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7600 ammalati, 400 morti a causa dell’esposizione agli effetti dei proiettili all’uranio impoverito. Gian Piero Scanu, già presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta e a Jacopo Fo sul Manifesto. l’Associazione delle vittime con la «Fondazione Dario Fo e Franca Rame», ha istituito borse di studio per giovani studenti figli o parenti degli ex militari. Ma l’irresponsabilità su quanto accaduto, su quelle morti, di quei malati spesso abbandonati, ancora di ripete e diventa beffa

Il segreto della vergogna

7600 ammalati, 400 morti a causa dell’esposizione agli effetti dell’uranio impoverito: è il bilancio in crescita delle vittime tra il personale militare inviato dal nostro Paese nelle ‘missioni di pace’ in giro per il mondo dagli anni ‘90. In particolare, in Bosnia ed ex Jugoslavia per il Kosovo.

Fondazione Dario Fo e Franca Rame

«Noi cominciammo a fare informazione su questo tema già qualche anno dopo la guerra del Golfo del 1991. Nel 1999 scrivemmo una lettera aperta a Massimo D’Alema affinché desistesse dall’idea di partecipare alla “liberazione” di un Paese bombardandolo e avvelenandolo con l’uranio impoverito. Poi ci arrivarono le segnalazioni dei primi casi di ex militari ammalati».

Commissione parlamentare d’inchiesta

«Un Paese civile non può permettere che regni il silenzio su responsabilità ben precise. Sono ferito e addolorato per il silenzio della politica nelle sue articolazioni parlamentari ma anche per l’analogo silenzio del mondo intellettuale e quello legato alla Chiesa. La coscienza civile di questo Paese si deve ribellare».

Inchieste e sentenza disattese

Centinaia di sentenze avverse nei tribunali e l’esito stesso della IV Commissione d’inchiesta, eppure dalla Difesa nulla. «Siamo di fronte ad un cinismo di Stato che nega al popolo italiano il diritto a vedere riconosciuta una verità drammaticamente evidente e pure esplicitata dallo stesso Parlamento con i lavori e l’esito della Commissione d’inchiesta che ho presieduto», dice Scanu a Gregorio Piccin.

Remocontro sull’argomento

Vittime dell’uranio impoverito, «ministero della Difesa responsabile»

(1 Dicembre 2020) Sentenza del Consiglio di stato. Demolito senza attenuanti il ricorso per evitare di risarcire la famiglia di un caporal maggiore che aveva prestato servizio nella missione Althea nell’ex-Jugoslavia nel 2007, ben sette anni dopo l’uso…

Morti da uranio impoverito, guerra sporca e menzogne vergogna

(1 Giugno 2019) Proiettili all’uranio impoverito usati in Bosnia e poi sulla Jugoslavia di Milosevic e nelle guerre Nato anno ’90. C’erano anche i nostri soldati lasciasti senza alcuna protezione, che ne stanno ancora oggi morendo. 7500 gli…

Depleted uranium, le conclusioni della Commissione parlamentare d’inchiesta.

(8 Febbraio 2018) «Sconvolgenti criticità» scoperte nel settore della sicurezza e della salute sul lavoro dei militari. – Stop al negazionismo. – Stato maggiore sotto accusa per i militari contaminati.…

«Sono morto come un vietcong». Leucemie di guerra

(18 Ottobre 2020) Non so in quanti questa settimana, in tutto il nostro agitarsi per la nuova ondata d’epidemia, abbiamo dedicato anche solo un pensiero distratto alla morte di Marco Diana. L’ex maresciallo sardo che dopo aver operato…

Ex ministro della difesa Usa pentito per le bombe sulla Jugoslavia

7 Febbraio 2018). L’ex Ministro della difesa USA, William Perry, ha dichiarato di provare rammarico per i bombardamenti delle forze NATO in Jugoslavia nel 1999. -Ministro decisamente immemore e distratto, rispetto alle nostre testimonianze sul campo.

Uranio impoverito ma non solo

(https://www.remocontro.it/2017/07/20/uranio-soldati-allo-sbaraglio-e-le-atomiche-usa-in-italia/)

340 morti e più di 7000 malati per il contatto con l’uranio impoverito. L’«U238», il materiale con cui si fanno i proiettili di artiglieria che perfora le corazze dei tank. Ma che sviluppa temperature così alte che nebulizza i metalli, creando particelle che se inalate o ingerite possono causare forme tumorali. È accaduto in Bosnia, in Kosovo, in Iraq: la Nato sparava quegli ordigni e i soldati italiani lasciati senza protezioni, inalavano quell’ossido di uranio vaporizzato che li uccidevano di leucemia ed avvelenava il territorio con chi sa quante altre morti ‘misteriose’ di civili.

Insicurezza militare

Poligoni, caserme, stabilimenti militari: luoghi insicuri, dove vengono utilizzate o custodite sostanze altamente tossiche. Luoghi pericolosi per i soldati ma anche, nel caso dei poligoni, per le popolazioni che abitano nelle zone circostanti. Secondo l’Osservatorio militare (l’organismo indipendente che in materia di sicurezza e di salute tutela i militari ma anche i civili coinvolti dalle attività delle forze armate) solo a causa dell’uranio impoverito sono 7600 i militari che si sono ammalati.

Giustizia ad attenzione alternata

7600 malati, e 76 le sentenze favorevoli ottenute dalle vittime dei veleni. L’1 per cento esatto. Settantasei storie – scrive Costantino Cossu sul Manifesto– che si possono leggere in un libro da poco pubblicato dall’editore David & Matthaus, «Militari all’uranio», scritto dalla giornalista Mary Tagliazucchi insieme con Domenico Leggiero, ex pilota dell’aviazione, coordinatore dell’Osservatorio militare e consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito. ‘La punta emersa di un universo sotterraneo dove incuria, leggerezza, mancato rispetto delle regole militari e delle leggi provocano sofferenza e morte’.

Commissione parlamentare

Commissione parlamentare sull’uranio impoverito, presieduta da Giampiero Scanu, deputato della Sardegna, la regione che ospita il maggior numero di servitù. Richiesta al ministero dell’Ambiente a di un’indagine sulla dispersione delle sostanze nelle zone militari e nella zone civili attorno. «Le sostanze inquinanti – si legge nella relazione – entrano nella catena alimentare e quindi l’accettazione di soglie più elevate della norma espone a un rischio significativo chiunque utilizza i prodotti derivati». Una catena di veleni che dai giochi di guerra arriva ai banchi dei supermarket.

Poligoni di tiro armi chimiche

Tra le aree più pericolose, due sono in Sardegna: il poligono di Capo Teulada, dove si stima la presenza di oltre duemila tonnellate di materiali inquinanti, il poligono del Salto Quirra, il più esteso d’Europa. Il poligono di Monte Romano a Viterbo e quello del Cellina Meduna a Pordenone. La relazione denuncia anche «l’inammissibile ritardo» dei monitoraggi ambientali nelle zone gestite dai militari. «Per decenni le forze armate hanno esposto personale militare e civile a concentrazioni elevatissime sia di amianto sia gas radon, una sostanza radioattiva nota per la sua cancerogenità».

Sorgente: Uranio impoverito, cinismo di Stato e Nato smemorata –

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