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Il virologo: «Ecco la dimostrazione che il nostro Paese non ha la capacità necessaria di sorveglianza»

VENEZIA. La variante indiana del coronavirus colpisce anche in Veneto: è stata riscontrata oggi in due pazienti, padre e figlia, a Bassano. Ne dà conferma il governatore Luca Zaia:  «Le varianti – dice – arrivano tutte, ce ne sono migliaia, non so quante siano, affrontiamo giorno dopo giorno questi aspetti, però si va avanti». Ma ad allarmare sono in particolare le parole del virologo Andrea Crisanti, che hanno seguito a poca distanza di tempo la dichiarazione di Zaia: «Se la variante indiana di Sars-CoV-2 è stata trovata in Veneto, vuol dire che è già ampiamente diffusa anche altrove. Perché il nostro Paese ha una bassissima capacità di sorveglianza, non ha la sensibilità necessaria per intercettare tempestivamente».

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Padre e figlia erano appena rientrati dall’India, loro Paese di origine. Secondo quanto riferito dal governatore Luca Zaia non hanno sintomi particolari e al momento non sono ricoverati, ma stanno trascorrendo l’isolamento nella propria abitazione, nel Vicentino. La conferma che si tratti della cosiddetta variante indiana è arrivata questa mattina dalla sequenziazione effettuata dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie.  Altri due casi sono in fase di valutazione, quindi ancora in attesa di conferma.

 

Covid, Zaia: “Variante indiana individuata anche in Veneto. Le varianti sono migliaia, prima o poi arrivano tutte”

 

Ma di che cosa si tratta, esattamente? Parliamo di una variante più temibile dell’inglese? «Quella indiana – spiega il professor Crisanti – sembra una variante con un’elevata capacità di trasmissione e, sulla base delle mutazioni che la caratterizzano, potrebbe avere anche una certa resistenza al vaccino». Ecco il nodo: «Se fosse confermato questo aspetto, prosegue il virologo, «si abbasserebbe la soglia di protezione. Ciò significa che se una persona vulnerabile è protetta dall’infezione da variante inglese/europea, con questa potrebbe non esserlo altrettanto e sviluppare una malattia più grave».

Il paradosso indiano
L’India è il primo produttore mondiale di vaccini, e, paradossalmente, con 352.991 nuovi casi e 2.812 morti detiene il record mondiale di contagi e di decessi in un solo giorno. Due livelli, tra l’altro, che gli esperti ritengono siano un bilancio ampiamente sottostimato. Come se non bastasse i servizi sanitari mancano di letti ospedalieri e di forniture salvavita, tanto che gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Unione europea sono dovuti intervenire per rifornire il Paese asiatico di ossigeno, di ventilatori e di materie prime per la produzione di vaccini. Il dramma dell’India, spiega Crisanti, «non si può spiegare solo con carenze strutturali: al di là della situazione sanitaria particolare può accadere ovunque e lo abbiamo visto: laddove c’è trasmissione elevata del virus c’è più probabilità che emergano varianti e, se si aggiunge anche il vaccino, il rischio è che si creino varianti resistenti alle iniezioni scudo». L’ideale quindi «sarebbe vaccinare in una situazione di chiusura – conclude il virologo – Invece noi stiamo facendo l’opposto».

 

 

Anche i Vescovi indiani sono intervenuti. L’arcivescovo Prakash Mallavarapu, presidente della Commissione sanitaria della Conferenza episcopale indiana, ha denunciato a Fides: «Si può affermare che la causa principale di questa tragica situazione sia la compiacenza del governo e l’incoscienza pubblica. La negligenza sta mettendo a dura prova tutti mentre il paese sta combattendo un aumento record dei contagi». L’India, infatti, ha esportato i suoi oltre 60 milioni di vaccini anti Covid in 84 Paesi mentre i centri di vaccinazione del Paese registrano carenza di vaccini. «Vi è stato certamente un grande errore di valutazione da parte del governo e del pubblico in generale: si è prestata scarsa attenzione alle norme sul distanziamento sociale mentre la macchina statale ha ignorato l’applicazione delle norme – ha detto monsignor Mallavarapu -. La maggior parte delle persone in India sono povere e il governo doveva tenerne conto. All’inizio ci si è limitati a stabilire un confinamento indefinito, come hanno fatto, ad esempio, le nazioni europee. Tuttavia l’isolamento prolungato ha reso miserabile la vita dei più poveri. Quindi successivamente si sono dovute allentare le norme per permettere alla gente di guadagnarsi da vivere. Ora siamo in piena, tragica emergenza nazionale».

Sorgente: Zaia: ‘Variante indiana anche in Veneto’ – La Stampa

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