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Nuovo governo. Di centrosinistra, giallo-rosso o giallo-verde, arcobaleno, millefiori o incolore: il Governo Draghi nasce e prospera in un mondo dove i colori non fanno differenza, nella notte dove tutti i gatti sono grigi

Filippo Barbera

L’appello di Mattarella “a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché conferiscano la fiducia a un Governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica» è stato interpretato come un richiamo all’indifferenza politico-cromatica della maggioranza parlamentare che deve concedere la fiducia all’esecutivo.

Di centrosinistra, giallo-rosso o giallo-verde, arcobaleno, millefiori o incolore: il Governo Draghi nasce e prospera in un mondo dove i colori non fanno differenza, nella notte dove tutti i gatti sono grigi. Dove il Partito Democratico, Forza Italia e la Lega staranno dalla stessa parte. Ne ha scritto anche Alberto Leiss su questo giornale il 9 Febbraio https://ilmanifesto.it/ma-dove-e-finita-la-politica/. Ma è davvero questo il significato del richiamo di Mattarella?

Il Presidente della Repubblica è uomo di studi e dottrina: è stato giudice Costituzionale, docente di diritto costituzionale e di diritto parlamentare, tre volte Ministro della Repubblica. Il ricorso alla locuzione “formula politica” non è causale. Sergio Mattarella soppesa con il bilancino ogni parola, a maggior ragione in un’occasione così solenne.

Una “formula politica”, secondo la definizione di Gaetano Mosca – uno dei padri fondatori dell’elitismo, anche lui palermitano e docente presso l’Università siciliana, come Sergio Mattarella – indica la dottrina o le credenze che forniscono una base morale al potere della classe dirigente. Nella “Teoria della classi politiche” Mosca sostiene che alla modifica della “formula politica” – quindi del consenso – segue una modifica dell’organizzazione della classe politica.

Il sistema politico si basa su un consenso di fondo e il suo cambiamento richiede una diversa “formula politica”, che è appunto la fonte morale del consenso. L’indicazione di Mattarella era quindi molto precisa: non tanto l’indifferenza politico-cromatica, ma l’indipendenza del Governo Draghi dal consenso e dalle sue basi morali. Non quindi un governo tecnico (Mattarella non utilizza mai questo termine, così come non richiama mai il concetto di “governo istituzionale”), ma un Governo politico non basato sul consenso. Un ossimoro democratico. Il cui effetto sui partiti è stato… il consenso. Immediato, senza pudore e memoria.

Totalizzante, senza se e senza ma. Non solo nei partiti e nei loro leader, pronti a rimangiarsi dichiarazioni anti-euro e pro flat-tax. Svelti a tacitare le opposizioni interne, sdraiati dinanzi alla figura del salvatore e disponibili a sostenere un Governo con i nemici giurati. Ma anche nell’elettorato, finalmente sollevato dinanzi alla possibilità di godere di un Governo sostenuto da un’ampia maggioranza, senza per questo dover subire una sfibrante campagna elettorale. Un elettorato libero dall’obbligo di credere a proclami che non si realizzeranno mai e, finalmente, non destinato alla delusione perché privo di un patto elettorale costruito su false promesse.

Il Governo Draghi nasce nell’assenza del consenso come vincolo politico tra eletti ed elettori, nel vuoto della “formula politica”, che genera il suo opposto: l’apparente “pieno” del consenso. È questa la surreale situazione che il Paese sta vivendo. Degna del realismo magico di Jorge Louis Borges. Un paese e la sua classe politica prostrati nell’attesa messianica di un Recovery Plan e di un vaccino che riportino le lancette indietro, prima che la pandemia irrompesse nella quotidianità. Ma qui è il punto. Le scelte del Governo nato dall’assenza della “formula politica” saranno dolorose e selettive.

I fondi promessi, se arriveranno, non saranno sufficienti a coprire che una parte delle esigenze e dei bisogni che si sono creati in questi lunghi mesi. La lotta contro il virus sarà lunga e costellata di passi falsi, sorprese e imprevisti. Allora il consenso nato per magia, sparirà nello spazio di un mattino. Le destre torneranno agli schemi originari, l’antieuropeismo, l’antielitismo e il nativismo identitario.

La paura, la rabbia e il risentimento riprenderanno vigore e forza. A favore di chi è rimasto alla finestra, aspettando il momento propizio per tornare a reclamare un Governo basato su una “formula politica”. Se il tempo che ci separa dalle prossime elezioni non sarà utilizzato dalle forze di centro-sinistra per ricostruire le basi sociali del consenso popolare, per ripensare l’organizzazione dei partiti, per intercettare nuove forme di mobilitazione e selezione della classe dirigente, per disegnare un nuovo radicamento della politica nella vita quotidiana, l’esito sarà drammatico.

Se, durante il Governo Draghi, non si troverà la forza di muovere nell’unica direzione possibile – la riapertura degli spazi democratici – il Paese si sposterà massicciamente a destra. E questa classe politica sarà ricordata come quella che – abbagliata dal mito della competenza – si è incamminata a testa bassa lungo la strada dell’ignavia.

 

Sorgente: Un governo senza colore politico, è la politica senza il consenso | il manifesto

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