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Rodrigo Andrea Rivas

Tra le notizie più preoccupanti dell’ultimo periodo colloco l’aumento del numero degli affamati e le manovre di sminamento, della NATO o della UE, dei porti ucraini sul Mar Nero per liberare i miliardi di tonnellate di cereali che, oltre ad imputridirsi nei granai, impediranno lo stoccaggio del nuovo raccolto (dalla conferenza stampa di SuperMario, Bruxelles, 1 giugno 2022).

Ai primi di marzo 2022, la FAO – organismo dell’ONU con sede a Roma – ha affermato che le scorte mondiali di cereali sono relativamente stabili.

La notizia è stata confermata, sempre nel marzo 2022, dalla nota organizzazione antioccidentale nota come Banca Mondiale (BM in famiglia) che ha pure precisato: Gli stock di cereali sono vicini a record storici.

Non contenti, i putiniani della BM hanno aggiunto: Tre quarti dei raccolti russi e ucraini erano già stati consegnati prima dell’inizio della guerra.

Ma, allora, quali sono i raccolti fermi e destinati ad imputridirsi del racconto del Super?

Non si prospetta nessuna carenza imminente di cereal e ogni notizia in questo senso è volutamente falsa.

Ma, perché si continua a diffondere queste panzane?

Perché servono a rinforzare le forti speculazioni sui mercati dei futures che scommettono sull’aumento dei prezzi e sulle carestie future per ottimizzare i guadagni delle grandi multinazionali.

I giornalisti non lo sanno?

Non lo so.

So che diffondono notizie false per la cui verifica non occorrerebbe indossare alcun elmetto.

Recentemente, i nostri hanno più volte parlato con toni fortemente critici della decisione dell’India di bloccare l’esportazione di frumento.

Farlo era esento da rischi e preoccupazioni perché i primi a criticare questa decisione erano stati gli USA, secondo i quali aumentava la pressione sui prezzi globali e, quindi, le tendenze inflazionarie.

Non era una preoccupazione sprovvista da ogni fondamento.

Tuttavia, non è ozioso ricordare che l’India rappresenta il 2% delle esportazioni mondiali di grano (10 milioni di tonnellate previsti per il 2022/23) e gli Stati Uniti, che muovono attualmente 160 milioni di tonnellate di grano all’anno, il 35% del commercio globale.

Non dovrebbe essere difficile capire chi influenza maggiormente i prezzi globali.

Le critiche all’India – da parte degli USA e da parte dei nostri media – hanno poco a che fare con una crisi alimentare effettiva e molto a che fare con il mantenimento del mercato globale disegnato in base all’interesse dei giganti dell’agrobusiness e dei loro investitori.

Sprovvedutezza, ignoranza o altro, il risultato non cambia.

C’è o no una crisi alimentare?

Certamente c’è e coinvolge centinaia di milioni di persone nel mondo in stato di insicurezza, senza accesso ad alimentazione adeguata e/o dipendenti da reti assistenziali.

Mi limito all’esempio più brutale: le previsioni sono che passeremo dagli attuali 9 milioni a 50 milioni annui di morti per fame.

Ma questa crisi prescinde dalla guerra, pur se la guerra l’aggrava.

Ovvero, esiste una crisi alimentare, ma questa non è provocata da una effettiva carenza di alimenti.Questa teorica carenza, è uno specchietto per le allodole.

Come definire coloro che, giocando sui futures per aumentare I loro già lauti profitti, provocheranno altri 41 milioni di morti di fame?

Secondo me, genocidi.

I genocidi, sono mostricciattoli extraterrestri di colore verdastro che emettono raggi laser dagli occhi e tuoni dal naso?

No, purtroppo (o per fortuna) sono dei rispettabilissimi imprenditori, azionisti di fondi d’investimento e simili.

Li vedete spesso in TV.

Nella voce azionisti trovate persino sindacati e fondi pensioni.

Non vengono da Marte.

Sono europei, statunitensi, arabi, cinesi …

Sorgente: la guerra in Ucraina e la carestia – Un blog di Rodrigo Andrea Rivas

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