Potremmo intitolare questo incontro: “Emmanuel Macron e i diritti umani in Egitto, terzo atto”. L’8 dicembre il presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi sarà in visita a Parigi, e ancora una volta il tema dei diritti umani sta monopolizzando l’attenzione a causa della situazione inquietante in Egitto.
Il primo atto è andato in scena nel 2017, in occasione di una visita precedente di Al Sisi. Quella volta Macron aveva dichiarato di “non avere lezioni da impartire” sull’argomento al capo dello stato egiziano.
Nel gennaio 2019 è toccato al presidente francese visitare la capitale egiziana. In quel caso, se non proprio una lezione, Macron ha almeno voluto inviare un messaggio al suo collega, dichiarando davanti ai giornalisti che la situazione era peggiorata rispetto a Hosni Mubarak (che bel termine di paragone!). La conferenza stampa finale aveva riservato un sorprendente scambio di battute in cui il presidente egiziano si era detto preoccupato per le violenze contro i gilet gialli in Francia, mentre Macron aveva diplomaticamente cercato di sostenere che l’Egitto avesse tutto l’interesse ad allentare la repressione.
Gioco d’anticipo
Siamo dunque giunti al terzo atto, e ormai nessuno si fa più alcuna illusione sulla natura autoritaria del regime di Al Sisi né sulla capacità (o la volontà) della Francia di agire in modo concreto.
Alla vigilia della visita del presidente egiziano in Francia, le autorità del Cairo hanno liberato Gasser Abdel Razek, direttore dell’ong Iniziativa egiziana per i diritti personali, Karim Ennarah e Mohammed Basheer. I tre attivisti erano stati arrestatitra il 15 e il 19 novembre, poco dopo un incontro con tredici ambasciatori stranieri al Cairo, tra cui quello francese.
Nel solo mese di ottobre 2020 in Egitto sono state eseguite 50 condanne a morte