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Quando Alessio Avellino è entrato in polizia i suoi documenti erano al femminile e, per quanto fosse doloroso per lui, anche il suo corpo lo era. Quella persona pronta a prestare giuramento e indossare una divisa non era “lui” per tutti. Lo è diventato con il tempo, e ora che ha 26 anni è un poliziotto transgender, uno dei pochi in Italia. Nel percorso lo ha aiutato Michela Pascali, segretaria generale di Silp Cgil e poliziotta “dichiaratamente lesbica” che ora commenta: “La sua è una storia potente, vissuta nel rispetto e senza clamori”

Alessio Avellino è un poliziotto. Quando è entrato in polizia, però, all’anagrafe non era Alessio: i suoi documenti erano al femminile e, per quanto fosse doloroso per lui, anche il suo corpo lo era. Quella persona a dover essere pronta a prestare giuramento e indossare una divisa non era “lui” per tutti. Lo è diventato con il tempo, e ora Avellino, che ha 26 anni ed è originario di Napoli, è un poliziotto transgender, uno dei pochi in Italia.

A tendergli la mano, e aiutarlo ad allinearsi a quello che era nel profondo, è stata una collega: Michela Pascali, poliziotta originaria di Lecce, è stata la leva affinché Alessio potesse diventare Alessio per tutti. Lei è stata la prima omosessuale eletta ai vertici del sindacato delle forze di polizia, nel 2019. E Avellino si è imbattuto nella sua storia proprio quando intorno a lui tutto si faceva buio. Stava per partire per il 208° corso Agenti della Polizia di Stato, ed era divorato dall’angoscia: aveva visto una serie di video di cerimonie di giuramento in cui le donne giuravano in gonna e gli uomini in pantaloni. Una cosa che lo feriva nel profondo, che calpestava la sua identità, al di là della decostruzione dei ruoli di genere, tanto da fargli mettere in dubbio il futuro: “Non avrei giurato in gonna e tacchi, piuttosto avrei rinunciato a tutto anziché provare quella sofferenza – ha raccontato sulla pagina Facebook di Polis Aperta, associazione di volontariato Lgbt+ delle forze dell’ordine – quello che ero non poteva essere messo da parte per quello che facevo”.

È stato in quei giorni che si è imbattuto nella storia di Michela Pascali, che era diventata segretaria generale di Silp Cgil pochi mesi prima, ed era una poliziotta “dichiaratamente lesbica”: “In me si aprì la speranza di poter avere un contatto con qualcuno che indossasse quei colori e non era completamente avulso dal mondo Lgbt+”. Michela ha aiutato Alessio, così come l’hanno aiutato altre colleghe e alcuni colleghi, la compagna di stanza. Il futuro agente si trovata a Spoleto, “luogo in cui dovevo lottare con me stesso e 400 e più persone che non mi vedevano – continua – in quel luogo sono riuscito a sopravvivere grazie a una voce al telefono e a pochi occhi eletti”. Non ha mollato, come non l’hanno fatto le persone accanto a lui, fra cui Michela.

Il giorno del giuramento Alessio Avellino ha potuto indossare i pantaloni, “perché le molteplici divise che hanno incontrato la mia richiesta si sono spese uniformemente nella risposta al mio bisogno”. E quella che era la sua grande, profonda e divorante angoscia, è stato un ostacolo che è riuscito a superare grazie al supporto di Michela Pascali, e di tanti altri. Avellino non si è fermato lì e ora il suo nome di elezione è quello che compare sui documenti ufficiali: agente Alessio Avellino, al maschile, l’unico modo in cui poteva essere. “È uno degli unici quattro casi di persone transessuali FtM in polizia – spiega proprio Michela Pascali – colleghi entrate con documenti femminili che durante la carriera hanno deciso di fare la transizione, in tre hanno fatto ricorso al Tar e continuano a lavorare”.

Alessio ha una particolarità in più: non ha fatto ricorso al Tar, per lui ha parlato una sentenza del tribunale che gli ha consentito il cambio dei dati sui documenti e la possibilità di ricorrere agli interventi per la riassegnazione del sesso. “La sua è una storia potente, vissuta nel rispetto e senza clamori – continua Pascali – ha creato un precedente impossibile da sovvertire, ora. È una rivoluzione, e le rivoluzioni si fanno in silenzio”. Ora gli agenti Pascali e Avellino si trovano spesso nella stessa città, Roma: lei impegnata nella segreteria del sindacato (è in distacco da Firenze), lui in servizio. Anche se nel frattempo è diventato presidente di Polis Aperta ed è in congedo straordinario perché è un dottorando per studi di genere in Scienze Sociali e Statistiche all’Università Federico II di Napoli.

Sorgente: Il poliziotto trans riesce a giurare in pantaloni e ora si chiama Alessio Avellino. “La sua è una rivoluzione” – la Repubblica

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