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Mi sono spesso chiesto quale sia il piano di Renzi dopo la “mossa del cavallo”.

Spero per lui che ne abbia uno; è difficile pensare che continui ad esporsi in totale incoscienza alla contraerea politico-mediatico-giudiziaria che lo cannoneggia da anni, e a provocare in ogni modo artiglieri già di loro sufficientemente motivati a cancellarlo dalla faccia della terra.

Proviamo a immaginare razionalmente qualche scenario.

La prima ipotesi è che Renzi abbia già preso atto del suo definitivo fallimento politico e che si stia riconvertendo rapidamente al mestiere di consulente e conferenziere d’alto bordo. Ma a parte che gli sarebbe difficile reggere questo mestiere – sulle sole basi di un’esperienza di governo piuttosto breve – per i prossimi vent’anni, se fosse così non avrebbe alcun senso montare quotidianamente a panna la polemica con i mille suoi avversari fingendo di interessarsi ancora alla politica italiana. Gli converrebbe abbassare i toni, invocare una tregua, passare le consegne a qualche luogotenente di Italia Viva (ne ha molti e bravi), rinunciare al ruolo di play maker, togliersi dalla linea di fuoco e godersi le sue cospicue entrate.

Oppure potrebbe essere che aspiri ancora ad un ruolo pubblico, nonostante i sondaggi impietosi; l’uomo ha energie e idee da vendere e non si dà facilmente per vinto. Ma allora perché bruciare ogni brandello di terra intorno a sé imbarcandosi in iniziative pittoresche e indifendibili come le scampagnate saudite, palesemente incompatibili con qualsiasi aspirazione politica e istituzionale?

E poi, la legittima ambizione di giocare un ruolo da protagonista in quale contesto potrebbe mai realizzarsi? Forse Renzi sta tenendo coperte le carte di un nuovo soggetto riformista in collaborazione con gli altri cespugli centristi? Ma davvero all’orizzonte non si intravede neppure un fil di fumo, un indizio, una traccia che induca a scommettere un soldo bucato sul vagheggiato partito unico dei liberal italiani.

In alternativa egli potrebbe allearsi con forze di centrodestra, considerato anche che tutti i vecchi compagni di strada del centrosinistra ormai lo considerano un reietto e che l’ala centrista di quello schieramento è da tempo in cerca di un erede. Ma non è ragionevolmente ipotizzabile che in una tale avventura i suoi pur devoti elettori e i parlamentari di Italia Viva lo seguano come un sol uomo.

Resta una sola possibilità: che Renzi non abbia la minima idea di come liberarsi dallo scacco ormai irreversibile al quale è stato ridotto, in parte sostanziale da un dispiegamento di forze avversarie (politiche e non) mai visto nella storia repubblicana, ma in parte non trascurabile da un’indole intemperante e incapace di mettere i suoi talenti al servizio di qualcosa che non sia sé stesso. E che mentre brucia un’opzione dopo l’altra sull’altare della sua egolatria, abbia semplicemente deciso di continuare a fare il Renzi, senza alcuna tattica e senza alcuna prudenza, portando fino in fondo e fino all’estremo l’unica strategia politica che conosce: il renzismo, con cui ha retto nel bene e nel male le sorti di due legislature. Durerà ancora 18 mesi, ci terrà sulle montagne russe con l’elezione del Presidente della Repubblica e con le conseguenze politiche di quell’elezione. Qualcosa resterà, in qualche forma, perché nessuna esperienza estrema passa e magari fallisce senza lasciare traccia. Poi sarà finita.

Sorgente: Cosa sta combinando Matteo Renzi? | Politica per Jedi

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