.info

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