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Il segretario generale Guterres: crimini nelle carceri controllate dal ministero dell’Interno. Nel mirino anche le prigioni di “Bija”. L’appello: «Stop ai respingimenti»

Stavolta per Antonio Guterres è stato come fare i nomi. Nero su bianco, con un dossier al Consiglio di Sicurezza. La Corte penale dell’Aia lo ha già acquisito. Una plateale sconfessione verso chi persevera nei rapporti opachi con Tripoli: dai ministeri coinvolti nel traffico di persone agli esecutori degli stupri, fino a quei governi, come Italia e Malta, che tra memorandum e accordi segreti cooperano nei respingimenti illegali.

«La situazione dei migranti e dei rifugiati, compresi quelli detenuti nei centri di detenzione ufficiali, rimane fonte di grave preoccupazione». Nel rapporto del segretario generale è scritto che la missione Onu a Tripoli (Unsmil) «e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno continuato a ricevere segnalazioni di detenzione arbitraria o illegale, tortura, sparizioni forzate, sovraffollamento». Non solo nelle prigioni clandestine dei trafficanti, ma «nelle strutture di detenzione sotto il controllo del Ministero dell’Interno». Una chiamata in causa per l’apparato di Fathi Bashaga, il ministro degli Affari interni a cui sono affiliate diverse milizie. A conferma Guterres segnala come dal 15 gennaio al 5 maggio 2020 siano stati intercettati in mare 3.115 «tra migranti e rifugiati». Ma circa «1400 sono detenuti nelle prigioni sotto il controllo del ministero dell’Interno». Che fine hanno fatto tutti gli altri?

Sorgente: L’Onu accusa le autorità libiche: abusi e traffico di persone

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