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Intervista al politologo Yves Mény: “La leader del Rassemblement National non è riuscita a fare il salto di qualità, ha parlato per slogan senza conoscere i dossier”

di Anna Lombardi

PARIGI – “A dispetto delle aspettative Marine Le Pen ha deluso: nel dibattito televisivo ha usato gli argomenti di sempre, le parole sovranismo, sicurezza e qualche frase d’effetto come ‘sarò presidente del quotidiano, della concordia, della giustizia, della fraternità’ senza aggiungere nulla di più. Emmanuel Macron è apparso fin dalle prime battute competente, sicuro, informato: ha parlato di Francia forte, dei vantaggi di far parte dell’Europa e dell’importanza dell’ambientalismo. Argomento, quest’ultimo, che gli serve per far breccia in quel bacino di elettori che sono la grande incognita di queste elezioni. Coloro che al primo turno hanno scelto Jean Luc Mélenchon e ora dicono di volersi astenere ma sono sensibili a certi temi”. Yves Mény, è il politologo francese già presidente della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, autore di molti saggi sulla democrazia. Il più recente è “Popolo ma non troppo: il malinteso democratico, edito in Italia da Il Mulino.
La sua analisi è confermata anche dal sondaggio tra i telespettatori, condotto dall’Elabe Institute per BFMTV e L’Express: il 59% ha designato vincitore del dibattito il presidente uscente, contro il 39% della candidata di estrema destra.

 

Due ore e mezza di proclami, scontri, due diverse visioni del mondo a confronto. Chi ha vinto?
“Non ho dubbi. Ha vinto Macron. La leader di Rassemblement National non è riuscita a fare il salto di qualità che molti si aspettavano. Su argomenti economici e di politica estera le sue labbra costantemente serrate denunciavano chiaramente l’imbarazzo. L’ignoranza dei suoi stessi dossier le si leggeva sul viso.  Ha parlato per slogan, ripetendo i discorsi semplificati del linguaggio populista che fanno effetto nelle piazze. Ma vengono distrutti facilmente da qualcuno che la sa più lunga. Macron ha ribattuto i suoi argomenti con competenza, trattandola con sufficienza ma senza l’arroganza che molti temevano l’avrebbe reso antipatico agli elettori. Lei si è un po’ ripresa nella seconda parte del dibattito: le sue proposte dell’ambiente erano più precise, gli attacchi più informati, così come certe notazioni che ha fatto sulle case di riposo”.

Il primo tema trattato era stato tirato a sorte, perché i team dei due candidati avversari non avevano trovato un accordo. Si è partiti con una domanda sul potere d’acquisto, gradita a Le Pen.
“Non ha retto nemmeno a quella, eppure era il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale, di fatto mostrando di non conoscere nemmeno i suoi stessi dossier. Subito dopo si è parlato di politica estera e Macron non ha perso l’occasione per ricordare i legami fra lei e Putin, e i debiti contratti con le banche russe e ungheresi per pagare la campagna elettorale. Sono argomenti che potrebbero spingere molti dei sostenitori indecisi di Mélenchon a votare Macron. Di sicuro sarà uno dei temi che resteranno nella mente degli elettori anche nei prossimi giorni”. 

 

Un sondaggio del Figaro sostiene che il dibattito non influirà sulle scelte degli elettori. Così, almeno, sostiene l’85 per cento degli intervistati, mentre il 15 per cento dice il contrario.
“Certo, molti hanno già scelto. Ma la Francia è un paese dove ancora molti decidono all’ultimo, addirittura nel seggio. La possibilità che stasera siano stati spostati voti, e a favore di Macron, è concreta”. 

 

Per il quotidiano Le Monde il dibattito è stato “il culmine di un quinquennio di scontri” tra Macron e Le Pen, dove i due hanno ormai “sostituito la frattura tra destra e sinistra con quella tra progressisti e populisti”. Condivide?
“Non del tutto: semplifica troppo una realtà più complessa. La Francia in questo momento è piuttosto triangolare : c’è un blocco di estrema destra, l’estrema sinistra radicale e il centro. Centrodestra e centrosinistra sono confluito all’interno del movimento macronista. Molti conservatori votano Macron e molti progressisti preferiscono il movimento populista di Mélenchon. Sono pronto a scommettere che la Francia delle Législatives, a giugno sarà diversa da quella che uscirà dalle urne il 24 Aprile. A meno di un miracolo  o di un evento imprevedibile  – penso ad un peggioramento, se possibile, della guerra in Ucraina, Macron difficilmente otterrà la maggioranza schiacciante come nel 2017. La mia previsione è che la nuova maggioranza sarà  una coalizione tra macronisti ed ex Républicains radunati dietro l’ex premier Edouard Philippe, con qualche ex socialista o ambientalista”.

guarda il video cliccando il link sotto riportato

Sorgente: Elezioni Francia: nel dibattito tv Marine Le Pen in imbarazzo su Putin, Macron più sicuro e competente – la Repubblica

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