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«Davanti alle coste libiche la “divisione” dell’Europa», titola Avvenire sulla lettera denuncia dell’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, già capo di Stato maggiore della Marina militare.

Il primo aprile (data monito forse), l’Unione Europea nei guai Covid, ha ufficialmente dato in via alla l’operazione Eunavfor Med ‘Irini’ (in greco ‘pace’, dopo la fine litigata di ‘Sophia’). Ma qui torniamo all’ammiraglio. «Dopo circa una settimana le sole navi in pattugliamento davanti alla Libia sono quelle turche. Di quelle di Irini non vi è traccia. Forse complice il Covid– 19 che ha verosimilmente aggravato la tradizionale timidezza operativa dell’Unione, le navi europee sono ancora in porto».

Un mare di promesse

«Sinora solo la Grecia e l’Italia hanno dichiarato di essere realmente pronte a mandare le proprie navi in mare. La Francia sarebbe disponibile a partecipare con una sua nave, ma non prima della metà di maggio, mentre la Spagna limiterebbe il suo contributo a un aereo da pattugliamento della Marina. Germania non pervenuta». Un blocco navale già di per se di utilità molto discutibile, se non di pura e semplice facciata, alibi politico. Ma questo l’ammiraglio non lo dice. Lui tecnico spiega. «Con sole tre navi, ammettendo un rapporto mare/porto del 60%, la presenza media in zona di operazioni si ridurrebbe ottimisticamente a 2 unità. Se non se ne aggiungessero altre, il ‘blocco navale’ sarebbe assai permeabile, di fatto una missione di facciata, soprattutto se non venisse dotata di regole d’ingaggio molto robuste (poco probabile)».

Presa in giro per non dire peggio

Compiti di Eunavfor Med Irini sostanzialmente quelli di Sophia, ma con diverse priorità operative. Oltre le 12 miglia di mare libico, soccorso ai migranti esclusiva di fatto alla famigerata guardia costiera libica, e al primo posto, l’embargo delle armi alla Libia, sorveglianza sulle esportazioni illecite di petrolio libico, e poi redimere le marinerie locali. L’ammiraglio fornisce dettagli tecnici ma non vi si nasconde dietro.

  1. Il gruppo navale non potrà infatti operare all’interno delle acque territoriali libiche, nel suo spazio aereo o sulla terraferma.
  2. Ciò comporta che il traffico di armi diretto in Cirenaica attraverso il confine terrestre con l’Egitto e quello marittimo entro le 12 miglia dalla costa, potrà continuare praticamente indisturbato.
  3. Le navi provenienti dal Mar Rosso e dal Golfo Persico, dopo aver attraversato il canale di Suez, potranno navigare nelle acque territoriali egiziane e poi in quelle della Cirenaica, sotto il controllo delle motovedette di Haftar, raggiungendo sostanzialmente indisturbate i porti di Tobruk e Bengasi, senza poter essere intercettate dalle navi europee.
  4. I ribelli della Cirenaica non rischieranno quindi di rimanere senza armi. Per contro, sarebbe proprio il Governo sostenuto dall’Onu, quello di al– Serraji, a essere penalizzato.
  5. Paradosso assoluto, «a risentire dell’azione del Gruppo Navale europeo sarebbe solo il traffico marittimo diretto in Tripolitania, sempre che i turchi non decidano di scortare le navi che trasportano armi dirette a Tripoli, creando le condizioni di un confronto armato fra le navi europee e quelle “neo–ottomane”».

Pensata male, gestita peggio

Comando gruppo navate (gruppetto). Il quartier generale resta a Roma (nella sede del Comando Operativo Interforze), ma il comandante in mare lo vuole la Grecia («la più direttamente penalizzata assieme all’Italia dalla presenza turca in Libia»), offrendo non solo la nave ammiraglia, ma anche la disponibilità dei propri porti per lo sbarco di migranti eventualmente soccorsi in mare. O mi dai il comando o niente porti greci, è il non detto ben chiaro. Del resto, «La Grecia, antagonista storica della Turchia, teme verosimilmente che un comandante di altra nazione potrebbe essere meno determinato in un eventuale confronto con il gruppo navale turco, che da alcuni mesi pattuglia le acque libiche a protezione degli accessi marittimi e della costa della Tripolitania».

La Turchia prepotente di Erdogan

Rischio italiano a comandare. «Qualora avessimo il comando in mare, se non tenessimo testa al Gruppo navale turco in caso di confronto/scontro, potremmo essere accusati di passività o di connivenza da parte della Grecia e da parte della Francia. O, in caso contrario, dovremmo essere preparati a gestire l’uso della forza contro i turchi che hanno dimostrato di non avere particolari freni inibitori in tal senso».

Tra l’incudine e il martello

L’ammiraglio De Giorgi è esempio di massima chiarezza. «Saremmo fra l’incudine e il martello, alla guida di una missione che nasce debole sotto il profilo politico prima ancora che militare». «In ogni caso e da qualunque angolo si osservi la nuova missione europea, le premesse, i vincoli operativi e il ridotto numero di mezzi sono la fotografia delle divisioni fra le politiche estere e più in generale degli interessi conflittuali degli Stati Europei». «E Irini ennesima occasione persa per la credibilità dell’Europa come attore rilevante sullo scacchiere internazionale».

AVEVAMO DETTO

 

Sorgente: Embargo armi alla Libia beffa europea: in mare solo navi turche con interessi molto sospetti –

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