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Il presidente della Camera per la prima volta apre alla possibilità di votare a distanza a Montecitorio. E sulle faide interne al Movimento Cinque Stelle ricorda: “Il Pd non è la morte nera, gli iscritti 5S hanno votato sì a questa alleanza”

di Annalisa Cuzzocrea

Roberto Fico misura il salottino della presidenza della Camera facendo avanti indietro mentre parla al telefono. I 45 deputati in quarantena, la mancanza del numero legale dopo l’informativa del ministro della Salute Roberto Speranza, mettono a rischio i lavori del Parlamento.

Presidente, ha paura di dover fermare tutto?
“Fin dall’inizio della pandemia, stiamo facendo il massimo per fronteggiare l’emergenza e garantire la sicurezza a tutti i lavoratori della Camera e ai parlamentari , coniugando questa necessità con la continuità dell’attività legislativa. Ci muoviamo da marzo in questo equilibrio. Finora le cose sono andate bene e non ci sarà nessuna chiusura. Abbiamo una responsabilità e un lavoro da portare avanti. Non molliamo. Come non molla il Paese”.

Sarà possibile garantire ancora i lavori in presenza? O sarà necessario il voto elettronico?
“Garantiremo i lavori in presenza, come abbiamo fatto finora. In Giunta per il regolamento parleremo anche del voto a distanza e delle sue implicazioni, sicuramente è una possibilità”.

Le ultime amministrative hanno premiato il centrosinistra, o comunque fermato l’avanzata del centrodestra nel Paese. Lunedì il Consiglio dei ministri ha varato il nuovo decreto immigrazione che supera i decreti Salvini, nonostante le resistenze di un pezzo di Movimento. Lei è soddisfatto?
“Sono felice che si sia modificato l’approccio e che quei decreti, così come sono stati pensati, non ci siano più. Anche quando il clima era molto diverso, ho detto che non risolvevano davvero i problemi. Alle associazioni, ai comitati che sono venuti qui a parlarmene più volte, avevo promesso che avrei lottato per arrivare a questo risultato”.

Crede che l’approvazione sia una prova di maturità per il M5S?
“Penso che sia una grande prova di maturità, perché in un’epoca in cui i flussi migratori sono un dato di fatto, sicurezza significa saperli affrontare in modo intelligente. Con la gestione trasparente dell’accoglienza, con la vera integrazione, col rigore nell’applicazione delle norme”.

Ai ballottaggi il M5S ha corso in più comuni insieme al Pd. Lo considera un esperimento felice?
“Abbiamo avuto buoni risultati e penso che questo sia un punto di partenza per dare risposte alle esigenze dei cittadini sui territori. Soprattutto, ora che abbiamo fatto questo primo passo, dobbiamo aiutare quei sindaci affinché il cambio di rotta sia evidente già nei loro primi 100 giorni”.

È un modello che vorrebbe vedere replicato a primavera nelle grandi città?
“Sì, con una grande discussione territoriale che coinvolga Movimento e Pd, ma anche con pezzi importanti di società civile. Bisogna creare dei laboratori civici che si mettano al lavoro sulle questioni che interessano le comunità che si vogliono rappresentare. Siamo entrati in una nuova fase e credo che siamo i primi ad aver capito che c’è bisogno di creare qualcosa di nuovo, così come abbiamo fatto nel 2010 quando la politica aveva bisogno di un profondo rinnovamento. Non possiamo stare fermi e il percorso degli Stati generali servirà proprio a cambiare in senso positivo e costruttivo”.

Restiamo un attimo sulle città. La sua proposta vale per Milano, Torino, Napoli, anche per Roma dove Virginia Raggi e il Pd sono inconciliabili?
“Possiamo lavorare dove esistono le condizioni, dove abbiamo la stessa visione e gli stessi progetti. Non credo nei matrimoni a prescindere”.

