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Dopo che il carico gli era stato negato in Australia, una grande società di esportazione di animali vivi –  responsabile, secondo l’Animals Australia della morte di oltre 1,5 milioni di pecore a bordo delle sue navi –  ha navigato vuota sino al Sudafrica per esportare 70 mila ovini in Medio Oriente. Ma l’Nspca li stava aspettando in porto.

Nonostante lo scoppio della pandemia mondiale da Covid-19, e i divieti di esportazione delle pecore, la compagnia del Kuwait ha cercato di ottenere un permesso speciale per esportare comunque 56 mila ovini vivi dall’australia. Ma il Dipartimento dell’agricoltura ha detto di no e ha fatto andare via l’imbarcazione senza carico.

La compagnia ha quindi cercato un’alternativa e si è diretta in Sudafrica, dove gli era stato assicurato un carico da 70 mila pecore. Ma ha dovuto affrontare il suo secondo rifiuto in poche settimane <grazie alla mobilitazione degli animalisti in tutto il mondo».

In questo periodo dell’anno, le temperature sulle navi da carico raggiungono temperature altissime, tanto da esser state ribattezzate dei «forni galleggianti» in cui gli animali muoiono a causa di colpi di caldo e disidratazione. Bastano infatti 60 minuti a una temperatura troppo alta per compromettere irreversibilmente il loro metabolismo.

Sapute le loro intenzione di aggirare i divieti e le precedenti denunce per maltrattamenti sugli animali, il Consiglio nazionale degli Spca è intervenuto con le autorità locali per ottenere un’ingiunzione urgente dall’Alta Corte che impedisse alla compagnia di caricare gli animali vivi sulla nave.

«Per ora, 70 mila pecore sono al sicuro dall’esportazione. E mentre possiamo celebrare questa vittoria storica del tribunale per gli animali, sappiamo che si tratta solo di un blocco temporaneo. Il processo di terrà a metà luglio ma sappiamo che i legali del Nspca daranno il massimo per opporsi e questa e altre società che mettono gli animali davanti al più crudele dei destini», spiegano dall’Animals Australia,

Sorgente: Salvate 70 mila pecore pronte per essere imbarcate su un “forno galleggiante”

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