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Il governo americano, per cercare di attenuare la rabbia islamica nel mondo, sta per ‘sanzionare’ un intero battaglione dell’esercito israeliano, i cui comportamenti nei confronti dei palestinesi vengono giudicati deplorevoli. La clamorosa notizia è stata anticipata nell’edizione domenicale di Haaretz.

 

The Netzah Yehuda battalion was formed in 1999 with the aim of creating a unit which would allow ultra-othodox Israelis to take a role in the military.

Battaglione Netzah Jehuda

Nel mirino della Casa Bianca ci sarebbe il battaglione Netzah Jehuda, composto in gran parte da ultra-ortodossi, che prima era di stanza in Cisgiordania e ora è a Gaza. Secondo Yaniv Kubovich, di Haaretz, «il battaglione ha una lunga storia di cattivo comportamento ed è guidato da un’ideologia imbevuta dalle teorie del movimento dei coloni». La rivelazione, data in flash da Walla News, ha fatto andare su tutte le furie il governo israeliano, guastando la giornata di Netanyahu. Il premier, infatti, stava già assaporando le informazioni che arrivavano da Oltreatlantico, riguardanti i nuovi e cospicui aiuti finanziari per Israele, disposti dal Congresso degli Stati Uniti.

Netanyahu ha attaccato a testa bassa (senza nominarlo) Biden, dicendo che l’eventuale decisione di sanzionare un’unità dell’esercito israeliano «è assurda e immorale. Perché si tratta di truppe che combattono solo il terrorismo».

Niente aiuti ai reparti dei coloni fascisti

La ritorsione statunitense non è legata solo alla guerra di Gaza, ma riguarda anche tutto il periodo precedente al 7 ottobre. E si riferisce al trattamento riservato ai palestinesi in determinati eventi, in certe aree e da talune forze di sicurezza israeliane. Ecco ciò che riporta Haaretz: «Un recente rapporto di ProPublica, ha rivelato che una commissione del Dipartimento di Stato ha raccomandato a Blinken di squalificare diverse unità militari e di polizia israeliane dal ricevere aiuti dagli Stati Uniti. E ciò dopo avere esaminato accuse specifiche. La maggior parte degli incidenti in questione sono avvenuti prima del 7 ottobre».

Cisgiordania nervo scoperto

A questo punto, occorre spiegare perché la Cisgiordania era già diventata un nervo scoperto per Biden, prima degli ultimi tumulti. Gli Usa stavano già indagando sul battaglione israeliano ‘incriminato’, perché alcuni dei suoi soldati avevano causato la morte di un anziano (e inoffensivo) palestinese, che aveva anche la cittadinanza americana. Lo avevano arrestato, legato e scaraventato a terra senza motivo, lasciandolo agonizzante a morire al freddo. La morte del povero ottantenne, Omar As’ad, si è rivelata un vero boomerang per Israele. Questa volta a morire era un americano. Così, si sono accesi i riflettori sulla Cisgiordania e sulle maniere spicce del battaglione Netzah Jehuda.

Complici governativi

Nonostante ciò, le autorità di Tel Aviv hanno minimizzato, evitando di processare gli autori del crimine e sottoponendoli solo a sanzioni disciplinari. Cosa che ha aumentato l’irritazione di Blinken. Per cui, ora che è passato alla Camera Usa il discusso finanziamento di 26 miliardi destinati a Israele, a Washington stanno pensando di ‘bilanciare’, cercando di dare un alt all’estremismo ebraico. «Conseguenza della decisione -spiega Haaretz- è che l’equipaggiamento militare statunitense venduto a Israele, non potrà essere dato al battaglione o qualsiasi altra unità su cui saranno imposte sanzioni simili. Inoltre, i comandanti e i soldati del battaglione non potranno prendere parte alle esercitazioni congiunte con l’esercito americano».

Poi, la ‘Legge Leahy’

Blinken, poi, ha fatto una dichiarazione che è sembrata una ulteriore minaccia: ‘da valutare’ l’effettiva posizione delle forze armate e di sicurezza israeliane, rispetto alla cosiddetta «Legge Leahy». Cioè se la cessione di armi e munizioni americane e la loro successiva utilizzazione siano state fatte in conformità alle regole sui diritti umani. Anche se poi lo stesso Segretario di Stato dovrebbe spiegare -sulla base della stessa legge-, la ‘ratio’ dei 26 miliardi ottenuti da Biden per Israele.

Reazioni israeliane

Naturalmente, la ventilata sanzione della Casa Bianca contro l’IDF ha già incontrato le prime stizzite reazioni da parte israeliana. Netanyahu, citato dal Jerusalem Post, sostiene che «la decisione è assurda, e di basso livello morale, perché presa contro soldati e combattono il terrorismo». Stesse posizioni, anche se con accenti diversi, hanno manifestato altri due componenti del Gabinetto di guerra, Benny Gantz e Gadi Eisenkot. In particolare, quest’ultimo ha voluto ribadire che qualsiasi tipo di critica sui protocolli operativi delle forze armate dev’essere rivolta, in primo luogo, alla sfera politica e agli Alti comandi e non alle singole unità sul campo.

Responsabilità sempre politiche

Anche il premier-ombra, Yair Lapid ha criticato l’eventuale sanzione, ma ha aggiunto che proprio quanto accaduto dimostra la necessitò che Israele cambi il suo approccio nei Territori occupati. Scrive il Jerusalem Post: «La fonte del problema non è a livello militare ma è a livello politico -dice Lapid- perché il mondo capisce e sa che il Ministro Ben-Gvir non vuole che la polizia faccia rispettare la legge in Cisgiordania. E sa che il Ministro Smotrich non è contrario al terrorismo e alle rivolte dei coloni».

Certo, tornando alla possibile decisione della Casa Bianca, sembra quasi uno scherzo del destino: ciò che non è riuscito a 34 mila morti di Gaza, forse sta riuscendo a un povero palestinese della Cisgiordania. Cioè, far sanzionare un esercito, temuto e spietato quanto vuoi, ma che di fronte a un passaporto americano, deve suonare pure lui la ritirata.

Sorgente: Sanzioni Usa ad un intero battaglione israeliano di ultraortodossi e coloni –


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