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Riunione con i ministri grillini per preparare la possibile campagna elettorale su salario minimo e taglio delle tasse

di Tommaso Ciriaco

ROMA – La paura fa 20, come 20 luglio. «Giorgetti continua a parlare di elezioni – trema Luigi Di Maio di fronte ai suoi ministri, secondo quanto riferiscono – è chiaro che Salvini vuole rompere. Lo farà sulla flat tax. Dobbiamo provare a chiudere la finestra elettorale, tentare di arrivare a metà luglio». Ora di pranzo, stati generali del Movimento di governo.

Nel weekend il leader ha diramato d’urgenza le convocazioni per i suoi compagni di viaggio. Gira voce che nel messaggino inviato per fissare l’appuntamento abbia citato Laura Castelli, che la viceministra all’Economia abbia avvertito del rischio di una Lega pronta a rompere, di una crisi lampo a luglio ed elezioni anticipate che si trasformerebbero in un’ecatombe di grillini. Poco conta che l’sms riporti davvero un ragionamento così apocalittico, perché Di Maio si spinge addirittura oltre: «Salvini vuole rompere. Troverà comunque un pretesto. E lo farà proprio sulla tassa piatta. Noi diremo che per il ceto medio va benissimo».

Aria pessima, insomma. E paura di un salto nel vuoto. Erano settimane che il vicepremier grillino non riceveva lo stato maggiore ministeriale, colpa di una batosta elettorale che l’ha tenuto impegnato. Molto nell’organizzazione del Movimento cambierà nelle prossime settimane, promette, mentre di rimpasto non se ne parlerà per un po’, almeno finché non lo farà Salvini, l’unico che può decidere davvero di rimescolare le carte. E il tema d’altra parte è superfluo, visto che a sentire Di Maio il leghista preferisce la crisi.

Tutti i ministri, questo è il messaggio del leader, devono spargere soprattutto una voce: «Non diamo alla Lega la scusa di rompere sulla flat tax. Evitiamo pretesti. Ma teniamoci comunque pronti a una campagna elettorale d’emergenza. Come? Spingendo al massimo sui nostri temi». Ai responsabili 5S dei vari dicasteri, Di Maio annuncia una campagna d’estate tutta centrata su due temi chiave: salario minimo – che dovrebbe interessare quattro milioni di persone – e riduzione del cuneo fiscale.

Poco dopo il leader cinquestelle ufficializza il progetto: «Bisogna restituire dignità a milioni di lavoratori sottopagati, ma al contempo occorre aiutare anche le imprese uccise dalle tasse». L’idea è di inserire queste proposte nella legge di Bilancio, ma è chiaro che si tratta soprattutto di un programma elettorale da spendere in caso di elezioni in autunno. L’obiettivo è “fare concorrenza” al Pd, ennesima capriola del Movimento in questo oscillare da destra a sinistra come un pendolo impazzito: «Il conflitto d’interessi – fa sapere – è una priorità».

Qualcuno, tra i ministri, si mostra scettico sullo scenario di una crisi. È la tesi che ricalca quella espressa nei giorni scorsi da Stefano Buffagni: considera improbabile uno strappo di Salvini, pensa che non vorrà caricarsi sulle spalle da solo una manovra lacrime e sangue. Eppure, Di Maio è in allarme. E fa notare ai presenti che il viaggio del ministro dell’Interno a Washington è un altro segnale preoccupante.

Distante dal vertice, ormai quasi crepuscolare, Alessandro Di Battista prova intanto a rientrare in gioco e batte un colpo su Facebook: «La Lega ogni giorno vuole mettere bocca su ogni cosa. In maniera subdola tira il sasso e nasconde la mano…».

Sorgente: Di Maio adesso teme l’imboscata: “La Lega vuole la crisi sulla flat tax” | Rep

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