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Agricoltori, la protesta con 250 trattori verso Roma e Sanremo: alla guida l’ex leader dei «Forconi», e la tifoseria politica resta più o meno quella di una volta, la Padania prima di scendere a Predappio. E addirittura di valenza teologica con ‘Monsignor Vigano’, l’anti papa. Con problemi veri per la categoria, oltre le strumentalizzazioni della politica.

La Marcia su Roma, e su Sanremo

Evocata la «Marcia su Roma» di memoria ducesca. E la protesta dei trattori potrebbe arrivare anche a Sanremo, ma non sperate troppo voi antipatriottici ‘anti festival’. In realtà, la Capitale non dovrebbe vedere le colonne di trattori ancora per un po’. La data, secondo Danilo Calvani, ex leader dei Forconi del 2013 che oggi guida la sigla ‘Cra’ (Comitati riuniti agricoli), sarà decisa questa sera. Ma secondo Calvani «la data non sarà ‘il’, ma ‘dal». La protesta durerà da quei alle elezioni europee perché quella protesta è ormai diventata, volente e meno, uno strumento delle fazioni più anti europeiste.

Agricoltori sul palco e cantanti a zappare?

Gli agricoltori potrebbero apparire anche all’Ariston, dove domani sera si apre il Festival. Ne ha parlato il cantante vignaiolo Al Bano, però pensa a fare spettacolo: «Portare la protesta a Sanremo sarebbe un colpo mediatico formidabile. Però, non voglio strumentalizzare il mio doppio ruolo di cantante e di contadino e nemmeno accendere micce».

Il gioco delle tre carte

Insomma, pare che la prima mossa del governo (i fondi del Pnrr per l’agricoltura che tornano agli 8 miliardi iniziali) non ha disinnescato le proteste, forse politicamente non sgradite. Per Elly Schlein, Pd, il governo «sta facendo il gioco delle tre carte», mentre svela che quelli annunciati «rappresentano fondi già previsti dal Pnnr e dal fondo complementare e non comportano alcuna allocazione di risorse aggiuntive». I più cattivi  ricordano l’aumento delle loro le tasse con la legge di Bilancio: «Misura è stata difesa giovedì dal ministro Lollobrigida», quello del treno a Ciampino.

Antieuropeismo avanti tutta

Che il primo bersaglio sia l’Europa lo capisce persino la ministra ministra Daniela Santanché. Anche se la politica agricola europea è del commissario Wojciechowski che fa parte dei conservatori europei (Ecr) «di cui Meloni è presidente». Va anche detto che -le ‘marce dei trattori- arrivano in Italia, dopo e con minore partecipazione rispetto a quelle che si stanno succedendo in diversi paesi europei, tra cui soprattutto Germania e Francia. Problemi veri e qualche strumentalizzazione politica a persino ‘teologica’, con le ormai prossime elezioni europee che diventano occasione.

Europa con trattori e zappa

La situazione in Europa. Le proteste degli agricoltori si sono succedute negli ultimi mesi e in più occasioni in vari paesi europei come Spagna, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito e Serbia, oltre ai già citati Francia e Germania. Il motivo delle proteste in tutti paesi ha basi simili e riguarda il ‘Green Deal europeo’, una serie di misure per rendere più sostenibili e meno dannosi per l’ambiente la produzione di energia e lo stile di vita dei cittadini europei, che è già stato in gran parte approvato.

Gli agricoltori europei: dovranno per esempio riconvertire un quarto dei propri terreni coltivati ad agricoltura biologica entro il 2030 ed è in discussione una misura per ridurre drasticamente l’uso di pesticidi.

‘Gli anti Cristo e il piano criminale globalista’

«L’unica vera emergenza è il tradimento dei governanti», dichiara il primo febbraio Monsignor Viganò sulla rivolta degli agricoltori. «Il piano criminale globalista vuole distruggere l’agricoltura, l’allevamento e la pesca tradizionali, per costringere i popoli a nutrirsi di cibi artificiali prodotti dalle multinazionali». Poi le ‘lobbing dei parlamentari’ (senza specificare quali) «per imporre una transizione devastante e inumana». Quale? «Chi decide cosa dobbiamo pensare, comprare, mangiare, imparare, con quali farmaci dobbiamo essere curati, come e se possiamo viaggiare».

Perché -verità rivelata-, «Tutto questo sulla base di menzogne e ricatti: non c’è nessuna emergenza climatica, sanitaria o energetica».

Quanto valgono i sussidi miscredenti all’agricoltura

Tra il 2021 e il 2027 sono stati stanziati quasi 390 miliardi di euro, circa il 20 per cento di tutto il bilancio comunitario. La protesta ha come primo bersaglio il PAC, la ‘Politica agricola comune’, l’insieme di norme che regolano l’erogazione dei fondi europei per l’agricoltura, considerata eccessivamente ambientalista e poco attenta alle necessità dei lavoratori. La PAC viene aggiornata ogni cinque anni: l’ultima è entrata in vigore nel 2023, e sarà valida fino al 2027.

386,6 miliardi di euro

L’ultima PAC è stata finanziata con 386,6 miliardi di euro, il 31 per cento di tutto il bilancio europeo per il periodo 2021-2027. La percentuale scende al 23,5 per cento se comprendiamo nel totale del bilancio anche i circa 800 miliardi di euro forniti dal Next Generation EU, il piano di aiuti economici per i paesi colpiti dalla pandemia, il ‘Recovery Fund’. I fondi della PAC sono divisi in due pilastri fondamentali: il Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR).

Sussidi diretti agli agricoltori

Tra il 2023 e il 2027 la maggior parte dei fondi europei per l’agricoltura sarà usata per dare dei sussidi diretti agli agricoltori: riceveranno quasi 190 miliardi di euro, il 72 per cento del totale. L’agricoltura riceverà quindi quasi un quarto dei fondi previsti dal bilancio europeo. È senza dubbio una componente molto rilevante, che però in passato era ancora più alta: all’inizio degli anni Ottanta era del 66 per cento, ed è poi scesa gradualmente fino al 38 per cento nel periodo 2014-2020 e infine al 31 per cento dell’ultimo bilancio approvato.

Fondi europei divisi come

Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2019 la Francia ha ricevuto la quota più alta dei fondi, pari al 17,3 per cento del totale, seguita da Spagna, Germania e Italia, con il 10,4 per cento. Anche dell’altro fondo, soprattutto la Francia e l’Italia, che ricevettero il 15 e il 10,4 per cento dei fondi. Il settore deve fare i conti con molte incertezze: i prezzi volatili e le normative continuano a cambiare, come le condizioni climatiche e i vincoli per ottenere i sostegni pubblici.

A cosa si oppongono gli amici dei trattori

Allo stesso tempo, però, gli agricoltori si oppongono a molti cambiamenti che l’Unione Europea sta cercando di introdurre per salvaguardare l’ambiente, e in alcuni casi avanzano richieste poco concrete o comunque molto difficili da realizzare.

Tra le altre cose, in Italia chi sta partecipando alle proteste chiede il blocco delle importazioni dei prodotti agricoli da paesi con standard produttivi e sanitari meno rigidi rispetto a quelli europei (l’Ucraina ad esempio), che farebbero concorrenza sleale; il divieto di vendita e produzione per i cosiddetti ‘cibi sintetici’; una riqualificazione della figura pubblica dell’agricoltore, che dal loro punto di vista sarebbe troppo spesso additata «come responsabile dell’inquinamento ambientale».

Sorgente: Gli agricoltori e i trattori, problemi veri e furberie. Il ministro aspetta il treno –

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