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Sono passati 12 anni da quando Assange ha divulgato 700mila documenti riservati o segreti, finendo così sotto la lente di ingrandimento della giustizia degli USA.
Da quelle carte emergevano i dettagli delle operazioni statunitensi nelle guerre in Iraq e in Afghanistan, ma anche i cablo della diplomazia e le schede dei detenuti di Guantanamo.
Ha messo a disposizione di tutti quelle notizie, attraverso il database WikiLeaks: giornali, giornalisti ed editori, ma soprattutto cittadini e paesi hanno potuto conoscere la verità.
Qualche giorno fa, però, la corte inglese ha concesso l’estradizione di Assange. Ora si attende solo il benestare della ministra degli Interni Priti Patel per avviare il trasferimento negli Stati Uniti dove rischia la condanna a 175 anni di prigione.
Da tre anni Assange è nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, detta anche “la Guantanamo britannica”.
Proprio oggi che con la guerra in Ucraina ci siamo resi conto di nuovo, semmai ce ne fosse stato il bisogno, dell’importanza di un’informazione libera, privare della libertà Assange significherebbe privare tutti noi del diritto a essere informati e di conseguenza privare i cittadini della possibilità e del diritto di avere un pensiero critico.

Sorgente: Report | Facebook

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