“È stato Israele”
Secondo le primissime ricostruzioni, l’attacco avrebbe attivato delle micro-esplosioni all’interno dei cercapersone dei combattenti del gruppo, riferiscono media libanesi, citando fonti anonime degli stessi Hezbollah. Israele non ha rivendicato l’attacco hacker, come spesso accade in azioni mirate portate avanti dai servizi di sicurezza di Tel Aviv, ma è chiaro che tutti gli indizi lasciano pensare che l’azione coordinata abbia avuto origine lì. Il portavoce del governo libanese ha affermato che il governo ritiene Tel Aviv responsabile e considera il cyber-raid una violazione della sovranità, riferisce Axios. Anche il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araqchi, ha condannato “l’atto terroristico del regime israeliano che ha preso di mira civili libanesi”.
La riunione d’emergenza a Tel Aviv
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant sono riuniti nella ‘fossa’ della Kyria, il bunker del ministero della Difesa a Tele Aviv, dopo le esplosioni simultanee, riferisce Ynet. L’intelligence israeliana ha rilevato segnali insoliti di preparativi militari di Hezbollah nel Libano meridionale. L’apparato di sicurezza ritiene che le tempistiche attuali non consentiranno la nomina di Gideon Sàar a ministro della Difesa al posto di Gallant, anche perché Sàar non ha familiarità con i piani operativi dell’Idf per il Libano.
Sono esplosi gli ultimi modelli
Nel frattempo Hezbollah ha informato tutti i suoi membri di smettere immediatamente di usare i cercapersone, dispositivi per le telecomunicazioni, dopo le decine di esplosioni, come riporta Al-Arabiya citando fonti. Fonti della sicurezza israeliana spiegano che i cercapersone esplosi erano l’ultimo modello usato dagli Hezbollah da pochi mesi. Diversi mesi fa, scrive Al Jazeera, i vertici del Partito di Dio avevano invitato i militanti a non utilizzare i cellulari temendo che Tel Aviv fosse in grado di infiltrarsi nelle apparecchiature. Così sono ricorsi a questo diverso sistema di comunicazione che utilizza i cercapersone e che sembra siano stati penetrati.
“Hanno ricevuto un messaggio”
Una precauzione che è stata insufficiente. Resta da capire come sia stato compiuto l’attacco: se intercettando la fornitura e quindi manomettendo alla fonte i dispositivi per poi attivarli, oppure se sfruttando la rete dati usata dagli stessi per farli esplodere. Di certo, come visibile da diversi video, molti membri dell’organizzazione hanno avvertito un surriscaldamento dei dispositivi poco prima del botto. La stessa fonte di Hezbollah ha detto – secondo quanto riporta il media israeliano Ynet – che alcuni membri dell’organizzazione “hanno sentito che i dispositivi si stavano scaldando” e si sono sbarazzati di loro prima che esplodessero. Secondo la rete libanese Mtv, un “messaggio è arrivato” sui cercapersone pochi secondi prima dell’esplosione.
Sorgente: ilfattoquotidiano.it