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Il Kosovo ha fatto richiesta ufficiale di entrare nell’Unione Europea ed è un altro schiaffo politico a Belgrado. Una mossa puramente simbolica, quindi solo politica, visto nell’Ue ci sono paesi che neanche riconoscono l’indipendenza di Pristina dalla Serbia, ma destinata ad alimentare ulteriori tensioni tra il piccolo paese balcanico e Belgrado, che lo considera ancora una sua provincia irredenta.

Qualcuno a Pristina gioca col fuoco

E l’incendio cova a nord, a Mitrovica, Mitroviza per chiamarla dal serbo come si deve, città a cavallo del fiume Ibar, una sorta di Piave italo-austriaco di 100 anni fa: a sud dell’Ibar la comunità albanese, a nord, quella serba, dove, sgarbo chiama sgarbo, hanno insediato la nuova assemblea municipale a maggioranza albanese, dopo le dimissioni di massa dei funzionari serbi dalle istituzioni. E l’equilibrio interno fra le diverse comunità, (albanesi e serbi le principali, ma poi rom, sinti, turchi, bulgari, greci. Insomma, gli antichi Balcani Ottomani) si fa sempre più fragile. E ora in gioco solo la coesistenza di due comunità, ma quella di due Stati e dell’intera regione balcanica.

Provocazioni per arrivare a cosa?

Kosovari contro, con un piccolo assalto solo dimostrativo a unità di Eulex, la versione legale della presenza Nato a comando italiano. Il Kosovo chiede l’ammissione all’Ue? Belgrado si rivolge direttamente all’Onu. Il governo serbo sta formalizzando la richiesta di invio di un proprio contingente nel nord del Kosovo basandosi sulla risoluzione 1244 del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. «La Serbia, a causa della situazione sul terreno, chiede che venga attivata la clausola della risoluzione 1244 del consiglio di sicurezza dell’Onu, al fine di garantire la sicurezza dei serbi e delle loro proprietà, come pure delle chiese e dei monasteri ortodossi».

Il convento della prima cristianizzazione slava a Decani, sotto tutela armata italiana, o la sede del primo Patriarcato serbo ortodosso (il loro Vaticano), e Pec. Un tema, particolarmente sentito dalla comunità serba e variamente cristiana locale.

Invenzione 1244 a guai giù fatti

La richiesta serba, certamente respinta, è un altro atto simbolico ma di maggior portata. La clausola che prevede questo tipo di schieramento non è mai stata applicata proprio per evitare qualsiasi potenziale confronto diretto tra cittadini kosovari e unità delle forze armate serbe, tanto più dopo l’autoproclamata indipendenza del 2008. E le irrisolte contraddizioni internazionali dietro l’operazione Kosovo a sprinta prevalente americana, tornano oltre i tre mesi di bombe Nato.

La diplomazia europea divisa si barcamena

Timori diffusi che la crisi possa portare a un peggio indefinito, ma ogni protagonista tira acqua al suo mulino. La ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, subito contro Belgrado. il ministero francese, invece, sottolinea la preoccupazione per quanto sta accadendo tra Kosovo e Serbia chiedendo a entrambe le parti di ‘darsi una calmata’, guardando al kosovaro Albin Kurti. Equidistanza formale Ue che torna sulla scusa delle targhe kosovare imposte anche alla minoranza serba del nord. Tajani a nome dell’Italia recita le preghiere: «bisogna calmare le acque, bisogna evitare iniziative unilaterali da una parte e dall’altra».

Negoziato sotterraneo?

«Possibile che questo faccia parte di un complesso negoziato in cui si prova ad alzare l’asticella dello scontro per ottenere garanzie», ipotizza Lorenzo Vita sul Giornale. Ma in campo vediamo per ora solo i segmenti più nazionalisti in Kosovo, per imporre le proprie posizioni soffiando sul caos e su possibili escalation di stampo etnico. E questo può condizionare anche per la parte serba, anche in forma meno grossolana.

Il populista Kurti

Fonti di Vecherne Novosti –giornale serbo-, hanno riferito che il premier kosovaro, Albin Kurti, sarebbe pronto a mettere in campo ogni mezzo per porre fine alla protesta della comunità serba. Da Belgrado, il presidente Aleksandar Vucic (ala milosceviana rivisitata), ha chiesto ai serbi del Kosovo di evitare qualsiasi tipo di violenza, rispettando in particolare l’azione di Eulex e dei contingenti Nato di Kfor.

Belgrado chiave dei Balcani

Belgrado sa che il rapporto con l’Alleanza Atlantica e con l’Unione europea è un passaggio fondamentale della propria strategia regionale, anche per poter accedere al sistema ecomico Ue. Con l’evocata risoluzione Onu 1244 che già tanti guai ha favorito, chiedendo un intervento militare serbo a nord come puro atto formale, ma di forte significato politico.

Sorgente: Serbia-Kosovo: tra una provocazione e l’altra, chi cerca di far esplodere tutto –

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