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La più giovane terza carica dello Stato nella storia italiana rischia il processo per la falsa compravendita di tre vetture da competizione. In realtà una è finita a Montecarlo, una in Francia e la terza nel Varesotto

di Giuseppe Guastella

Per l’imprenditore cinese Zhou Xijian, disposto a sborsare 10 milioni di euro, l’unica cosa interessante era il marchio «Ferrari» di cui poteva fregiarsi, autorizzata da Maranello, la scuderia «Isolani racing team», forse per usarlo nelle gare di auto in Asia o chissà cos’altro. Per aver mediato il passaggio del logo incassando quasi 8 milioni di euro, l’ex presidente della Camera Irene Pivetti si è vista notificare un sequestro per 3,5 milioni di euro non pagati al fisco dopo l’affare e rischia concretamente di essere processata per frode fiscale e auto riciclaggio. «È pronta a chiarire ogni aspetto della vicenda e, una volta lette le carte, a farsi sentire dal pm», annuncia il suo legale, l’avvocato Filippo Cocco. Il nome della più giovane terza carica dello Stato nella storia italiana è il primo dei sette nei cui confronti il pm milanese Giovanni Tarzia ha chiuso, in vista della richiesta di processo, un’indagine svolta dalla Guardia di Finanza di Milano. Tutto parte dal forse troppo enfatico annuncio nella primavera 2016 della cessione della scuderia del pilota di auto Gt Leo (Leonardo) Isolani (indagato) al gruppo cinese «More & more investment» di Zhou Xijian. Fastosa serata in un palazzo patrizio di Roma e notizia sparata sul sito del Gruppo Only Italia, costellazione di società che fanno capo a Irene Pivetti la quale, da quando ha lasciato Montecitorio, preceduta dal prestigio della carica che ha lasciato, ha intessuto una rete di relazioni con l’Asia che l’hanno fatta finire anche in alcune indagini sull’importazione di mascherine durante la pandemia.

La plusvalenza da 9 milioni

Il 3 aprile 2016 è domenica, ma il notaio bresciano è in studio per il passaggio dalla «Isolani racing team» e dalla «Red Racing» della moglie del pilota a «Only Italia» di tre Ferrari da corsa (due 360 Modena e una 575 Maranello), un Tir-officina, ma soprattutto del logo «Isolani-Ferrari». Costo: 1,2 milioni di euro. Paga Pivetti che immediatamente gira tutto a «More & More investment Group» di Hong Kong incassando 10 milioni, realizzando, quindi, 8,8 milioni di plusvalenza. Un bell’affare, non c’è che dire. Ma non per il fisco al quale la Isolani deve 5 milioni di euro e che così resta con un pugno di mosche in mano. Le indagini delle Fiamme Gialle concludono che si trattò di «compravendite simulate» perché i beni materiali sono andati in Asia solo sulla carta. La cosa curiosa, forse un’ingenuità, è infatti che in quei giorni i siti specializzati dicevano che Isolani voleva trasferire la sua attività, comprese le tre Ferrari (con tanto di foto) a Tenerife nelle Canarie.

 

I conti correnti tra Cina e Polonia

Gli investigatori scopriranno poi che la 575 è stata venduta a Montecarlo e una delle 360 Modena è stata ceduta in Francia, la seconda la trovano un mese fa nel Varesotto durante una perquisizione in un club di Ferraristi. Un giro d’affari neanche troppo sofisticato in cui l’ex esponente leghista si sarebbe «adoperata per ricevere denaro su conti esteri» tra la Cina e la Polonia. È «ampiamente dimostrato» il «carattere fraudolento delle operazioni commerciali realizzate dalla Pivetti», scrive il pm, che ha evaso tasse per 3,5 milioni che devono essere sequestrati in via preventiva nei suoi conti (ulteriori 500 mila a un altro indagato) perché c’è la «concreta possibilità» che li sposti all’estero attraverso l’«opaco reticolato di società» del gruppo Only Italia.

Sorgente: «Irene Pivetti frodava il fisco»: le Ferrari vendute (per finta) in Cina con il pilota Leo Isolani

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