Lei ha detto, per la prima volta con molta chiarezza, di sentirsi una persona di sinistra. E ha anche invitato il Movimento a superare il tabù delle ideologie.
“Se mi chiedono “si sente un uomo di sinistra?” io rispondo di sì. L’ho sempre detto. Nel 2005 però, quando ho fondato il meet up amici di Beppe Grillo a Napoli, quel che vivevo nella mia Regione era un tradimento da parte del centrosinistra: per l’emergenza rifiuti, per il commissariamento, per i tentativi di privatizzazione dell’acqua. Ho provato quello che in quegli anni hanno provato molti cittadini nei confronti dei loro partiti di riferimento. Io avevo valori di sinistra, sono cresciuto in una famiglia di sinistra. E ho pensato che una costruzione prima civica, poi politica come il Movimento, potesse portare avanti progetti, idee, nuove soluzioni per un sistema che si doveva rinnovare”.

Una forza politica che però ha guardato sia a destra che a sinistra. E che adesso deve scegliere.
“In quella fase storica essere post-ideologici è servito ad aggregare anime diverse, che però condividevano alcuni valori. Penso, lo dico con molta sincerità, che questa diversità sia un valore aggiunto. Le domande di fondo cui dobbiamo dare risposta sono sempre più urgenti: possiamo continuare a produrre distruggendo il nostro capitale naturale? Come coniughiamo le esigenze delle persone con quelle dell’ambiente? Come saniamo le diseguaglianze? Come affrontiamo i cambiamenti climatici, che sono anche alla base delle migrazioni? Queste sono sfide globali. Noi le affronteremo con chi vuole cercare un equilibrio nuovo”.

E quindi, secondo lei, l’alleanza con il Pd non è la morte nera?
“No. E per capirlo basta guardare a tutto quel che abbiamo fatto da quando siamo al governo con il Pd, la riforma costituzionale, questo decreto immigrazione, le misure che hanno tutelato la popolazione durante l’emergenza Covid, anche dal punto di vista economico. Però nulla può avvenire a prescindere. Abbiamo l’opportunità di creare un laboratorio per attualizzare anche le agende politiche. E lo stiamo facendo: qualcuno dimentica che gli iscritti al M5S hanno votato l’alleanza di governo con il Pd e, adesso, le intese locali”.

Ha paura di una scissione, con Casaleggio, Di Battista e altri che vanno via portandos dietro un pezzo di Movimento?
“Si è spesso parlato di scissione, ma finora – semplicemente – alcune persone, per i più disparati motivi, sono andate via. Quando dal palco di Palermo parlavo di cose che non funzionavano, il leaderismo, la prevalenza della comunicazione sulla sostanza, dicevo la mia, ma non ho mai abbandonato la nave. Ho sempre lavorato perché le cose potessero migliorare, in senso costruttivo. Spero che oggi, da parte di chi critica alcuni processi, ci sia lo stesso atteggiamento”.

Lei è favorevole a un organo collegiale che guidi il Movimento. Si candiderà a farne parte?
“Ho detto che non mi tirerò mai indietro quando si tratta di dare una mano al Movimento, ma non significa per forza farne parte”.

Teme che con Casaleggio si finisca in tribunale?
“Mi sembrerebbe assurdo. Negli anni ho sempre cercato una composizione, non vedo perché non si debba tentare anche stavolta”.

Forse perché le accuse reciproche sono pesantissime. E minano anche la maggioranza di governo. Teme incidenti per il governo?
“La maggioranza e il governo devono andare avanti perché abbiamo da gestire il Recovery fund, fondato su progetti ispirati alle cose per cui il Movimento si è sempre battuto. Sarebbe una pazzia vanificare quest’opportunità. Poi c’è la vita interna del Movimento che va dibattuta, sviluppata, ma alla fine si trova una sintesi e si va avanti”.

Sorgente: Fico: “Evitiamo la scissione, io quando ero critico non ho abbandonato la nave” | Rep

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