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Riccardo Noury

Portavoce di Amnesty International Italia

Si potrebbe chiamare “effetto collaterale” del conflitto che va avanti da oltre cinque anni tra gli huthi, il gruppo armato yemenita, e la coalizione militare saudita-emiratina.

Ma quell’espressione, anche in questo caso, non rende l’idea dell’inferno che hanno trascorso e stanno trascorrendo migliaia di famiglie di migranti etiopi, espulse dagli huthi a partire da marzo con lo scoppio della pandemia da Covid-19 e finite, non appena varcato il confine, nelle carceri saudite.

Le testimonianze raccolte da Amnesty International, attraverso 12 interviste condotte tramite una app di messaggistica tra il 24 giugno e il 31 luglio di quest’anno, sono raccapriccianti: donne incinte (spesso a seguito di violenza sessuale subita in Yemen), neo-mamme e loro piccoli tutti ammassati in celle squallide e sovraffollate, detenuti incatenati l’uno all’altro e costretti a fare i loro bisogni sul pavimento, assenza di cure mediche per quelli che sono stati feriti dal fuoco incrociato lungo il confine.

 

Sorgente: Yemen, l’inferno dei migranti etiopi nelle prigioni saudite – Il Fatto Quotidiano

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