Domenica addio ai decreti Salvini, ma dai 5S parte la fronda: “No al ritorno della protezione umanitaria” | Rep

Il testo di Lamorgese in Consiglio dei ministri dopo l’accordo tra i partiti. Ma un pezzo dei Cinquestelle non vuole che sia ripristinato per molti richiedenti asilo il diritto a restare in Italia. Dai dem accuse a Di Maio. Il ministro: “Non c’entro”di ANNALISA CUZZOCREA
Si terrà domenica il Consiglio dei ministri in cui il governo giallo-rosso cambierà i decreti sicurezza firmati Matteo Salvini. Ma non sono passate 24 ore, da quando i capi delegazione della maggioranza lo hanno deciso, che già tutto torna in discussione. Una parte del Movimento 5 stelle – denuncia il Pd – vuole fare nuovi cambiamenti al testo preparato dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese insieme ad esponenti di tutti i partiti di governo. E non cambiamenti da poco. Nell’ultima bozza, datata 24 settembre, c’è il ripristino della “protezione umanitaria”: fattispecie grazie alla quale molti richiedenti asilo vedevano riconosciuto il loro diritto a restare nel nostro Paese. Ed è proprio quella parte, che alcuni 5 stelle vorrebbero cancellare.
Un pezzo di Pd accusa Luigi Di Maio di essere il mandante di una fronda che aveva visto uscire allo scoperto, nelle ultime settimane, soprattutto il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia. Ma il ministro degli Esteri giura di non aver ancora visto il testo, di essersene tenuto alla larga e di non c’entrare nulla con chi pretende che adesso, fuori tempo massimo, sia cambiato. Nonostante sia stato lui l’ultima volta, in piena estate, a sollevare un “allarme Tunisia” che aveva portato all’ennesimo rinvio.
Stavolta, Pd, Leu e Italia Viva sembrano compatti nel ritenere “irricevibili” le nuove richieste dei 5 stelle. Alle riunioni preparatorie ha preso parte prima il capo politico M5S Vito Crimi, poi – su sua delega – il presidente della commissione Affari Costituzionali Giuseppe Brescia. Che tra l’altro, nelle ultime ore, aveva rilasciato dichiarazioni allarmanti per chi tiene alla cancellazione delle norme volute da Matteo Salvini. Firmando un’interrogazione al ministero dell’Interno che chiede “maggiore trasparenza sul sistema di accoglienza prima dell’approvazione del decreto legge sull’immigrazione”.
Frenate, insomma, non nuove. Nonostante siano passati 390 giorni dalla nascita del governo che proprio sul tema immigrazione aveva promesso “discontinuità”. Il testo su cui c’è l’accordo in realtà cambia molte cose: torna la protezione umanitaria e tornano gli “Sprar”, che però si chiameranno “sistema di accoglienza e immigrazione”, “Sai”, con l’idea originaria di piccoli centri gestiti dai comuni. Restano i cpr, i centri per il rimpatrio, ma il tempo di permanenza al loro interno torna di 90 giorni (i decreti Salvini lo avevano fatto arrivare a 180). Non ci saranno più sanzioni amministrative per le Ong che salvano vite in mare, anche se – dal punto di vista penale – resta la sanzione per una nave che viola le acque territoriali (nel vecchio codice era di 516 euro, adesso può arrivare da 10mila a 50mila). Ma c’è un accorgimento: se una nave che fa soccorso in mare avvisa le autorità competenti e il proprio Paese di bandiera, non rientra nella tipologia di reato. Scompare, invece, il sequestro amministrativo delle navi, una norma che erano stati i 5 stelle a inserire nei dl sicurezza del primo governo Conte. E che avevano a lungo rivendicato. Tutto questo sarà all’esame del Consiglio dei ministri di domenica, a meno che la fronda 5 stelle non trovi una sponda all’interno del governo. “Stavolta deve andare in porto. E’ già una mediazione, che io ritengo accettabile, anche se noi chiedevamo la cancellazione – dice il deputato pd Matteo Orfini – ma è frutto di un lavoro lungo che a questo punto bisogna chiudere. Ha perfettamente ragione Nicola Zingaretti a porla come priorità assoluta”. Così, i dem sono convinti – stavolta – di farcela. Ma pensano anche che questo possa essere un terreno di scambio che i 5 stelle vogliono usare: magari cedere sui decreti sicurezza, per averla vinta sul No al Mes: il fondo salva-Stati che potrebbe prestare 36 miliardi alla nostra sanità, ma di cui il Movimento non si fida.