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L’ex consigliere per la sicurezza nazionale Bolton sarebbe pronto a testimoniare. L’accusa è di aver spinto il presidente ucraino Zelensky ad indagare sulla famiglia Biden, in cambio di aiuti militari e accesso alla Casa Bianca

WASHINGTON. Il voto di oggi alla Camera formalizza l’inchiesta per l’impeachment del presidente Trump, che accelera ogni giorno, con nuovi tasselli che si aggiungono all’accusa di aver spinto il presidente ucraino Zelensky ad indagare sulla famiglia Biden, in cambio di aiuti militari e accesso alla Casa Bianca. L’ultima novità è che l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Bolton, licenziato da Trump a settembre, sarebbe pronto a testimoniare sulle riserve che aveva riguardo la commistione degli interessi personali e politici del presidente con gli interessi nazionali degli Stati Uniti.

Gli ultimi interrogatori più dannosi sono stati quello dell’incaricato d’affari in Ucraina Taylor, e quello del responsabile della politica della Casa Bianca verso Kiev Vindman.

Il primo ha detto che il do ut des fra Trump e Zelensky era chiaro, e il direttore per la Russia al Consiglio per la sicurezza nazionale, Tim Morrison, gli aveva rivelato chiaramente che gli aiuti militari all’Ucraina erano stati congelati perché prima di darli il presidente voleva l’apertura dell’indagine sulla compagnia energetica Burisma, per la quale lavorava il figlio di Joe Biden. La conferma era venuta dall’ambasciatore americano presso l’Unione Europea Sondland, amico e confidente di Donald. Proprio ieri Morrison si è dimesso dalla Casa Bianca, e oggi verrà interrogato alla Camera nell’ambito dell’inchiesta per l’impeachment.

Vindam invece ha rivelato che la telefonata del 25 luglio fra Trump e Zelensky era stata molto più imbarazzante di quanto non si sappia, perché alcune parti della conversazione non sono state riportare nella trascrizione, secretata proprio dopo l’allarme lanciato da Vindam. Nei passaggi occultati il presidente avrebbe citato in più occasioni Biden e Burisma, facendo capire con chiarezza a Zelensky che i buoni rapporti tra Washington e Kiev dipendevano dall’apertura dell’inchiesta.

Ora gli investigatori hanno deciso di convocare Bolton, che diventerebbe il testimone più alto in grado sentito dall’accusa. Il suo avvocato ha detto che l’ex consigliere per la sicurezza nazionale non è disposto a comparire su base volontaria, lasciando però capire che se fosse convocato con un mandato di comparizione potrebbe collaborare. Fiona Hill, ex direttrice per la Russia alla Casa Bianca, ha detto che Bolton era irritato per come le relazioni con l’Ucraina venivano usate a scopi politici personali, e aveva definito l’avvocato personale di Trump, Rudy Giuliani, una «bomba a mano» da evitare e contenere. L’ex consigliere ora è anche risentito col presidente perché lo ha cacciato, e quindi potrebbe essere motivato a denunciarlo.

Vista la rapidità con cui l’inchiesta procede, i democratici hanno deciso di votare una risoluzione per formalizzarla. Finora la Casa Bianca aveva usato l’assenza di questa autorizzazione ufficiale come la scusa per non collaborare con le indagini, ma così adesso questo appiglio cadrebbe. I repubblicani sono rimasti abbastanza compatti nella difesa di Trump, e avendo la maggioranza al Senato sono in condizione di evitargli l’incriminazione, che richiederebbe il voto favorevole di una maggioranza qualificata di due terzi. Se però continueranno le rivelazioni imbarazzanti fatte dagli stessi membri del Gop, aggiungendo quelle di un personaggio del calibro di Bolton, mantenere fermo il fronte della protezione del presidente potrebbe diventare difficile.

Sorgente: Trump, la Camera vota sulla procedura per l’impeachment al presidente – La Stampa

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