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Carla è partita alla volta di Amburgo a marzo, insieme al marito. Avevano contrattato tramite un intermediario rintracciato via Facebook un lavoro con regolare contratto come camerieri per un ristorante italiano, ma solo all’arrivo hanno capito che quelle promesse non sarebbero state rispettate. “Ci aveva detto che avremmo firmato il contratto al nostro arrivo, ma non è andata così. Io non avevo esperienza, ma mio marito sì. Lavoravamo dalle 9.30 del mattino alle 22 per sei giorni alla settimana per una paga molto più bassa di quella prevista dalle normative tedesche: 1300 euro al mese”. Un altro ristoratore italiano, con locale ad Halle, ha contattato un ragazzo italiano sempre tramite social network promettendo un lavoro in regola, ma all’arrivo le condizioni non erano assolutamente quelle pattuite: 12 ore al giorno a 5 euro all’ora in nero nonostante la paga minima in Germania ammonti a 9,19 euro lordi l’ora. Sempre lo stesso ristoratore offrì a un altro ragazzo 800 euro al mese per 50 ore di lavoro a settimana. E ancora: “Sono in Germania da 2 settimane, purtroppo con il lavoro 11 ore al giorno ho un’infiammazione alla caviglia. La titolare non mi ha messo in regola e non ho l’assicurazione”.PUBBLICITÀMessaggi come quello di Chiara e testimonianze come quella di Carla sono, purtroppo, abbastanza frequenti sui gruppi Facebook e nelle community di italiani emigrati in Germania impiegati nel settore della ristorazione e della gastronomia. Nei gruppi dedicati si trovano ogni giorno annunci di ristoratori che cercano personale rigorosamente italiano per i propri locali. Pochissimi i dettagli: quasi sempre le ore di lavoro, i giorni richiesti e la paga non sono specificati. Alcuni però hanno il coraggio di scrivere nero su bianco che la retribuzione verrà decisa dopo un periodo il periodo di prova, dunque si inizia a lavorare in nero. E spesso si continua in nero.

Sorgente: Lavoro nero, paghe sotto il salario minimo e alloggi fatiscenti: così i ristoratori italiani in Germania reclutano (e sfruttano) i connazionali – Il Fatto Quotidiano

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