Il segretario della Uil interviene sulla possibile riforma, su cui sta riflettendo il ministro del Lavoro Orlando
Valentina Conti
“Dico alle imprese: aboliamo la flessibilità selvaggia, teniamo i contratti a termine solo per le sostituzioni e i picchi produttivi. Conviene a tutti. Il modello spagnolo può funzionare anche da noi”. Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, vede un accordo alla portata.
Il ministro del Lavoro Orlando farà presto una proposta. Come sindacati siete compatti?
“Aspettiamo la proposta. Tra di noi ci sono sensibilità diverse, ma la piattaforma sindacale è unitaria. E il tema del precariato è in quella piattaforma di proposte. Io per primo, un paio di mesi fa, al tavolo voluto dal ministro, ho lanciato l’idea spagnola. Il problema è lapolitica piuttosto”.
Il governo non vi ascolta?
“Sul fisco è andata male, nonostante lo sciopero di dicembre con la Cgil. Avevamo chiesto, con le imprese, di tagliare il cuneo fiscale e si è scelto di agire sull’Irpef. Forse avevamo ragione noi, visto che il tema ora torna con l’inflazione che erode il potere d’acquisto dei lavoratori e le imprese restie ad alzare i salari”.
Crede che il modello spagnolo si possa esportare in Italia? Non c’è già il decreto Dignità?
“A parte che il decreto Dignità è stato di fatto sospeso in pandemia, comunque non basta. Nella riforma di Madrid si rendono più costosi i contratti a brevissimo termine, fino a 30 giorni. E si rafforza il ruolo delle causali. In Italia invece abbiamo contratti precari molto più convenienti di quelli stabili. Noi chiediamo che costino di più. Dal 2008 ad oggi su 24 milioni di contratti depositati in Inps appena4 milioni sono indeterminati, ben 20 milioni a tempo. Il 47% poi ha durate tra un giorno e un mese”.
Salvini vorrebbe reintrodurre i voucher. La sorprende?
“I giovani ci chiedono lavoro stabile non voucher. Quale futuro consegniamo a questi giovani? Un futuro di voucher? Registro invece un’aria diversa anche tra le imprese che soffrono il dumping contrattuale delle concorrenti fuori dalle regole”.
Siete contro la flessibilità?
“Siamo per la flessibilità contrattata, non quella selvaggia che riduce pure la sicurezza sul lavoro. Molte imprese non fanno la formazione quando contrattano per pochi giorni o settimane, obbligatoria negli altri casi prima di prendere servizio. E poi accade come per quel ragazzo messo sul muletto di notte, senza istruzioni, da un’azienda della logistica di Bologna: incidente mortale”.
Sono già partite le obiezioni: licenziare in Spagna è più facile.
Condivide?
“È una favola. Qualcuno ci spiegava che se non avessimo tolto l’articolo 18, le aziende non sarebbero venute in Italia perché era difficile licenziare. L’articolo 18 è stato tolto, le aziende non sono arrivate. Un conto sono le favole, un altro i fatti non interpretabili. E anche allora ci fu uno sciopero generale”.
Senza la Cisl, anche allora. Cosa vi fa credere che sia questo il momento per arginare il lavoro precario?
“La crisi sociale in atto e quella alle porte. Come ricostruiamo il Paese dopo due anni di pandemia e ora la guerra? È il momento di aumentare i salari, rinnovare i contratti e abbattere la precarietà”.
E il salario minimo?
“Favorevoli solo se si identica con i minimi contrattuali, come propone anche il ministro Orlando. Non buttiamo via i diritti conquistati”.
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