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Un anno fa doveva conquistare Tripoli in qualche settimana con il suo autoproclamato ’Esercito nazionale libico’ che aveva raccolto in Cirenaica con i finanziamenti e le armi di molti amici interessati. Un anno dopo, una ‘vittoria mancata’ dietro l’altra che l’arrivo del sostegno di armi miliziani e comando turco hanno trasformato in una successione di sconfitte. Ieri forse quella strategicamente definitiva col passaggio dall’attacco mal riuscito alla difesa, con alleati sempre più scontenti di lui

Haftar perde la strategica base aerea di Watiya

La cronaca Ansa di Rodolfo Calé. «Nell’ormai assai indebolito attacco a Tripoli, il generale Khalifa Haftar ha subìto un nuovo rovescio perdendo una base aerea – quella di Watiya – conquistata dalle forze del premier Fayez al-Sarraj, che ha potuto così definire più vicina una “vittoria”».

Non una semplice base aerea

«La struttura, a 130 km a sud-ovest della capitale libica, era considerata strategica dall’uomo forte della Cirenaica che dall’aprile dell’anno scorso sta cercando di prendere Tripoli». L’annuncio della presa di al-Watiya è stato dato dallo stesso Sarraj che si auto applaude, anche il merito militare è altrui. Mentre, «il mix di milizie e truppe regolari che compongono l’Esercito nazionale libico di cui Haftar è comandante generale», -sempre Ansa-  ripesca la ‘ritirata strategica’ di tutte le sconfitte, dichiarando di  essersi portatri via aerei e armi prima che cadessero in mano agli avversari. Ma non è detto che sia vero.

Ora tocca a Tarhuna

«Haftar, pur continuando a bombardare Tripoli con razzi, è sotto assedio anche nel suo quartier generale avanzato di Tarhuna, a est di Tripoli, e vede attaccate le proprie linee di rifornimento molto allungate perché in partenza dalla Cirenaica, la parte est della Libia».

Chi vince tra gli amici degli amici

Sarraj che contrattacca e vince grazie al sostegno della Turchia e del Qatar, con Haftar che non sa mettere a frutto sostegno politico, armi e soldi di Emirati arabi, Egitto e mercenari russi, ora probabilmente molto arrabbiati.

«Presa Watiya, Tripoli – e indirettamente la Turchia – ha potuto vantare il controllo sullo spazio aereo dell’intero ovest della Libia, dove esistono importanti giacimenti di idrocarburi».

Ora rischio defezioni

Il ritiro, anche se parziale, pone seri problemi ad Haftar, rileva Giordano Stabile su La Stampa. «Le sue forze, sono un’alleanza di milizie disparate, con ex ufficiali dell’esercito di Muammar Gheddafi, nostalgici del vecchio regime, salafiti “makhdalisti” appoggiati dall’Arabia Saudita e altri dagli Emirati e dall’Egitto. Questa coalizione potrebbe perdere pezzi in tempi rapidi se la prospettiva di conquistare Tripoli e così tutta la Libia dovesse svanire».

Chi controlla cosa, territorio e petrolio

Dalla sua parte sua il generale-maresciallo ha il fatto che controlla ancora circa il 90 per cento del territorio libico e il 60 per cento della popolazione.  Inoltre –geolitica petro-araba- Abu Dhabi che paga e tanto, non è disposta a tollerare che la Turchia si insedi in pianta stabile in Libia. Sono attesi rinforzi e armi per Haftar. E anche l’Algeria non vede di buon occhio la presenza militare turca.

Ovviamente Erdogan festeggia

La conquista della base di Al-Watiya da parte del governo di Fayez al-Serraj segna comunque una svolta strategica. «La base aerea, situata a 80 chilometri dalla costa, vicino al confine con la Tunisia, offre alla Turchia la possibilità di impiantarsi solidamente in Tripolitania. E’ una struttura enorme, con bunker e hangar rafforzati, ed era una delle principali basi di Gheddafi». Che ora Ankara può trasformare in una roccaforte per le sue forze terrestre e aeree, soprattutto droni.

Armi russe nelle mani dei turchi

Per Khalifa Haftar è la terza sconfitta di seguito che dovrà provare a spiegare ai suoi sponsor.  «Prima ha perso la base di Gharian, poi Sabrata, e adesso Al-Watiya. In Tripolitania gli restato solo la roccaforte di Tarhuna, se perde anche quella si scorda Tripoli». Haftar perdente principale, destino dannato il suo, già dal Ciad con l’allora suo leader Gheddafi, «Ma è uno smacco anche per i suoi alleati, Russia ed Emirati».

Politica e liturgie diplomatiche

L’Onu è tornata a chiedere una tregua e la ripresa delle trattative di pace. A livello europeo il governo di Al-Serraj è appoggiato soprattutto dalla Gran Bretagna e dalla Germania. La Russia, e in maniera più sfumata la Francia, sono con Haftar. «L’Amministrazione americana è invece divisa.

Il presidente Donald Trump lo scorso anno ha dato il suo sostegno ad Haftar (con beffa annesse di promesse di leadership  fatte all’Italia), in linea con gli alleati regionali sauditi ed emiratini, ma adesso il dipartimento di Stato ha sempre più dubbi sul maresciallo». L’Italia mantiene una posizione  tra l’equidistante e l’incerto.

 

 

Sorgente: Sconfitta strategica di Haftar alla porte di Tripoli: il generale verso l’epilogo –

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