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La crisi nel Paese latinoamericano ha innescato un braccio di ferro tra Washington e Mosca. Trump: «Situazione terribile, abbiamo diverse opzioni aperte»

Prime vittime delle tensioni che da giorni infiammano le piazze del Venezuela dove sono in corso agguerriti scontri fra quanti si ribellano al governo di Maduro e le forze messe in campo dallo stesso presidente. Nella notte una donna è rimasta uccisa: Jurubith Rausseo, 27 anni, deceduta in ospedale dopo essere stata raggiunta da un proiettile alla testa.

Inizia la giornata con la Cucina de La Stampa, la newsletter di Maurizio Molinari

Aumenta dunque – un’altra persona era morta ieri – il prezzo di sangue collegato alle proteste dopo l’invito alla rivolta dell’autoproclamato presidente a interim, Juan Guaidó. Negli scontri il primo maggio sono rimaste ferite 46 persone. Ed ora la questione comincia a coinvolgere le superpotenze di Stati Uniti e Russia in netta contrapposizione fra loro sul problema della leadership nello stato sudamericano. La crisi nel Paese ha innescato un vero e proprio braccio di ferro tra Washington e Mosca, con accuse reciproche, minacce e toni da Guerra Fredda.

L’Unicef: «Feriti anche 15 bambini»

Secondo l’Unicef, almeno 15 bambini tra i 14 e i 17 anni sono rimasti feriti durante le proteste di piazza in Venezuela. «Esorto tutti coloro che sono coinvolti ad adottare misure immediate per proteggere i bambini da qualsiasi tipo di violenza», sottolinea l’Unicef, che insieme ai suoi partner fornisce vaccini, trattamenti antimalarici, kit di ostetrica e integratori vitaminici e minerali. Per aiutare i bambini a far fronte allo stress della violenza, l’Unicef ha allestito spazi a misura di bambino a Caracas, Zulia e in altre località del Paese. «I bambini e i giovani del Venezuela dovrebbero poter godere dei loro diritti alla salute, all’istruzione, alla protezione e alla partecipazione in modo sicuro e in ogni momento», sottolinea l’Unicef.

Trump: «Una situazione terribile, abbiamo più opzioni aperte»

Gli Usa «seguono da vicino» la «terribile» situazione in Venezuela e «stanno facendo tutto il possibile» per aiutare il popolo venezuelano, mantenendo «aperte molte opzioni». E’ questo il messaggio di rinnovato sostegno trasmesso a Juan Gauidò da Donald Trump attraverso messaggi sui sociale ed interviste. «Gli Stati Uniti sono con il popolo del Venezuela e la sua libertà», ha scritto il presidente Usa su Twitter . E ha sottolineato come di fronte a questa situazione «terribile», la sua amministrazione mantenga «molte opzioni aperte». Trump è stato poi ancora più esplicito in un’intervista alla Fox: «Noi stiamo facendo tutto quello che possiamo salve, sapete, l’azione massima», riferendosi in questo modo alla possibilità di un intervento militare. «Ci sono molte persone che vorrebbero lo facessimo», ha aggiunto. E alla domanda su quali siano le opzioni che sta valutando ha risposto: «Alcune non voglio neanche nominarle perché sono molto severe».

«Maduro accusa il golpe Usa»

Nicolas Maduro ha chiesto all’Esercito «la massima lealtà» alla Costituzione di fronte al tentativo «colpo di stato» organizzato dagli Stati Uniti in Venezuela. Un tentativo fallito, ha affermato il presidente venezuelano in un comizio in piazza a Caracas per il Primo Maggio, la Festa dei Lavoratori. «Non ci sono riusciti con Chavez ed oggi dico che tantomeno ci sono riusciti o ci riusciranno con noi», ha detto, riferendosi al fallito colpo di Stato contro Hugo Chavez nel 2002. «Contro il tradimento si è imposta la lealtà, quelli pensavano che avrebbero riunito migliaia di persone ed ora si rifugiano nelle ambasciate», ha proseguito Maduro riferendosi al leader dell’opposizione, Leopoldo Lopez, martedì liberato da un gruppo di militari anti-chavisti, ed ora rifugiato con la moglie Lilian Tintori e la figlia nell’ambasciata spagnola a Caracas.

«Codardi, golpisti, criminali», ha tuonato Maduro che non ha dubbi sulla paternità del tentato golpe. «Oggi abbiamo ricevuto molte informazioni, sin dall’inizio c’e’ stato “l’ingannatore” di Trump, John Bolton, a coordinare il colpo di stato», ha detto chiamando così il consigliere per la Sicurezza Nazionale Usa, accusandolo di aver lavorato con «Brasile, Colombia e Cile». «Bolton ha coordinato il colpo di Stato preparato dagli Stati Uniti», ha concluso, annunciando che renderà pubbliche le prove che mostrano «chi ha complottato» per far cadere il suo governo: «Tutti i corpi di sicurezza sono impegnati alla cattura ed alla ricerca di questi golpisti che si sono trovati soli e sconfitti – ha concluso Maduro – non esiterò a mettere dietro le sbarre i responsabili di questo golpe. Rispetto e faccio rispettare le legge e la democrazia di tutto il popolo del Venezuela». Maduro ha infatti accusato il dirigente venezuelano l’opposizione e «l’imperialismo» di voler far precipitare il Paese in una «guerra civile»: «Questo deve essere il futuro del Venezuela?», ha domandando ai suoi sostenitori assicurando che le sue «forze armate non permetteranno il colpo di stato, i golpisti sono soli».

La replica di Pompeo

Altrettanto dura la replica di Pompeo, che ha accusato la Russia (e Cuba) di voler «destabilizzare» il Venezuela, mettendo così a rischio le relazioni bilaterali tra Washington e Mosca. Il capo del Dipartimento di Stato ha quindi insistito perché la Russia cessi immediatamente le attività di sostegno a Maduro. Mentre a mettere in guardia Cuba ci ha pensato direttamente Donald Trump: «Se le truppe e le milizie cubane non cesseranno immediatamente le operazioni militari e di altro genere allo scopo di causare la morte e la distruzione della Costituzione venezuelana, imporremo un embargo totale sull’isola insieme a più sanzioni», ha tuonato in un tweet.

Le manifestazioni di piazza

Intanto nel Paese nuove manifestazioni di piazza per disarcionare il regime sono state convocate dal leader dell’opposizione autoproclamatosi presidente ad interim Juan Guaidó, che ha annunciato che inizierà un programma di scioperi scaglionati nell’amministrazione pubblica, fino a far sì che tutti i settori si uniscano in uno sciopero generale. «Resteremo nelle strade fino ad ottenere la fine dell’usurpazione di Maduro, un governo di transizione e libere elezioni», ha assicurato Guaidó.

Negli scontri con gli agenti della Guardia nazionale bolivariana sono stati utilizzati gas lacrimogeni e sfollagente per disperdere centinaia di oppositori. E mentre i militari, non hanno dato segnali di sostegno alla rivolta, l’altro leader dell’opposizione venezuelana, Leopoldo Lopez, ha lasciato l’ambasciata del Cile dove si era rifugiato ieri trasferendosi in quella spagnola assieme alla sua famiglia.

Sorgente: Cresce la tensione Usa-Russia sul Venezuela. Maduro all’esercito: “Lealtà alla costituzione” – La Stampa

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