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Una possibile intesa su Idlib sarà al centro dei colloqui tra funzionari turchi e russi previsti oggi a Mosca. Le due parti proveranno a creare le condizioni per un incontro tra Putin ed Erdogan. Il leader turco però mette le mani avanti e ribadisce di volere il ritiro delle forze armate sirianeUn convoglio militare turco (Foto: Dha)di Michele GiorgioRoma, 17 febbraio 2020, Nena News – Ankara e Mosca buttano acqua sul fuoco delle polemiche e smettono di accusarsi a vicenda di non aver rispettato le intese per Idlib, come zona di de-escalation, raggiunte da Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan a Sochi nel settembre 2018. Nel fine settimana il capo della diplomazia turca Mevlut Cavusoglu è stato molto netto quando, dopo l’incontro con il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, a margine della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, ha affermato che le divergenze tra Turchia e Russia sulla Siria «non devono intaccare» le relazioni tra i due paesi. Ed è stato altrettanto perentorio quando ha rimarcato che queste differenze non avranno ripercussioni sull’accordo per la fornitura ad Ankara del sistema missilistico di difesa russo S-400. «Si tratta di due questioni separate. Non possiamo cambiare le nostre posizioni o le nostre politiche per disaccordi con uno o un altro Paese», ha spiegato Cavusoglu.Altrettanto morbido si è mostrato Lavrov. Russia e Turchia hanno relazioni «molto buone» ha detto, ma, «ciò non significa che dobbiamo essere d’accordo su tutto». Le due parti, ha proseguito Lavrov, mantengono stretti contatti per trovare una soluzione all’escalation militare in atto a Idlib che, ha poi precisato, non presuppongono una rinuncia alla lotta contro il terrorismo in Siria.Mosca non andrà alla frattura con il leader turco Erdogan. Troppi sono gli interessi comuni: strategici ed economici. Allo stesso tempo il Cremlino afferma il diritto di Damasco, sua alleata, di eliminare la minaccia rappresentata da organizzazioni armate jihadiste e qaediste. Alcuni di questi gruppi, assistiti proprio dalla Turchia, controllano ancora circa la metà della provincia siriana di Idlib da settimane al centro di un’ampia offensiva dell’esercito siriano che ha innescato la fuga di migliaia di civili verso la frontiera con la Turchia. Ankara, che mantiene 12 posti di osservazione nella provincia di Idlib, nei giorni scorsi non ha esitato ad usare la forza contro le forze armate di Damasco – Ankara ha portato nella regione altri 70 carri armati, 200 blindati e 80 pezzi di artiglieria e ha colpito oltre 100 obiettivi siriani facendo, così afferma, centinaia di morti – e minaccia un intervento ancora più ampio a difesa dei suoi interessi e dei suoi soldati (alcuni dei quali sono stati uccisi) che occupano il suolo siriano.Una nuova possibile intesa su Idlib sarà al centro dei colloqui tra funzionari turchi e russi previsti oggi a Mosca. Le due parti proveranno a creare le condizioni per un incontro tra Putin ed Erdogan. Il leader turco comunque mette le mani avanti r ribadisce di volere il ritiro delle forze armate siriane.Sul terreno la situazione resta grave ed incerta. Fonti militari e diplomatiche russe hanno denunciato che un grande quantitativo di armi turche è entrato in Siria ed è stato consegnato ai militanti di Hayat Tahrir al Sham, il gruppo qaedista in passato noto come Fronte al Nusra. I miliziani avrebbero ottenuto dalla Turchia anche lanciarazzi con i quali hanno abbattuto negli ultimi giorni due elicotteri siriani.Da parte loro le forze governative siriane celebrano nuovi successi sul terreno. Dopo aver liberato le città strategiche di Marat al Numan e Saraqeb, nei giorni scorsi hanno annunciato di aver ripreso il pieno controllo dell’autostrada M5 che collega Damasco ad Aleppo. E con l’appoggio dell’aviazione russa hanno conquistato Maran al Nasan, Uwayjil, Ajil, Urma al Kubra e altri villaggi villaggi da dove i gruppi jihadisti minacciavano Aleppo. Inoltre hanno ripreso il controllo di Uram Saghira, Rif Muhandisin e della Base 46 da più di otto anni in mano a gruppi armati. Si preparano ora ad entrare ad Atareb.

Sorgente: Russia/Turchia. Prove di un nuovo accordo sulla Siria

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