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Il fondatore di Emergency commenta la vicenda del primario di Pediatria e candidato sindaco del centrodestra che ha ammesso di aver portato l’arma in ospedale: “I nostri medici non hanno pistole neanche nelle zone di guerra. Se fossi il suo capo? Non so se chiamerei prima la guardia psichiatrica o la polizia”

Gino Strada, medico e fondatore di Emergency, abituato ai bisturi tanto quanto agli scenari di guerra, come l’Afghanistan. Lei ha mai avuto un’arma con sé in corsia?

“Io non ho mai portato una pistola, né in ospedale né altrove, e trovo che sia una negazione dell’essere medico”.

Nelle zone di guerra i medici girano armati?
“Ovviamente molti medici delle forze armate ce l’hanno, ma i nostri non ne hanno mai portata una neanche nei teatri di guerra più pericolosi. Le racconto questa: una volta, in Afghanistan, un nostro medico si era convinto della necessità di averne una perché non si sentiva sicuro. Era determinato a tenersi un’arma anche in ospedale, per difesa personale. Gli abbiamo detto di rimanere a casa. Ma lo abbiamo mandato via per proteggere lui, attenzione, non era per punirlo. Perché un ospedale in cui entra una pistola è la totale negazione di quello che dovrebbe essere un ospedale”.
Il candidato sindaco Bernardo dice di avere un regolare porto d’armi.
“Io non metto in discussione che qualcuno possa avere un porto d’armi, ma il punto è che ce l’abbia un medico. Detto questo, se uno proprio deve avere una pistola, cosa che per me è inconcepibile, ma perché deve portarla in ospedale? Perché non può lasciarla a casa? Un ospedale, come dice la parola stessa, deve essere “ospitale”, non può mai esserci qualcuno che potenzialmente potrebbe uccidere con un’arma. Queste dinamiche devono stare fuori dall’ospedale, sennò lì il nostro ruolo è finito. Violare questo principio credo sia di una gravità estrema”.

Luca Bernardo ammette: “La pistola? L’ho portata in ospedale perché minacciato, mai in corsia”

Lei in Afghanistan ha fatto stare a casa un medico che voleva armarsi. E se succedesse qui?
“Se io fossi primario in un ospedale milanese e uno dei miei medici avesse con sé una pistola, non so se chiamerei prima la guardia psichiatrica o la polizia. Di certo, in una corsia quel medico non ci resterebbe un minuto di più”.
E invece l’idea di un sindaco armato le piace?
“Lì mi fermo, io non sono un politico. Non conosco il signor Bernardo, ma in generale penso che un sindaco sarebbe meglio che andasse con la Costituzione in tasca piuttosto che con la pistola. Il sindaco ha a che fare col benessere dei suoi cittadini. Ripeto, io non discuto il fatto che uno con il porto d’armi abbia diritto ad avercela la pistola, ma qui il problema è che si tratta di un medico e che per di più si presenta come candidato sindaco. Io preferirei non vedere un sindaco del genere, magari a cavallo, in stile sceriffo. Restiamo coi piedi per terra, per favore”.
Lei conosce i teatri di guerra dove le armi sono un elemento della vita quotidiana. Non la spaventa questo ricorrere con facilità alla pistola anche qui da noi?
“Mi spaventa molto l’avanzare di questa cultura, che poi è una non-cultura perché è un esempio di inciviltà: l’idea di farsi giustizia da soli. Anche qui in Italia si leggono sempre più spesso notizie di atti di violenza personale. Sono convinto che questi episodi siano in aumento anche per colpa della cultura della difesa fai da te, del prendersi un’arma per sé. I colpi non partono mai accidentalmente, qualcuno li fa partire. E la verità è che a nessuno piacerebbe vivere in un clima di guerra o in cui si usano costantemente le armi”.

Sorgente: Gino Strada e il candidato Bernardo con la pistola: “Un’arma in ospedale è la negazione dell’essere medico” – la Repubblica

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