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Tra queste due visioni c’è la stessa differenza che sussiste tra un ingenuo romanticismo ed un più pragmatico realismo. La risposta definitiva potrebbe però arrivare osservando gli strani movimenti intorno alla ricostruzione dell’Ucraina.

La privatizzazione dell’Ucraina imposta dall’occidente

Avevamo già dato conto della controversa Ukraine Recovery Conference 2022, cui avevano partecipato 41 Paesi e 19 organizzazioni internazionali. Si trattava in quel caso di un piano per la ricostruzione dello Stato ucraino, mettendo sul piatto una cifra pari a 750 miliardi di dollari. Il programma tuttavia prevede condizioni piuttosto stringenti per il Paese, tra cui la privatizzazione di buona parte delle aziende pubbliche, come confermato dal Primo Ministro Primo Ministro Denys Šmihal’ lo scorso agosto.

Alla sensazione di un’Ucraina usata come ariete in funzione antirussa, si aggiunge quindi l’impressione che Kiev rappresenti una gigantesca torta che l’occidente e le sue aziende multinazionali intendono mangiare fino a sazietà. A conferma di questo si devono aggiungere i ripetuti contatti avvenuti negli ultimi mesi tra BlackRock, il fondo di investimento americano più grande al mondo, e il Governo ucraino.

I tentacoli di BlackRock sull’Ucraina

Il tutto è da far risalire al settembre scorso, quando il Presidente Zelensky aveva dato notizia di una riunione ufficiale con l’amministratore delegato di BlackRock, Larry Fink. “L’obiettivo del fondo è quello di creare opportunità per gli investitori sia pubblici che privati di partecipare alla ricostruzione e al ringiovanimento dell’economia di mercato in Ucraina, offrendo rendimenti equi e giusti agli investitori”, così Zelensky riportava l’esito dell’incontro.

Non passano nemmeno due mesi che BlackRock ottiene il lasciapassare definitivo dal Governo ucraino. Il 16 novembre il colosso americano è infatti riuscito a siglare un Memorandum of Understanding con Kiev. “BlackRock fornirà consulenza per la progettazione di un quadro di investimento, con l’obiettivo di creare opportunità per gli investitori pubblici e privati di partecipare alla futura ricostruzione e ripresa dell’economia ucraina”, annunciava così lo stesso fondo americano.

Larry Fink andrà a Kiev nel 2023

Lo schema preparato dall’occidente appare così sempre più nitido: prima si creano le condizioni politiche affinché Russia e Ucraina arrivino allo scontro armato, poi si propone un piano di ricostruzione che prevede la svendita dell’intero settore pubblico del Paese, infine si mandano avanti le corporation per passare all’incasso.

La presenza di BlackRock è sempre più invadente nella vita politica ucraina e negli scorsi giorni Zelensky è stato di nuovo chiamato all’ordine dall’amministratore delegato del fondo. Nel corso dell’ultima conversazione Larry Fink ha promesso di far visita in territorio ucraino nel 2023, anche per monitorare da vicino l’andamento delle privatizzazioni. Ricordiamo poi che l’Ucraina è da diversi anni nel mirino delle grandi corporation come testimoniato dal documento “The corporate takeover of ukraine agriculture”, redatto dall’Oakland Institute.

In quella relazione si sottolineava come il colpo di Stato del 2014 avesse aperto l’Ucraina al mercato internazionale e in particolare il settore agricolo fosse entrato nell’orbita di multinazionali come Monsanto, Cargill, e DuPont. Più che terra di conquista dei russi, l’Ucraina rischia di diventare un discount per le multinazionali occidentali.

Sorgente: UCRAINA IN VENDITA: BLACKROCK SI MANGIA LA RICOSTRUZIONE DEL PAESE

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