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fotografia da web

Eugenio Scalfari

La settimana che oggi si conclude è stata piena di avvenimenti ma ormai il mondo intero nella società globale è diventato qualche cosa simile ad un formicaio: le forze che si alleano o si contrappongono sono molteplici e cambiano spesso di posizione. L’Europa in particolare è densa di fatti, di contrasti, di interessi difformi e contrapposti. È normale e avviene dovunque: nell’America di Trump, in Cina, nella Russia. L’Italia è quanto mai divisa: Salvini da un lato, con l’appoggio non definitivo ma transitorio di Meloni e di Forza Italia berlusconiana. La Lega da sola raggiunge il 34 per cento e già lo supera nei sondaggi e si avvale in più del “contratto” con il Movimento Cinque Stelle che raccoglie in questo momento il 20 per cento dell’elettorato. Tuttavia l’accordo Salvini-Di Maio è diventato assai fragile; probabilmente salterebbe in aria se il Pd fosse in grado di riunire chi la pensa allo stesso modo di Zingaretti e di tutto il gruppo dirigente, del quale tuttavia non si comprende bene fino a che punto Renzi faccia parte oppure lavori per demolirlo e sostituirlo.

In queste condizioni l’Italia è frazionata, addirittura è un formicaio in un formicaio mondiale. La Lega di Salvini sta attraversando proprio in questi giorni una situazione estremamente difficile: è accusata con prove di grande credibilità di corruzione internazionale. L’accusa riguarda il sostegno economico dalla Russia, attraverso una fornitura di petrolio a prezzo agevolato. Naturalmente Salvini smentisce con estrema forza ma le prove a carico del suo partito sono notevoli e la questione è quindi estremamente aperta. Una serie di magistrati si sta occupando di questa vicenda e i primi sviluppi sono attesi nei prossimi giorni. Salvini naturalmente respinge vigorosamente l’ipotesi di reato e prende le distanze dall’uomo che ha gestito le trattative, ma ci sono fotografie e dichiarazioni che confermano il suo rapporto con questo figuro, attivo da anni nel sottobosco delle relazioni internazionali. La possibilità che Salvini finisca sotto accusa e la sua funzione di Grande Capo venga minata si può verificare entro pochi giorni. Che ne pensa Di Maio?

Per ora il leader dei Cinque Stelle non dice una sua parola sulla questione anche perché a sua volta sta attraversando una crisi interna anch’essa molto seria: il movimento ex grillino rischia di spaccarsi con Di Battista ed altri che la pensano come lui e si stanno raggruppando e si propongono di detronizzare Di Maio. Insomma tutta la nuova destra che ha raggiunto il massimo della sua consistenza è coinvolta in una serie di crisi diverse l’una dall’altra ma egualmente pericolose. Che farà a questo punto il Pd?

La sinistra italiana ha perso da tempo lo spirito del veliero politico che dovrebbe avere. La storia rimonta alla crisi del fascismo e al nascere della Democrazia cristiana che divenne nello spazio di pochi anni il partito di maggioranza tenuto insieme al tempo stesso da un fondamento religioso e una posizione decisamente conservatrice. Questo avveniva alla fine degli anni Quaranta ma a quell’epoca era ancora un partito di piccole proporzioni. La crescita però fu molto veloce e la Dc si impadronì del governo del paese. L’Italia di settant’anni fa non aveva una sinistra capace di sfidarla. C’erano naturalmente socialisti e comunisti alleati tra loro ma con forze numericamente inferiori: il Paese non era ancora economicamente progredito e quindi le forze operaie avevano scarso vigore politico; mentre quelle contadine spesso ignoravano la politica.

Questa situazione cambiò rapidamente quando l’industria del Nord e la Fiat in modo particolare si svilupparono incoraggiando un flusso di emigrazione interna dal Sud contadino verso il Nord operaio. Un boom che portò l’economia italiana a livello europeo. Abbiamo assistito a metà dello scorso secolo ad uno sviluppo abbastanza veloce, con ripercussioni anche di carattere politico: la sinistra operaia accrebbe la sua forza e la Dc dovette tenerne conto. Diventò non più un partito di centrodestra e neppure un partito esclusivamente di centro: la sinistra democristiana nacque e si sviluppò soprattutto con personaggi come Fanfani, Rumor e poi De Mita. Moro soprattutto. Non era certo di sinistra Aldo Moro ma neppure di destra. Aveva concepito un’alleanza con il Partito comunista rinnovato dalle fondamenta da Enrico Berlinguer. L’idea di Moro era un’alleanza con il Pci che durasse almeno una legislatura con un governo affidato alla Dc ma sostenuto dal Pci. Nei suoi disegni, quel tipo di alleanza sarebbe stata gestita da un governo affidato a Giulio Andreotti. Strano a dirsi. Andreotti teoricamente era un uomo della destra Dc ma in pratica non avrebbe avuto alcuna remora a governare col sostegno dei comunisti. Andreotti è stato un uomo con una visione politica che non aveva né un passato né un futuro ma soltanto un presente, che a lui andava bene purché ne avesse il governo.

Moro fu rapito dalle Brigate Rosse proprio nel giorno in cui avrebbe preso la parola alla Camera per presentare il governo Andreotti. Durò cinquanta giorni la prigionia di Moro che poi fu trucidato dalle Br. La sinistra comunista che Berlinguer aveva profondamente trasformato, portando poi alla nascita del Partito democratico, trent’anni dopo fu affidata a Matteo Renzi e lì cominciò un periodo concluso con una catastrofe politica che portò il Pd al 16 per cento. La sinistra da quel momento non ha ancora ripreso il vigore di un tempo anche se sta tentando di tornare ad essere un grande partito democratico. Ci riuscirà?

Renzi ha ancora un suo seguito e non sembra disposto a rinunciare alla sua leadership. I non renziani dal canto loro sono del tutto contrari a rivederlo alla testa del partito. È dunque possibile che in una sinistra ancora così debole e per di più divisa riesca a riprendere una leadership nazionale, persa ormai da tempo? Esiste ancora una sinistra italiana indipendentemente dai canoni del partito tradizionale?

In effetti una nuova sinistra, con le caratteristiche di un Movimento indipendente dal partito, esiste. È una sinistra moderna per quanto ci risulta, con le caratteristiche di una libera opinione laica. È un popolo consapevole, non un populismo asservito. In Italia un fenomeno di questo tipo non c’è mai stato finora. In Europa neppure ma ci fu in Francia quando si scatenò la Grande Rivoluzione. Da lì nacque il socialismo di massa che caratterizzò la Francia e si propagò in gran parte del continente tra il 1789 e il 1848. Questo fu il periodo della moderna grandezza europea che poi fu travolto da eventi che riportarono indietro l’Europa fino alla situazione odierna.

Bisognerebbe ritornare all’epoca quarantottesca, naturalmente con caratteristiche di piena modernità. Se l’Italia fosse in grado di dare l’esempio di questa nuova e grande sinistra, questo sì che sarebbe un miracolo. Se c’è un vero obiettivo da proporsi è la creazione d’un popolo nuovo e di una nuova sinistra democratica.

Sorgente: Dal formicaio alla democrazia del popolo sovrano | Rep

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