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di Penny*

Noi lavoriamo sempre. Anche quando stiamo a casa. Lavoriamo di nascosto, nei ritagli di tempo, cercando di rubare piccoli spazi per i nostri desideri. Lavoriamo sempre. A casa. Fuori. Nonostante la disparità di trattamento economico rispetto agli uomini continua a essere una triste realtà.

Una donna è costretta a lavorare mediamente cinquantanove ore in più rispetto ai colleghi uomini per ottenere lo stesso stipendio. Una donna se è incinta non viene assunta. Viene retrocessa. Nessun avanzamento. Magari considerata scansafatiche.

Le donne sono soggette a minori garanzie lavorative e vengono spesso occupate in ruoli che non tengono conto delle loro qualifiche di studio o delle capacità professionali.

E poi c’è il lavoro domestico, che grava ancora per la grande maggioranza dei casi unicamente sulle donne (81 per cento rispetto al 20 per cento degli uomini dati Istat), impedendo di fatto la possibilità di una serena conciliazione tra lavoro e famiglia. Dai dati risulta anche che il 97 per cento delle donne si prende cura dei figli mentre soltanto il 72 per cento degli uomini fa altrettanto.

Il lavoro fuori casa, a volte, viene considerato come una specie di hobby. Chi di noi non si è sentita chiedere: “Ma sei ancora al lavoro?”. Quello in casa, scontato.

Lavoriamo insomma. Anche oggi, Primo maggio.

Le più fortunate condivideranno con gli uomini che hanno accanto i lavori domestici. La preparazione del pranzo. La cura dei piccoli e degli anziani di casa. Le altre prepareranno. Serviranno a tavola. Puliranno casa e sederi. Come fanno tutti i giorni. Forse si sentiranno felici perché oggi non si lavora. Quell’altro lavoro, quello serio, per cui percepiscono uno stipendio.

Una donna lavora. Lo fa sempre. Non smette mai. Nemmeno quando si riposa. In quel tempo la sua mente sta sicuramente “sistemando” qualcosa.

Concilia. Lo fa continuamente. In ogni dove. In ogni momento. Accorda la casa, il lavoro, la famiglia, e quel che resta della sua esistenza.

Il lavoro delle donne è un lavoro invisibile. E fa comodo così.

Una donna lavora anche quando non lavora.

Buon primo maggio a tutte.

 

* Insegnante, scrittrice e madre di due ragazze adolescenti, tra le quali Ludovica, l’autrice del disegno. Questo il suo blog sosdonne.com. Nelle librerie il suo romanzo Il matrimonio di mia sorella. Questa la sua adesione alla campagna Ricominciamo da tre:
Essere “Comune” vuol dire partecipare. E non si può non esserci, soprattutto, se si è donne in un mondo ancora troppo di parte. Non solo come scrittrice ma come maestra e come madre. Dare voce a chi voce non ne ha, alle ingiustizie, ai soprusi. Per me questo è essere “comune”. Condividere responsabilità, informazioni, azioni.

Sorgente: Il lavoro invisibile delle donne – Comune-info

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