0 5 minuti 5 anni

Gilet gialli, violenti scontri a Parigi: ruspa sfonda la porta di un ministero

Guerriglia in tutta la Francia nell’ottavo weekend di proteste contro Macron: auto e cassonetti ribaltati e incendiati nel centro della capitale, diversi manifestanti fermati e feriti da pallottole “flash ball” sparate dalla polizia. Macron: «Violenza estrema»

di Giuseppe Gaetano

Sono sempre di meno, ma fanno sempre più danni. Un gruppo di 15 gilet gialli ha sfondato con una ruspa il portone del ministero dei rapporti con il parlamento a Parigi, dove ha sede l’ufficio del portavoce del governo Benjamin Griveaux, evacuato dalla gendarmerie con alcuni suoi collaboratori: «E’ intollerabile ma non sono io ad esser stato attaccato – commenta -, sono le nostre istituzioni». «Hanno sfondato la porta utilizzando una scavatrice come ariete – riferisce un testimone -, alcuni erano vestiti di nero». L’edificio in rue de Grenelle, nel quartiere latino, è stato blindato: la gang ha fatto irruzione nel cortile durante i disordini, scoppiati nel pomeriggio al termine del corteo fino ad allora pacifico, distruggendo i veicoli parcheggiati prima di fuggire. «Ancora una volta la violenza estrema ha attaccato la repubblica – twitta il presidente, Emmanuel Macron -, i suoi guardiani, i suoi simboli. Giustizia sarà fatta».

Auto e cassonetti bruciati e ribaltati sulle strade, lanci di fumogeni, pietre e molotov contro le forze dell’ordine in tenuta antisommossa, che hanno risposto con cariche, idranti e lacrimogeni ai tentativi di forzare i cordoni per raggiungere l’Assemblea Nazionale: il copione già visto di violenze è cominciato con la luce e proseguito fino a sera. Gli scontri più feroci nella capitale, dove hanno sfilato in 4mila e sono stati dati alle fiamme anche una bandiera dell’Ue e il ristorante galleggiante sulla Senna: per disperdere la folla i poliziotti hanno sparato i cosiddetti “flash ball”, proiettili non letali, colpendo numerosi attivisti. Particolare sconcerto ha suscitato un video online in cui un 37enne pugile professionista – identificato poi come Christophe Dettinger e arrestato – si accanisce brutalmente contro un gendarme a terra, prendendolo a pugni. Tutti i luoghi di attrazione turistica – il Louvre, l’Ile de la Citè e il Musee d’Orsay – restano presidiati. Scontri anche a Bordeaux, Caen, Le Mans, Rennes, Nantes, Tolosa, Lione Avignone, Marsiglia. Almeno due arresti a Rouen, dove un attivista è rimasto ustionato nei roghi appiccati alle barricate; quattro agenti feriti dalla sassaiola a Montepellier.

Sono solo alcune delle città messe a ferro e fuoco sabato dai circa 50mila manifestanti tornati in strada nonostante il freddo in tutto il paese contro l’esecutivo, nell’ottavo weekend consecutivo di proteste. La dimensione e l’intensità della rivolta sono però scemate nelle ultime settimane, anche per l’apertura al dialogo di Macron e le concessioni su pensioni e salario: sabato scorso i dimostranti furono 32mila, mentre alla protesta iniziale del 17 novembre se ne contarono ben 282mila. «Sono poco più di una persona per comune francese – minimizza il ministro dell’Interno, Christophe Castaner -, è chiaro che questo movimento non rappresenta la Francia». Pochi, ma cattivi. Una contestazione iniziata per il ritiro delle tasse sul carburante e finita per estendersi e generalizzarsi contro il carovita e la globalizzazione. Finora si contano 8 morti, l’ultima vittima una donna caduta di moto a un blocco stradale a metà dicembre.

sorgente: ilcorriere.it
Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20