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Così è stata sabotata l’iniziativa “Lo zaino della memoria” promossa da Raffaele Mantegazza, docente di pedagogia all’Università Bicocca

E “Lo zaino della memoria” diventò lo zaino degli insulti. Insulti antisemiti, bestemmie, provocazioni; il tutto condito da musica sparata ad alto volume. Insomma: il solito pacchetto di disturbo preparato dai nazi-hacker. Ormai sta diventando una tristissima consuetudine: e più passano i giorni e più i casi si moltiplicano in un perfetto effetto emulazione. Questa mattina gli squadristi dello zoombombing si sono materializzati a Cinisello Balsamo. Un indirizzo solo virtuale, ovviamente. Gli studenti delle scuole medie e superiori erano online per seguire un ciclo di incontri (cinque ore) dedicato al tema della Shoah, della memoria e dell’antisemitismo. Un’iniziativa promossa e animata da Raffaele Mantegazza, docente di pedagogia all’Università Bicocca. Dopo le prime due sessioni – con gruppi di alunni delle scuole medie -, la terza – con le classi superiori -, viene sospesa a causa di una violenta azione di hackeraggio.

 

 

 

“Appena ho visto comparire sul monitor il logo con cui si era registrato un utente mi sono subito insospettito” – racconta Mantegazza. Il logo era la faccia di Hitler. Da lì in poi è stato “un crescendo” – continua il docente. “Hanno iniziato a bestemmiare a insultare a gridare ebrei ebrei ebrei… Le voci andavano e venivano. Ma quello che si è capito chiaramente è che erano tanti e, soprattutto, abbiamo capito che era un’azione partita dall’interno. Cioè da qualcuno delle classi interessate”. Quando i disturbatori irrompono nella videoconferenza Mantegazza e gli studenti, per provare a sottrarsi al fuoco incrociato degli hacker, provano a cambiare piattaforma: da Zoom passano a Google Meet. “Non c’è stato niente da fare: ci inseguivano. Non smettevano di gridare e insultare. Era un piano organizzato e l’obbiettivo era impedirci di fare l’iniziativa: e così è stato”.

 

 

 

Nei giorni scorsi le cronache avevano raccontato altri episodi simili: uno su tutti quello della storica e scrittrice Lia Tagliacozzo, famiglia ebraica romana, che durante la presentazione del suo romanzo familiare “La generazione del deserto” è stata presa di mira da nazi-hacker. L’Osservatorio interforze contro i reati d’odio (Oscad) ha certificato un’impennata, negli ultimi sei mesi, dei casi di zoombombing. “Chi compie reati online si è chiaramente adeguato alla modalità da remoto imposta dai lockdown – spiega il direttore Vittorio Rizzi, numero due della polizia di Stato -. Protetti dall’anonimato, gli hacker che mettono a segno intromissioni durante videoconferenze sanno di rischiare pochissimo e di ottenere un effetto immediato”.

 

 

 

Sorgente: Interrotto il dibattito sulla Shoah: tra gli studenti collegati irrompono i nazi-hacker – la Repubblica

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