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Tra i nodi il ruolo del Guardasigilli e il dicastero dell’Economia. Industriali con Gualtieri. Bonomi: per il bene dell’Italia deve restare

di Alessandro Trocino

Prima i temi, ripetono tutti. Ma è un rito verbale logoro perché le idee camminano sulle gambe delle persone e i nomi, le poltrone, sono decisivi per raggiungere la quadra. In queste ore, dunque, l’analisi dei temi si intreccia con l’«assetto» del governo.

Il primo ruolo da assegnare è quello del premier. L’ipotesi che prevale è quella di un Conte ter (l’alternativa sarebbe un governo istituzionale, con la suggestione di Mario Draghi non premier ma superministro dell’Economia). La poltrona decisiva è proprio quella del Mef. Matteo Renzi, nelle consultazioni con Roberto Fico, avrebbe chiesto almeno due ministeri, indicando quattro ipotesi: Economia, Istruzione, Infrastrutture e Lavoro.

 

Roberto Gualtieri è considerato da una parte del Pd (e da Italia viva) troppo contiano. Il Quirinale vorrebbe assicurare continuità in alcuni settori chiave. E non è un caso che all’epoca Giovanni Tria non sia stato indicato dai partiti. Ma sostituire Gualtieri — magari candidandolo a sindaco di Roma —, è difficile. Candidati politici all’altezza non se ne vedono, mentre sui tecnici (Draghi a parte), circolano l’ipotesi di Fabio Panetta, ex direttore generale della Banca d’Italia, oggi nel Comitato esecutivo della Bce (un nome che potrebbe mettere d’accordo tutti) e quello di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate. Colpisce, però, l’endorsement pieno arrivato a Gualtieri dal numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi: «Per il bene del Paese alcune persone devono restare e faccio riferimento al ministro dell’Economia. Se abbiamo il Recovery fund è merito suo».

Gli altri due ministeri sotto il tiro dei renziani sono l’Istruzione, della «contiana» Lucia Azzolina, e quello della Giustizia. L’annunciata relazione del ministro Alfonso Bonafede (poi non votata per le dimissioni di Conte) è stata la scintilla della crisi. Il Guardasigilli, e il suo giustizialismo estremo, non sono graditi al Pd e a parte del Movimento. Bonafede potrebbe essere dirottato e diventare capogruppo M5S: tra i sostituti possibili ci sono Sabino Cassese, il procuratore di Milano Francesco Greco (che però è titolare di un’inchiesta sulla Lega), l’ex presidente della Consulta Marta Cartabia e Andrea Orlando. Ma il nome più forte pare essere quello di Paola Severino, che fu già Guardasigilli nel governo Monti. Piazzare un tecnico sarebbe un modo per depoliticizzare un ministero caldo, un po’ come avvenne con Luciana Lamorgese dopo il contestato mandato di Matteo Salvini all’Interno.

Iv vorrebbe per Maria Elena Boschi le Infrastrutture, che sarebbero spacchettate dai Trasporti (qui favoriti sono il Pd Graziano Delrio e l’M5S Stefano Buffagni). Boschi è data addirittura all’Economia (voce poco fondata) o potrebbe andare alla Difesa, dove darebbe il cambio a Lorenzo Guerini, che passerebbe all’Interno. Più difficile che la dem Roberta Pinotti, come si dice, approdi alla Difesa, perché l’accoppiata con Interno per il Pd sarebbe eccessiva. Se sulla Boschi reggesse il veto di M5S, salterebbe l’incastro e al Viminale potrebbe andare il renziano Ettore Rosato. Matteo Renzi, invece , non ha intenzione di entrare.

Il Pd, invece, vuole entrarci con più peso. Quasi sicuro l’arrivo di Orlando. Potrebbe essere vicepremier, Guardasigilli o sottosegretario con delega al Recovery. Un altro ingresso di peso potrebbe essere quello di Goffredo Bettini, come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

I 5 Stelle perderebbero, oltre a Bonafede, anche Nunzia Catalfo al Lavoro. Dicastero che non finirebbe a un renziano, vista l’offensiva sul reddito di cittadinanza: potrebbe arrivare invece il dem Andrea Marcucci o, se fosse considerato troppo filo renziano, Debora Serracchiani. Asserragliata all’Istruzione Lucia Azzolina, con la dem Anna Ascani che preme. Stefano Patuanelli potrebbe prendere il posto di Riccardo Fraccaro come sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Mentre continua l’insistenza del Movimento per piazzare Giancarlo Cancelleri come ministro del Sud al posto di Giuseppe Provenzano. Se Alessandro Di Battista recedesse dall’intransigenza anti-renziana, potrebbe avere l’Innovazione o l’Ambiente. Infine, gli Europeisti: avrebbero diritto a un ministero. Il più accreditato è Bruno Tabacci, alla Famiglia.

Sorgente: Crisi di governo, il totoministri: Maria Elena Boschi e Delrio- Corriere.it

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