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Il ministro dell’Interno fa mezza marcia indietro e modifica il dl sicurezza bis. Ma per il Colle restano perplessità sulle pene per i manifestanti e sul decreto famiglia, senza copertura e requisiti. Incontro in vista fra Mattarella e Conte. Poi, forse, il Cdm

di Concetto Vecchio

Sparito il riferimento ai migranti dall’ultima bozza uscita dal Viminale il decreto sicurezza bis, voluto da Matteo Salvini, potrebbe, a questo punto, anche passare il vaglio costituzionale del Colle. Il condizionale è d’obbligo, perché ieri sera tardi l’esame era ancora in corso. Resterebbe al palo invece il decreto famiglia, su cui punta Luigi Di Maio. Non solo in questo caso c’è un problema di coperture, ma non si ravvisano nemmeno gli estremi per una decretazione d’urgenza.

Questo lo stato dell’arte sui due provvedimenti elettorali del governo, al termine di una giornata convulsa, resa ancora più complicata dall’isteria pre-voto che accompagna l’infinito duello tra Lega e Cinquestelle.Tra le altre cose il presidente Sergio Mattarella si è visto tirato per la giacca da Giuseppe Conte, lunedì sera. Nella cornice del Consiglio dei ministri, il premier si era opposto a Salvini motivando la sua contrarietà con “i rilievi del Colle” sul decreto sicurezza, facendosi così scudo con il Quirinale.

Ora, la presidenza della Repubblica aveva fatto balenare dubbi giuridici insormontabili sulle sanzioni per chi soccorre i migranti, ma il premier non era certo autorizzato ad usarle come arma politica, tacendo peraltro le altre riserve sul decreto famiglia. Morale: entrambi i provvedimenti erano finiti sul tavolo di palazzo Chigi, nonostante fosse chiaro che così non sarebbero passati. A quel punto, incapace di arginare Salvini, Di Maio poteva dire: “Salvini sbaglia a chiedere a noi, deve chiedere al Quirinale”. Una disinvoltura istituzionale, che, trapela da fonti parlamentari, ha provocato più di qualche perplessità al Colle. Anche perché il presidente Mattarella ha sempre valutato le leggi una volta approvate, stante la piena autonomia della politica, e questa linea s’intendeva seguire rigorosamente anche in questo caso.

I dubbi costituzionali residui quindi si scioglieranno oggi. Nel nuovo decreto sicurezza restano le multe alle navi che violano il divieto di ingresso nelle acque italiane, nella formulazione precedente – contestata dal Quirinale – si prevedevano invece sanzioni da 10mila a 50mila euro per le navi che soccorrevano i migranti. Una riserva grande rimane l’articolo 6 del decreto, che prevede una condanna da uno a tre anni per “chiunque nel corso di manifestazioni in luogo pubblico ostacola il pubblico ufficiale utilizzando scudi o altri oggetti materiali”. In pratica si rischia di punire con la galera la resistenza passiva, un inasprimento che di fatto si tradurrebbe in una limitazione del diritto di manifestare. Una visione “da manganello” che non convince il Quirinale. Eppure questa formulazione è rimasta nell’ultima versione della bozza. Sarà espunta alla fine?

Ieri si è sparsa la voce di un incontro serale tra Conte e Mattarella, ma alla fine è stato smentito. Probabilmente i due si vedranno oggi, quando gli uffici avranno completato l’istruttoria. A quel punto il consiglio dei ministri potrebbe tenersi domani, (Salvini ieri sera lo dava per possibile già oggi). Il vicepremier leghista vuole portare a casa il risultato prima di domenica, quando si vota per le Europee: uno scalpo da esibire al popolo sovranista.

Mentre a Roma Salvini faceva politica sulla pelle dei migranti, il presidente Mattarella era a Milano con Liliana Segre, in visita al Memoriale della Shoah. Ha detto commosso, il Presidente: “L’abisso del male è inimmaginabile e il dovere della memoria è la base per il futuro, per la convivenza del futuro”.

Sorgente: Governo, E‘ lite sui decreti. I dubbi del Quirinale tirato per la giacca | Rep

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