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L’idea che il piano sicurezza di Salvini serva a causare per la crisi. E si guarda al Colle

Monica Guerzoni

«Una mina», piazzata ad arte sotto le fondamenta del governo. Nell’entourage del premier e al vertice del M5S si parla del «sicurezza bis» come del testo sul quale «può cadere il governo». Per Matteo Salvini l’ultima creatura legislativa del Viminale è pronta per approdare in Consiglio dei ministri, «anche settimana prossima». Ma Luigi Di Maio ha accolto il provvedimento come una provocazione e, con il premier Giuseppe Conte, starebbe valutando persino l’ipotesi di rinviare la riunione per boicottare il testo.

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È l’ultima sfida, l’ultimo tornante. La curva più pericolosa per i gialloverdi, dilaniati su ogni singola scelta. C’è aria di crisi, tanto che Salvini getta il cerino acceso nel campo avversario: «Il governo va avanti, perché mi rifiuto di pensare che ci siano ministri 5 Stelle che vogliono riaprire i porti all’immigrazione clandestina». Avanti, fino a quando? Tra i collaboratori di Conte c’è chi consulta il calendario per capire se nella testa di Salvini esista una finestrella, anche minuscola, per votare a luglio e non a ottobre: «Vedrà il risultato delle Europee e deciderà quando gli conviene tirare giù il governo».

L’umore degli alleati è quello che il fuoriuscito Gregorio De Falco ha confidato all’Huffpost: «Il M5S fermi Salvini, o ci porterà all’autoritarismo». Il problema è che la bozza del decreto sicurezza, atto secondo, non parla solo di migranti, ma anche di sgomberi, manifestazioni, agenti sotto copertura… Per Di Maio è un «qui decido io» declinato a 360 gradi. A Palazzo Chigi il testo è approdato venerdì a tarda sera, Conte lo ha valutato attentamente e raccontano sia rimasto impressionato dalla forza esplosiva con cui è stato congegnato. I tecnici che lo hanno letto vi avrebbero ravvisato profili di incostituzionalità e ora ai piani alti del governo si confida nello stop del Quirinale, anche se il testo è stato reso noto via Facebook e non per le vie istituzionali.

Perché la bomba non esploda prima del tempo, il premier ha scelto prudentemente di tacere: non vuole offrire pretesti alla strategia di Salvini. Nell’entourage del capo del governo si valuta il provvedimento come il tentativo di «buttare fumo negli occhi» degli italiani, per distoglierli dai problemi della Lega. Il brusco calo nei sondaggi, che Nando Pagnoncelli ha stimato in sei punti percentuali. L’ex sottosegretario Armando Siri accompagnato alla porta. L’inchiesta lombarda che ha coinvolto il presidente Attilio Fontana. Giulia Martinelli, capo della segreteria del «governatore» nonché ex moglie di Salvini, ascoltata nell’ambito dell’inchiesta sulla nuova Tangentopoli. Tutte ragioni che, per i collaboratori di Conte e Di Maio, avrebbero indotto i leghisti a inventarsi «un’arma di distrazione di massa».

Di Maio si dice deluso, respinge la riforma e insinua che sia solo «l’ennesima iniziativa per coprire il caso Siri». Veleni, sospetti, accuse, in un crescendo da brivido. Il Movimento rilancia con il conflitto di interessi e Salvini da Milano lo snobba: «Oggi sono qui a parlare di alpini». Colpo su colpo, botta dopo botta. Il tam tam al vertice del M5S dice che «Salvini fa il pazzo perché teme che, dopo le Europee, arrivi roba grossa sulla Lega». I giudici starebbero prendendo tempo per non condizionare platealmente il voto, ma dopo, azzardano i pentastellati, «potrebbe finirci in mezzo anche Giancarlo Giorgetti». Per i dirigenti del Carroccio è solo fango, sono voci di sottofondo che Salvini finge di non sentire: «Io non litigo, sono leale». Sarà, ma per gli alleati punta al bersaglio grosso. Vincere le Europee al grido «la pacchia è finita» e spodestare Conte da Palazzo Chigi.

Sorgente: Decreto sicurezza, Palazzo Chigi ora teme la crisi. Conte e i 5 Stelle: quella norma è una mina

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