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28 April 2024
0 6 minuti 7 mesi

Il premier Morawiecki: «Dobbiamo difenderci. Dunque abbiamo bisogno di armarci». Varsavia pensa al voto dei coltivatori che si sentono traditi da quando il prezzo del grano si è dimezzato.

La controffensiva militare ucraina impantanata e il nemico russo al confine tutt’altro che indebolito. Ma anche la guerra del grano che alimenta la rabbia degli agricoltori polacchi inferociti dal dumping e, soprattutto, le imminenti elezioni per il rinnovo del Parlamento previste per il prossimo 15 ottobre. Contano molto di più delle ultime, pur pesantissime, dichiarazioni di Volodymir Zelensky alle Nazioni unite sul «finto supporto di alcuni stati amici» costate la convocazione dell’ambasciatore ucraino al ministero degli Esteri di Varsavia.

PER QUESTO la Polonia ieri ha innestato clamorosamente la retromarcia sulla strada degli aiuti ai Kiev cambiando radicalmente il suo volto: da primo Paese dell’Ue a scendere in trincea subito dopo l’invasione di Putin a ennesimo governo europeo recalcitrante a continuare il supporto bellico infinito del conflitto, esattamente come la confinante Germania fino a ieri accusata da Varsavia di tradimento per lo scarso appoggio all’esercito ucraino.
«Non invieremo più armi a Kiev» scandisce il premier polacco Mateusz Morawiecki in diretta tv, prima del corollario altrettanto secco a giustificazione della incontrovertibile decisione: «Dobbiamo difenderci. Dunque abbiamo bisogno di armarci».

Certamente è un fulmine a ciel sereno non solo in ambito Nato, anche se a New York nel corso dei lavori della 78esima sessione delle Nazioni unite, gli addetti ai lavori avevano registrato sul taccuino rosso l’inedito allarme lanciato dal presidente della repubblica polacco, Andrzej Duda, pronto a ribadire con forza l’alleanza con Kiev (assicurando che «alla fine a vincere sarà solamente lo spirito di Libertà degli ucraini») dopo aver però contabilizzato l’insostenibile prezzo della guerra di cui non si avverte la fine: «L’aggressione russa sta avendo costi globali enormi, crescenti sempre più». Nella serata di ieri, Duda ha anche cercato di fare retromarcia rispetto alle dichiarazioni del premier che – dice – «sono state mal interpretate». «Riguardano le nuove armi che stiamo acquistando per l’esercito polacco». Morawiecki «ha detto semplicemente questo: non trasferiremo all’Ucraina le nuove armi che stiamo acquistando attualmente come parte della modernizzazione dell’esercito polacco». Correzione del tiro insufficiente per coprire «lo scandalo morale e geopolitico di aver pugnalato alle spalle l’Ucraina, di cui è principalmente responsabile il premier Morawiecki», per dirla con le parole di Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo e attuale capo dell’opposizione in Polonia. Secondo lui i motivi dell’improvviso smarcamento di Varsavia da Kiev si riducono a uno solo: «Mancano tre settimane alle elezioni».

LA PENSA COSÌ anche Gazeta Wyborcza, il più diffuso quotidiano polacco, secondo cui «Il partito di governo Pis e i suoi leader Kaczynski, Morawiecki e Duda alimentano lo scontro con Kiev aizzando i sentimenti anti-ucraini soprattutto fra i contadini. In questo modo la relazione bilaterale con Kiev sta tornando al livello del pessimo rapporto di prima della guerra».
Colpa della pressione degli agricoltori anche ad ascoltare le frequenze di Radio Tok sintonizzata sulla campagna elettorale che attribuisce al Pis la «doppia mossa politica su armi e grano decisa per recuperare i voti apparentemente perduti dei coltivatori che si sentono traditi dal governo da quando il prezzo del grano polacco si è dimezzato perché i silos del Paese sono zeppi di quello ucraino».

Problema vitale per il Pis a caccia della terza vittoria elettorale, pressato quotidianamente dagli alleati di “Polonia Sovrana”, partito ultra-nazionalista che fa capo al ministro della Giustizia, Zbigniew Ziobro, da tempo con il maldipancia per la politica estera di Morawiecki. «Non bisogna esagerare con gli aiuti a Kiev, perché vengono prima gli interessi di noi polacchi» è la linea del ministro sovranista passata ormai nell’intero governo, che da ieri non è più l’alleato di ferro di Zelensky.

IN PRATICA d’ora in poi Varsavia invierà alle forze armate ucraine solamente gli stock bellici già concordati prima di interrompere l’invio anche delle munizioni oltre ai sistemi d’arma. Siamo, insomma, di fronte alla scadenza del “contratto” politico della Polonia con l’Ucraina, firmato diciassette mesi quasi in bianco in condizioni ben diverse dalle odierne.
All’epoca il fronte occidentale era compatto con la sola eccezione della Germania (e parzialmente della Francia); oggi il dietro- front dello Stato che vanta l’«amicizia particolare» con gli Usa e rappresenta il principale hub della Nato in Europa restituisce la crepa tra i nemici di Putin.
Anche se la guerra del grano fra Varsavia e Kiev era scoppiata ben prima dell’invasione russa, ricordano sia in Polonia che in Ucraina. E il riarmo polacco non è mai stato solo una lancia della Nato verso Est…

Sorgente: ilmanifesto.it

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