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DALL’INVIATO A BEIRUT.

Il corpo di Malak Juma, 16 anni, una ragazza curda di Afrin, è stato ritrovato a due settimane dalla sua scomparsa. Malak era scomparsa di casa nel giorno dell’Eid al-Fitr, la grande festa per celebrare la fine del Ramadan. E’ stata rapita, violentata e poi uccisa con tre colpi alla testa, un’esecuzione. Il suo corpo è stato ritrovato in un fosso usato come discarica vicino a una fattoria nel villaggio di Al-Ferziyya, Nord della Siria. Per i curdi che ancora abitano nel cantone di Afrin non ci sono dubbi. Gli assassini appartengono a una delle milizie jihadiste alleate della Turchia che hanno occupato la città nel febbraio del 2018 e imposto un regime del terrore. Ma sanno che sarà molto difficile renderle giustizia.Il Consiglio di autodifesa di Afrin, formato dai guerriglieri delle Ypg, e alcune ong locali a difesa dei diritti umani, hanno individuato la milizia responsabile, e cioè la fazione Al-Nukhba della Divisione Sultan Murad, composta soprattutto da estremisti turkmeni. «Hanno sequestrato Malak e poi l’hanno consegnata al cosiddetto Esercito nazionale siriano», precisano. Sarebbero stati questi combattenti arabi a ucciderla e poi a sbarazzarsi del corpo nell’area di Azaz, una loro roccaforte poco a Nord di Aleppo. Per i curdi però il vero colpevole è «la Turchia, che usa questi gruppi jihadisti, e persino reduci di Al-Qaeda e dell’Isis, per condurre la sua guerra contro i curdi», inclusi «crimini di guerra e pulizia etnica».

Sorgente: Siria, l’uccisione di una sedicenne scatena la rabbia dei curdi – La Stampa – Ultime notizie di cronaca e news dall’Italia e dal mondo

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