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Via l’Anpi dal palco e il termine fascista dai programmi: da Seriate a Galliate e Calci, la festa di Liberazione stravolta

di Paolo Berizzi

All’insegna del revisionismo, o comunque di una decoloritura che sa di sbianchettamento politico. Mancano tre giorni al 25 aprile e la destra va in pressing sulle celebrazioni della festa di Liberazione dell’Italia dal nazifascismo: bavagli all’Anpi, cittadinanze onorarie ai partigiani negate, riferimenti al fascismo cancellati, acrobatici tentativi di equiparazione, addirittura accuse dirette ai partigiani. Da Bergamo a Pisa, dalla Liguria a Novara, il centrodestra — o nelle amministrazioni dove governa o dai banchi dell’opposizione — si è lanciato in un iperattivismo da “muro contro muro”.

tra polemiche e accuse, a farne le spese è, in ogni caso, la data simbolo che segna il passaggio del Paese dalla dittatura alla democrazia. Iniziamo da Seriate, 24.700 abitanti nella bergamasca. Da 20 anni roccaforte della Lega. L’Anpi sul palco del 25 aprile? Non s’ha da fare. Bella Ciao suonata dalla banda musicale del paese? Nemmeno. «Sono io il rappresentante delle istituzioni, non vedo la ragione per cui debba parlare anche l’Anpi», ha tagliato corto il sindaco leghista Cristian Vezzoli. E dunque: per la prima volta nessun rappresentante dell’associazione partigiana sarà ammesso alle celebrazioni ufficiali. «Deporremo comunque le corone di fiori e poi parteciperemo al corteo di Bergamo», dice Vittoria Battaglia (Anpi Seriate). Il motivo dello stop arrivato dal primo cittadino — e dal suo vice Gabriele Cortesi, già autore di un saluto romano al funerale di un camerata — affonderebbe le sue radici, pare, in una passata protesta da parte di alcuni simpatizzanti di sinistra per la decisione del sindaco — poi risentitosi — di non far suonare Bella Ciao alla banda musicale. Ma tant’è.

Da Seriate a Galliate, in provincia di Novara. Il Comune — giunta di centrodestra a guida leghista — ha fatto cancellare la parola “fascismo” dall’incipit riportato sul manifesto ufficiale per le celebrazioni del 25 aprile, quello listato con il tricolore e firmato dal sindaco Claudiano Di Caprio. Un colpo di bianchetto e, oplà, la festa della Liberazione diventa «il trionfo della libertà su tutte le ideologie totalitarie che hanno segnato drammaticamente il XX secolo». I tentativi di revisionismo storico, quasi a voler equiparare i partigiani ai nazifascisti, nascosti dietro la parola “libertà”.

In Liguria risuonano le polemiche per le frasi del presidente del Consiglio regionale Gianmarco Medusei, Lega. L’altro giorno, a margine della commemorazione ufficiale per il 25 aprile, ha dichiarato in un’intervista al Tgr Rai: «Ci sono stati eccidi anche da una parte dei partigiani», e questo imporrebbe «di ricordare tutte le vittime, che non sono di serie A e di serie B». Parole “irricevibili”, secondo le opposizioni, che chiedono le dimissioni di Medusei. Clima surriscaldato anche a Calci, nel Pisano. Il sindaco Massimiliano Ghimenti, centrosinistra, aveva proposto la cittadinanza onoraria alla memoria dei partigiani della brigata “Nevilio Casarosa”, che operò sui monti pisani e contribuì a liberare il paese dai soldati nazifascisti. La richiesta è stata respinta dall’opposizione di centrodestra in consiglio comunale. «Ho sentito il bisogno di presentare questa proposta perché viviamo in un periodo storico in cui i neofascismi sono all’ordine del giorno — ha spiegato il sindaco — Qui vicino è stata disegnata una svastica e c’è chi parla di ragazzate». Replica del centrodestra: «Non ci sono i presupposti per il conferimento della cittadinanza onoraria». Ci sono ancora 72 ore prima del 25 aprile e c’è da scommettere che le polemiche non cesseranno.

Sorgente: Partigiani dimenticati e no “Bella ciao”, il 25 aprile in salsa revisionista della destra – la Repubblica

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