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Non sono eroi di guerra, sono otto ragazzi che ogni mattina si recavano al lavoro. Quel lavoro che è principio e fondamento della nostra Repubblica ha tolto loro la vita. Solo uno è sopravvissuto fra indicibili sofferenze.

A tredici anni dalla tragedia la situazione legata alle c.d. morti bianche non è assolutamente cambiata. Scorrendo i dati sul sito dell’INAIL si può constatare che relativamente ai primi 7 mesi del 2020 si sono registrate 719 vittime riconducibili ad incidenti sui luoghi di lavoro, il 19.5% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Le condizioni nelle quali si lavora abitualmente sono rimaste le stesse anzi, spesso, risultano peggiorate. La corsa alla competizione anche tra i lavoratori e l’aumento della precarietà (esasperata da bassi salari, ricatto occupazionale abitualmente usato per diminuire i costi, aumento dei ritmi di lavoro e della conseguente alienazione, progressivo invecchiamento di lavoratrici e lavoratori che non possono andare in pensione …) hanno determinato le situazioni di insicurezza e incuria per le quali ogni giorno si muore.

Non possiamo più tollerare tutto questo. Occorre un nuovo paradigma, dobbiamo lavorare per vivere non vivere per lavorare.

La sicurezza sui luoghi di lavoro è data da moltissimi fattori, in primis dal rispetto delle normative e dei protocolli ma è strettamente legata anche ai ritmi della produzione, allo stress psicofisico al quale sono sottoposti i lavoratori, alla competizione crescente figlia di un neoliberismo che pone al centro del suo sistema esclusivamente il profitto.

La vita umana, il benessere dei lavoratori sono esclusivamente funzionali all’ incremento della produttività. Ci hanno reso tutti schiavi di un sistema basato sul successo individuale, sul becero consumismo di beni e servizi, del concetto egoistico che tutto ha un prezzo.

La politica ha il dovere di ribaltare tutto questo, rovesciando stereotipi figli di un sistema economico completamente sbagliato che ha fallito miserabilmente tutte le sfide alle quali è stato chiamato rispondere.

La vita è un qualcosa di sacro, il diritto delle persone di viverla dignitosamente ed in sicurezza non può essere messo in discussione in alcun modo.

Lavorare meno, lavorare tutti. Garantire un salario minimo universale, migliorare le condizioni di vita nei luoghi di lavoro, comprendere che la competizione non è altro che uno stratagemma creato dai soggetti economici per accrescere i propri profitti sulle spalle dei lavoratori.

Non si deve morire di lavoro, non più!

 

Sorgente: Lavorare per vivere. Non vivere (né morire) per lavorare – Immagina

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