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Domani su La7 riparte Piazza Pulita: «Su di noi pesa il veto della destra, per cui ci sono solo amici o nemici. Una concezione proprietaria dell’informazione, basta vedere Radio Rai»

MICHELA TAMBURRINO

«Sono onorato di essere nei pensieri della Meloni, ma un giornalista non può in nessun caso fare il comunicatore politico. Non lo farei per la Meloni, come non lo farei per Fratoianni. I giornalisti devono fare i giornalisti e non i comunicatori politici». Corrado Formigli sorride: la premier gli ha servito un bell’assist, citandolo all’assemblea di Fratelli d’Italia: «Fazzolari ad esempio, cura la comunicazione – ha detto Meloni, difendendo le sue nomine – chi dovevamo metterci, Formigli?». «Il comunicatore lo faccia Fazzolari che lo sa fare sicuramente benissimo, io faccio il giornalista» ribatte Formigli, che domani riparte con la XIV edizione di Piazza Pulita su La 7. Programma che funziona non si cambia, almeno nella struttura: tra gli ospiti fissi o ricorrenti ci sarà Romano Prodi per decriptare scenari economici e geopolitici. Un colpaccio per Formigli, che rilancia aggiungendo Michele Serra, mentre si ritroveranno Tito Boeri, Mario Calabresi, Francesco Borgonovo, Alessandra Sardoni. E per il nutrito gruppo di inchiestisti un doppio lavoro perché si faranno carico anche di Centominuti (omaggio all’iconico Sixty Minutes americano), una costola di Piazza Pulita pensato dallo stesso Formigli e da Alberto Nerazzini e in onda a gennaio.

Formigli, immagino che non vedremo Meloni sua ospite…
«No, non la vedrete e non perché io non l’abbia invitata, anzi le avevo scritto per averla nella prima puntata. Purtroppo non mi ha neppure risposto. Secondo me è un errore anche di comunicazione e mi stupisce perché lei sa comunicare bene. Uno dei programmi più critici verso Mario Monti fu Piazza Pulita e nel pieno degli attacchi lui venne in studio a rispondere alle nostre domande. Invece lei ha imposto un veto assurdo su di noi, che impedisce a esponenti di FdI e della Lega di partecipare al programma. Loro dicono per mancanza di pluralismo! Ma certo che manca, se quella parte si rifiuta di dialogare con noi».

Una chiusura così netta dipende da che cosa?
«Dal non riconoscere un ruolo autonomo al giornalista che ti critica. Questo atteggiamento è tipico della destra italiana. Il teorema è che se mi contesti significa che lo fai perché militante di sinistra. O amico o avversario politico. Una concezione proprietaria dell’informazione che ha toccato livelli improponibili. Guardiamo la programmazione di Radio1 Rai, è impressionante come sia diventata appannaggio della destra e basta. Possibile che non ci sia uno bravo anche dall’altra parte? Bottura e Aprile chiusi senza neppure una telefonata? Ma che cosa è diventata questa Rai?».

Ce lo dica lei: che cosa è diventata?
«Io ho dato. Mi sono licenziato nel 2003 dopo l’editto bulgaro e dopo la chiusura di Sciuscià dove lavoravo. Dopo un anno, stanco di stare in una stanza senza far niente. Ero inviato speciale, mi licenziai. Non ho mai più avuto un posto fisso. Con una figlia piccola rinunciai allo stipendio. Badi, la sinistra ha fatto lo stesso quanto a lottizzazione. Mi stupisce che nessuno pensi ai telespettatori, agli investitori, alla qualità. Perché non è stato fatto il possibile per tenere Fabio Fazio, Lucia Annunziata e gli altri che sono andati via? La Rai oggi, senza quei professionisti, è più ricca o più povera?».

Che ne pensa di Bianca Berlinguer e Myrta Merlino a Mediaset?
«Che si siano spostate due importanti anchorwomen con tanto clamore dà la sensazione che i talk in diretta abbiano ancora un mercato molto vivo. Entrando nello specifico, credo che la Berlinguer abbia trovato a Mediaset un’azienda capace di valorizzarla. Il suo programma è in consonanza con la rete, parliamo di un impianto che il grande Carlo Freccero avrebbe definito a segmenti, comparti ben definiti, molto più adatto a Rete4 che a Rai3. La linea editoriale ne esce esaltata, una bella intuizione di Berlusconi. Per quanto riguarda la Merlino, era stanca di fare quel tipo di quotidiano da noi, lei è bravissima e lo sta dimostrando».

I talk si basano sull’uso (e abuso) di ospiti fissi o ricorrenti. Che ne pensa del generale Vannacci ormai spalmato su tutte le reti?
«Il ministro Guido Crosetto è stato l’unico che ha avuto una reazione liberale dimostrando un senso delle istituzioni. Comportamento che oramai hanno in pochissimi. C’è un crescente opportunismo politico che prevale sull’atteggiamento che dovrebbero tenere gli uomini delle istituzioni. Vannacci opinionista ha dato una prova di sé scadente, un feticcio che parla di tutto ed esprime pareri su qualsiasi tema e su qualsiasi programma, svuotando così di significato ogni intervento. Anche noi parleremo di lui per capire perché il suo libro vende tante copie e perché ha tanta presa sul Paese. Non lo ospitiamo però e non lo esponiamo come un oracolo organico a un disegno politico».

Ha visto Marcello Foa, già presidente Rai e ora conduttore radiofonico già al centro di polemiche?
«Nessuno mette in discussione la libertà di Foa di dire la sua. Io mi interrogo piuttosto sui criteri d’attribuzione di un programma, televisivo o radiofonico, al di là dell’appartenenza politica».

Libertà di espressione senza riserve anche per chi è imparentato con uomini o donne delle istituzioni?
«Giambruno è un capitolo a parte. Meloni ha ragione nel dire che non può essere lei a censurare le opinioni del compagno giornalista che è libero di esprimerle. Ma è corretto che il compagno della premier incensi in continuazione l’operato del Governo anche se dalle telecamere di una tv privata? Io ci vedo un conflitto di interessi, ma soprattutto un problema di opportunità. Una questione che il first gentleman si dovrebbe porre. Oltretutto è lei che ne esce danneggiata. Chi è accanto a una figura pubblica deve tenere un comportamento consono. Gianna Fregonara, moglie di Enrico Letta e giornalista, smise di scrivere di politica quando il marito diventò presidente del Consiglio. Una scelta elegante. Fossi l’editore di una grande azienda come Mediaset, avrei dei problemi in proposito».

Da cosa partirebbe Formigli per fare Piazza Pulita?
«Dall’autocensura e dal conformismo. Non c’è alcun input dall’alto, ma solo uno stuolo di servi sciocchi che censurano le notizie per essere graditi al potere».

Sorgente: Corrado Formigli: “Onorato di essere nei pensieri di Meloni, peccato non voglia venire ospite da me” – La Stampa

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