0 6 minuti 4 anni

Il virus ha fatto finora 80 vittime. Il ministro: «Più contagioso della Sars» in Vietnam infetto mai stato in Cina. L’Italia studia piano di evacuazione

«Più rapido della Sars a diffondersi, anche se meno potente». Il ministro della Sanità cinese, Ma Xiaowei, e i suoi uomini del Centro per la prevenzione delle malattie infettive non nascondono al mondo che il 2019-nCov, il nuovo coronavirus partito da Wuhan e arrivato a infettare tutto il mondo, è molto più contagioso di quanto pensassero all’inizio. «Non abbiamo ancora identificato la fonte dell’infezione e non abbiamo chiaro il rischio di mutazioni e il modo in cui si diffonde la malattia», ha dichiarato il ministro Ma. Il fenomeno più preoccupante è che il virus ha un periodo di incubazione che può durare fino a 14 giorni, e può «trasmettersi tra persone che non hanno ancora manifestato nessun sintomo».

Il 2019-nCoV ha già causato 80 vittime nel Paese asiatico, 2.744 i contagiati, secondo i dati ufficiali. Il sindaco di Wuhan ammette un dato che ha dell’incredibile: 5 milioni di persone avrebbero lasciato la megalopoli prima che scattassero le misure di sicurezza. Sarebbero tutti potenziali uomini e donne infette. Inoltre, il microrganismo è difficile da tracciare, perché si diffonde prima che i pazienti si siano accorti di averlo contratto. Così, ieri, l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha registrato un nuovo caso, quello di un cittadino vietnamita risultato infetto, ma senza aver mai messo piede in Cina: era stato contagiato da un parente, tornato dal Paese del Dragone. Gli scienziati leggono questa notizia come un fattore indicativo della pericolosità e della rapidità del virus. Nonostante i medici cinesi provino a lanciare segnali rassicuranti: «Abbiamo isolato il primo ceppo – dice il medico di Pechino Xu Wenbo -, l’obiettivo è identificare gli agenti patogeni e studiare un vaccino».

Le misure di sicurezza
La megalopoli di Wuhan (11 milioni di abitanti), fabbrica del 2019-nCoV, è isolata. Ma il gigante asiatico alza le misure di sicurezza: Pechino ha vietato il commercio di animali selvatici. Il governo ha imposto l’obbligo di mascherine in pubblico a due province, Guangdong (100 milioni di abitanti) e Jiangxi (45 milioni), e tre città, Nanchino (8,3 milioni), Ma’anshan (nello Anhui, 2 milioni) e Xinyang (nello Henan, 1,2 milioni). Le ferrovie cinesi hanno disposto controlli della temperatura corporea dei passeggeri in 387 stazioni e chiuso 72 linee. Shanghai ha sospeso le linee di autobus a lunga percorrenza. Chiuse per precauzione anche molte sale cinematografiche del Paese, mentre Pechino tiene a precisare che manterrà «i collegamenti con il resto del mondo», ma asili, scuole e università «ritarderanno la riapertura», prorogando le festività per il Capodanno cinese di tre giorni fino al 2 febbraio, come parte delle misure del governo per combattere l’epidemia di polmonite virale. Inizialmente i cinesi sarebbero dovuti tornare a lavorare venerdì 31 gennaio, dopo sette giorni festivi che si traducono in centinaia di milioni di viaggi in tutta la Cina.
L’aeroporto della capitale è un deserto surreale, mentre i passeggeri sui treni sono calati del quaranta per cento negli ultimi giorni, e sono stati solo 2,6 milioni. Anche Hong Kong è in allarme. Segue le misure di sicurezza della Cina: stop a Disneyland e all’Ocean Park, attrazioni turistiche da 100 mila visitatori al giorno durante questo periodo di vacanza, scuole riaperte solo il 17 febbraio. Da ieri è inaccessibile anche il monumento più noto del Tibet, il Palazzo del Potala, per i timori dell’epidemia. L’ultima vittima non umana del virus sono, poi, i Giochi Nazionali d’Inverno 2020: la competizione sportiva doveva svolgersi a febbraio in Mongolia interna, sarebbe stata una sorta di prova generale delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022, ma per ora è sospesa.

L’evacuazione degli stranieri

Nell’emergenza, molti Stati stanno organizzando l’evacuazione dei propri cittadini. Oltre a Stati Uniti, Giappone, Francia e Russia, anche il nostro Paese sta valutando come portare via gli italiani rimasti bloccati a Wuhan. «Sono allo studio varie opzioni», spiega l’Unità di crisi della Farnesina: si prevedono «spostamenti via terra» verso altre città cinesi, o con un volo charter, opzione più complicata, se si considera che questi passeggeri dovrebbero essere tenuti in quarantena per 14 giorni e che il virus non si manifesta se è in incubazione. Parigi organizza dei charter diretti. Oggi gli amercani partiranno alla volta di San Francisco.

A ieri, erano 45 le persone infette fuori dalla Cina, tra Hong Kong, Macao, Thailandia, Australia, Malesia, Singapore, Francia, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Usa (i casi qui sono arrivati a cinque), Nepal e il Vietnam. Rientrati gli allarmi a Vienna e in Italia.

Il coronavirus, dunque, non è ancora classificato grave come la Sars tra il 2002 e il 2003 (fece 774 morti), ma sta generando una psicosi drammatica nel continente asiatico. Due ospedali sono in costruzione a Wuhan (dove le cliniche sono 24), 1600 medici volontari in arrivo dalla capitale per aiutare i colleghi. Anche l’esercito è stato mobilitato. Il sindaco di Wuhan parla di «1000 contagia in più di quanto abbiamo dichiarato». Secondo l’agenzia di stampa Bloomberg, i cinesi stanno somministrando i farmaci dell’Hiv per curare la polmonite causata dal 2019-nCoV. E a Hong Kong è scattata la protesta contro le autorità: alcuni cittadini hanno dato alle fiamme una struttura pubblica, un grattacielo, che l’amministrazione voleva utilizzare per isolare gli infetti. Scene apocalittiche. Per ora non s’intravede la fine.

Sorgente: Panico a Wuhan, il sindaco: “Milioni di persone fuggite prima della quarantena” – La Stampa