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Sarà che sono nato in un giorno, oggi, che qualcuno ha deciso che dovesse essere la giornata mondiale della felicità. Oppure semplicemente perché non c’è formula più importante da capire che quella per la quale a volte siamo felici e a volte no. Non lo so. Ma so che il tema del collegamento, che esiste, fra la felicità e i social media lo studio da anni. Per questo l’ultimo rapporto mondiale sulla felicità, uscito oggi, lo trovo straordinariamente interessante.

La ricerca viene condotta nell’unico modo possibile: chiedendo direttamente ai cittadini di tutti i paesi quanto sono felici (noi in Italia ci piazziamo al 36 posto su 156 paesi, tra il Salvador e il Barhain, ma in rimonta rispetto allo scorso anno). La cosa interessante del rapporto 2019 è che per la prima volta prova a mettere in collegamento la felicità con la nostra vita digitale, per concludere, semplificando parecchio, che l’eccesso di social media è una importante causa dell’infelicità che sentiamo.

Si potrebbe liquidare la cosa con una sguardo alla classifica: ai primi posti della felicità ci sono nell’ordine Finlandia, Danimarca, Norvegia, Islanda e Olanda. Ovvero i paesi più digitali del mondo, quelli dove la banda larga è ovunque, nove persone su dieci sono sempre connesse e la cittadinanza, dalla richiesta di un certificato al pagamento delle tasse, si esercita con un app.

Basterebbe questo a smontare la tesi del rapporto, ma sarebbe sbagliato. Perché i dati che porta la professoressa Jean Twenge non vanno sottovalutati: le sue tesi le conosciamo. È l’autrice di un libro, Iperconnessi, che prova a raccontare le caratteristiche della Smartphone Generation (“meno ribelli, più tolleranti, meno felici”).

Ora da una indagine sugli adolescenti americani, emerge che più tempo passano sui social e meno sono felici. Vi risparmio i dettagli: è così. Questo non vuol dire che l’eccesso di social produca automaticamente infelicità. Ma una riflessione sulla vita che sprechiamo rimbalzando da una notifica all’altra va fatta.

Una indicazione viene dalle attività che secondo gli intervistati ci rendono più felici. Le prime cinque in ordine crescente sono: andare al cinema, fare volontariato, incontrare altre persone, fare sport, e in testa, dormire. Io aggiungo, sognare. Senza un sogno, da inseguire, da realizzare, da custodire, la felicità non esiste. Si può anche sognare ad occhi aperti, ma con il telefonino spento.

Sorgente: I social ci portano via la felicità, dice uno studio

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