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L’ex membro del board della Bce vede nero: “Rischiano di esserci più tensioni tra la Ue e le capitali – in particolare Roma – perché non sono chiari i criteri di valutazione: il pericolo è alimentare il risentimento nei confronti delle istituzioni Ue”

“Detto in parole povere, si tratta di un commissariamento della politica di bilancio dei Paesi ad alto debito, in particolare dell’Italia”. Lo afferma Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del board della Banca Centrale Europea, in un’intervista a Repubblica in merito alla proposta di riforma del Patto di Stabilità da parte della Commissione Europea. “Non sarà un negoziato facile, a meno che i governi non accettino di cedere ulteriore sovranità fiscale”, aggiunge l’ex membro del board della Bce in merito alla riforma.

L’economista vede nero:

“In queste condizioni, sarà difficile per un ministro dell’Economia preparare il Def, che non potrà essere modificato per quattro anni anche se cambia il contesto: ciò aumenta la rigidità del sistema. Si propone di passare da un sistema di regole flessibili a uno a discrezione stringente di Bruxelles: tutto dipenderà dalla capacità dei governi di interagire con la Commissione. Rischiano di esserci più tensioni tra la Ue e le capitali – in particolare Roma – perché non sono chiari i criteri di valutazione: il pericolo è alimentare il risentimento nei confronti delle istituzioni Ue”.

Bini Smaghi ci tiene poi a sottolineare:

“La Commissione sostiene che con il nuovo sistema vi è una maggiore titolarità politica dei governi nazionali perché a questi è data facoltà di indicare i percorsi pluriannuali di risanamento. In realtà, questi percorsi dovranno essere coerenti con le traiettorie tecniche fornite dalla Commissione stessa: se il Paese non si adegua viene messo automaticamente in procedura per disavanzo eccessivo. I mercati potrebbero reagire negativamente”.

Per Bini Smaghi “l’Italia rischia di finire sotto procedura con eventuali sanzioni anche se riduce il disavanzo sotto il 3% del Pil”. E aggiunge: “Non c’è trasparenza sui criteri che verranno usati dalla Commissione per indicare le ‘traiettorie’. Si sa che verrà effettuata un’analisi della sostenibilità del debito per decretare la plausibilità della riduzione. Ma questo strumento è molto complesso e poco trasparente: richiama al caso della Grecia del 2010-2012”.

Sorgente: Lorenzo Bini Smaghi. “Il nuovo Patto di stabilità commissaria la politica di bilancio dell’Italia” – HuffPost Italia

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