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(NR  suggerisce questo articolo di approfondimento,  da leggere interamente – se si vuole- dalla sorgente in fondo )

La geopolitica del Canale di Suez: Belt and Road e non solo

“Il Canale marittimo di Suez sarà sempre libero ed aperto, in tempo di guerra come in tempo di pace, ad ogni nave mercantile o da guerra, senza distinzione di bandiera. Esso non sarà mai soggetto all’esercizio del diritto di blocco”. Il primo articolo della Convenzione di Costantinopoli dell’ottobre 1888 rimane forse l’esempio più chiaro della percezione di strategicità del Canale di Suez e del suo ruolo fondamentale nei flussi commerciali e per la proiezione strategica delle maggiori potenze. Nodo fondamentale, chokepoint nel controllo delle maggiori rotte commerciali, il Canale ha attratto nel corso della sua storia gli interessi delle maggiori potenze, a partire dall’influenza anglo-francese nel corso della prima metà del Novecento per finire, in epoca contemporanea, nel grande gioco dei disegni commerciali, infrastrutturali e di potenza della Cina e non solo. Oggi, a distanza di 150 anni dalla sua costruzione, il Canale rimane una delle arterie fondamentali della globalizzazione e ha anzi acquisito una nuova centralità nel quadro della BRI, che ha nel passaggio attraverso Suez una tappa obbligata della rotta commerciale da Pechino all’Europa e viceversa. Secondo gli ultimi dati del Rapporto Italian Maritime Economy del 2019, nel corso del 2018 attraverso il Canale di Suez è transitato il 9% del traffico commerciale mondiale, con una crescita del 3,6% del numero di navi rispetto all’anno precedente e di addirittura l’8,2% del volume di cargo trasportato; tendenza confermata nei primi cinque mesi del 2019, con una crescita rispettivamente del 5,2% e 7,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il petrolio e il gas, risorse essenziali nel mix energetico dei paesi europei, seguono il trend generale: nel 2018 il traffico attraverso il Canale ha rappresentato il 9% dei flussi marittimi mondiali di greggio e l’8% del gas liquido.

Il raddoppio di una parte del Canale, completato nel 2015 e costato 8 miliardi di dollari, costituisce una pietra miliare nel disegno cinese della Via della Seta Marittima. Dopo l’allargamento, infatti, il tempo di percorrenza del Canale è passato da 18 ad 11 ore e il numero di navi che transitano ogni giorno è aumentato da 49 a 97, incrementando ulteriormente l’attrattività per le rotte commerciali tra Asia ed Europa. La Cina ha ben compreso le opportunità derivanti dall’ampliamento e, a partire dalla nascita della Belt and Road Initiative, ha investito ingentemente in Egitto: tra il 2014 e il 2019, Pechino ha destinato al paese africano 16,36 miliardi di dollari, il secondo valore più alto nel Mediterraneo dopo l’Italia. L’Egitto è stato infatti scelto da Pechino come hub logistico privilegiato per tutta la regione del Mediterraneo orientale: in questa direzione si inserisce l’accordo siglato nell’agosto 2019 alla presenza del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi per la costruzione ad Abu Qir di un importante terminal che potrà gestire sino a 1 milione di container. Sono presenti inoltre ingenti investimenti nella zona economica esclusiva del Canale di Suez (SCZone). Nel 2013, la cinese TEDA Corporation aveva infatti firmato un accordo di sviluppo della SCZone per un periodo di 45 anni: nel solo 2019 sono stati annunciati investimenti per oltre 5 miliardi di dollari. A Port Said la cinese COSCO detiene inoltre il 20% della Suez Canal Container Terminal, partecipando ai progetti di espansione e potenziamento, in particolare nel settore del transhipment. Pechino è interessata non solo alle infrastrutture portuali, ma si è impegnata in importanti investimenti in vari settori dell’economia egiziana: dall’energia alla costruzione di una nuova capitale amministrativa ad est del Cairo. Quest’ultimo progetto vale da solo 58 miliardi di dollari (4,5 provenienti da Pechino), con lavori realizzati in particolare dalla China State Construction Engineering Corporation (CSCEC). La Cina, attraverso Exim Bank, si è impegnata inoltre nella realizzazione del collegamento ferroviario tra Il Cairo e la nuova capitale, con un prestito pari a 1,2 miliardi di dollari. Come prevedibile, i crescenti legami in termini di investimento si sono tradotti in un costante incremento dei flussi commerciali: nel 2018, l’interscambio tra i due paesi è stato pari a 13,8 miliardi di dollari, in aumento del 27,8% rispetto all’anno precedente.

Sorgente: Il Canale di Suez compie 150 anni, ed è ancora fondamentale

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