0 3 minuti 4 mesi

L'assalto alla Cgil

L’ASSALTO ALLA CGIL. Otto anni a Fiore, Castellino e altri. Ma la devastazione viene direttamente dal Codice Rocco

Mario Di Vito

La notizia si può dare in breve: Roberto Fiore, Giuliano Castellino e altri cinque sono stati condannati in primo grado per l’assalto alla sede della Cgil del 9 ottobre 2021, un evento che fu la riproposizione letterale delle azioni squadriste di un secolo fa contro il sindacato. Le pene per i protagonisti di quella giornata si aggirano tutte intorno agli otto anni. Al termine dell’udienza uno sparuto gruppetto dal fondo dell’aula si è prodotto in un penoso spettacolo di coretti, minacce («Mo’ famo la guerra») e saluti romani. Senza peraltro che la polizia facesse una piega. Del resto eravamo in tribunale e non alla Scala di Milano.

Al di là del fascismo dei fascisti, a colpire sono più che altro i reati per i quali Fiore, Castellino e gli altri sono stati condannati: devastazione aggravata, resistenza e istigazione a delinquere. La devastazione è un residuo dei meandri più oscuri del Codice Rocco e, da quando viviamo in una Repubblica, per lungo tempo il suo uso nelle aule di giustizia è stato assai limitato: nel 1948 venne contestato per i moti insurrezionali che seguirono l’attentato a Togliatti. Poi di nuovo ne troviamo traccia per i fatti del 30 giugno 1960, quando mezza Italia scese in piazza contro il governo Tambroni. Negli anni ’70, curiosamente, il reato di devastazione è caduto in letargo, salvo poi tornare negli ’80 con le rivolte carcerarie. Da lì, un nuovo silenzio fino al 1998, quando i centri sociali torinesi furono accusati di aver devastato il palazzo di giustizia allora in costruzione durante un corteo.

È con la miriade di processi scaturiti dal G8 di Genova del 2001, però, che la devastazione è tornata di gran moda: decine di condanne, talvolta pesantissime, per danni alle cose (e non alle persone). Da allora questo reato si è riproposto più o meno ad ogni manifestazione finita in scontri. C’è un motivo: è più pesante del danneggiamento, anche se è sostanzialmente la stessa cosa. Dice il codice penale che l’unica differenza è che la devastazione «interessa la collettività», e l’eco provienedal 1930, quando venne emanato il Codice Rocco e questo reato serviva a reprimere meglio le eventuali insorgenze contro il regime.

Essere antifascisti, nel 2023 quasi 2024, non significa solo opporsi ai gruppi, ai partiti e ai personaggi che in qualche modo portano avanti le idee (e le pratiche) del Ventennio, ma anche – forse soprattutto – lottare per avere una democrazia migliore e uno stato di diritto solido. Per esempio ripensando le parti del codice penale ancora direttamente riconducibili al fascismo.

Sorgente: ilmanifesto.it

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20