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Lei si chiama Elena Rybakina, tennista nata e cresciuta a Mosca con passaporto kazako. Ed è proprio quel passaporto che le ha permesso di partecipare al torneo di Wimbledon.
Elena lo ha vinto il torneo, uno dei più prestigiosi di questo sport e che ogni tennista sogna di vincere sin da quando impugna la racchetta dalla tenera età.
Come succede sempre, alla fine chi vince si presenta in conferenza stampa, ed ecco che qui accade ciò che non dovrebbe mai accadere, mischiare sport con vicende di politica e geopolitica.
Viene incalzata con domande sulla Russia, sull’Ucraina e sulla guerra. Addirittura le viene chiesto anche dei suoi genitori che vivono in Russia, mettendola in palese difficoltà.
Elena alla fine non ce la fa più, scoppia in lacrime visibilmente provata. Un pianto di una ragazza che con tutto ciò che sta accadendo non c’entra assolutamente nulla. Un pianto di una ragazza che è lì solo per praticare la sua passione, portare avanti i suoi sogni e godersi meritatamente la vittoria.
Purtroppo trova dei giornalisti che di fronte ai potenti di turno tipo Draghi, Biden, Von der Leyen e bella compagnia non alzano mai il dito e non fanno domande scomode, ma sono sempre pronti a fare i forti con i deboli. Proprio come hanno fatto con lei.
È una cosa inaccettabile e vergognosa; a questo punto mi sento di rivolgere una domanda a questi miserabili che si credono giornalisti solo perché qualcuno ha regalato loro il tesserino:
ma perché agli atleti statunitensi non avete mai fatto domande sulla guerra in Iraq, Afghanistan e altri mille casi simili e/o non sono mai stati banditi dalle competizioni sportive?
Un’ultima considerazione: VIGLIACCHI!
(Giuseppe Salamone)

Sorgente: da ricerca Facebook

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