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Si dimettono contro Bolsonaro, dopo il ministro della Difesa, i capi di esercito, marina e aeronautica. «Nessun intento golpista», ma il Paese è con il fiato sospeso

di Sara Gandolfi

Crisi militare in Brasile. Per la prima volta nella storia del Paese sudamericano, tutto il vertice delle Forze armate ha presentato martedì le dimissioni in segno di protesta contro il presidente Jair Bolsonaro che il giorno prima aveva annunciato la “rinuncia” del ministro della Difesa. L’eclatante gesto di Edson Pujol, capo dell’esercito, di Iilques Barbosa Junior (marina) e di Antonio Carlos Moretti Bermudez (aeronautica), ha spinto il Parlamento a convocare d’urgenza il neoministro della Difesa, Walter Braga Netto, per avere delucidazioni sull’accaduto. Il timore è che l’avvicendamento abbia coperto (o forse smascherato) addirittura un tentativo di autogolpe.

Bolsonaro lunedì aveva annunciato un maxi-rimpasto dietro pressione dell’ala più moderata della coalizione di governo. A farne la spesa sei dei 23 ministri, tra cui il responsabile degli Esteri e appunto quello della Difesa, il generale Fernando Azevedo e Silva, che fin dall’inizio della pandemia aveva criticato la gestione della pandemia, reclamando un ruolo più importante per i militari nell’emergenza. Il quotidiano Globo sottolinea che Bolsonaro avrebbe approfittato del rimpasto imposto «per sbarazzarsi di chi non diceva sempre amen», ovvero anche i suoi oppositori interni. All’indomani, il neo ministro della Difesa, Walter Braga Netto ha annunciato però anche la “sostituzione” dei tre capi militari, in risposta ai «gesti di solidarietà» nei confronti di Azevedo.

 

Non è ancora chiara la dinamica degli eventi. Il documento del ministero parla di “sostituzioni”, ma secondo la ricostruzione del quotidiano Folha de Sao Paulo i tre militari avevano annunciato pubblicamente di voler rassegnare le dimissioni in segno di protesta contro Bolsonaro e, nel corso della riunione con Braga Netto, avrebbero dichiarato di non voler appoggiare «avventure golpiste» del presidente. L’analista Merval Pereira sostiene che «ora non sarà facile usare le forze armate per un autogolpe», lasciando intendere che forse questa era una delle opzioni nell’agenda di Bolsonaro.

A Brasilia sono ben noti in particolare i forti dissidi fra il dimissionario capo dell’esercito Eduardo Pujol e il presidente Bolsonaro. Il generale ha più volte sottolineato che la lotta contro il Covid-19 è «una delle più grandi missioni dell’esercito», in flagrante disaccordo con il presidente negazionista. Nel novembre dello scorso anno, Pujol aveva anche sottolineato che «i militari non vogliono far parte della politica, figuriamoci lasciare che la politica entri in caserma». Il Brasile- è bene ricordarlo – è stato governato da una dittatura militare dall’aprile 1964 al 15 marzo 1985, conosciuta anche come regime dei Gorillas o Quinta Repubblica brasiliana.

Sorgente: Brasile, via tutti i vertici militari La peggior crisi dalla fine della dittatura- Corriere.it

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